Una settimana di lavoro di 4 giorni e 36 ore. E’ a proposta messa sul tavolo da Intesa Sanpaolo, prima banca in Italia con 96mila dipendenti, nell’ambito delle trattative con i sindacati sulla flessibilità del lavoro. Ma proprio i sindacati non sembrano aver accolto con favore la proposta che accorcia di un’ora e mezza l’orario settimanale – il contrato attuale prevede 37,5 ore su 5 giorni – lasciando invariato lo stipendio mensile.
La proposta della settimana corta
La proposta della settimana corta è stata lanciata dalla banca ha lanciato nelle trattative con i sindacati – Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Unisin – nell’ambito più generale del dibattito che concerne la riorganizzazione e la flessibilità del lavoro ed include anche lo smart working.
La proposta prevede appunto la riduzione dell’orario a 36 ore, a parità di stipendio, su 4 giorni alla settimana anziché 5 giorni, dunque per un totale di 9 ore al giorno. Una proposta in linea con quanto stabilito dal contratto dei bancari, che contempla anche la settimana corta di 4 giorni (a 36 ore) così come quella lunga di 6 giorni (36 ore).
Il giorno “libero” sarà facoltativo e potrebbe tendenzialmente essere scelto dai dipendenti, d’intesa con il responsabile, compatibilmente con le esigenze di organizzazione dei turni e delle altre esigenze tecniche.
La risposta dei sindacati è “ni”
La proposta di modifica del contratto di lavoro da parte di Intesa è stata accolta freddamente dai sindacati, poiché presenta indubbi vantaggi e svantaggi.
Fra i vantaggi la possibilità di godere di un giorno libero a settimana ed una riduzione netta dell’orario di lavoro di un’ora e mezza a 36 ore settimanali rispetto alle attuali 37,5 ore.
Fra i lati negativi, le sigle sindacali mettono in luce l’effetto divisivo della proposta, che non riguarderebbe tutti i dipendenti, ma solo quelli che lavorano negli uffici. Una separazione che sembra ingiustificata e che determina una disparità di trattamento fra gli impiegati della rete di filiali e quelli degli uffici centrali (governance).
In più i sindacati chiedono alla banca di disciplinare anche lo smart working, non solo i tempi di lavoro e disconnessione, ma anche questioni più economiche come i buoni pasto, da pagare anche nelle giornate di lavoro a casa, ed un contributo aggiuntivo per i costi di connessione, energia e postazione di lavoro.
L’Italia si allinea al trend in Ue
Di settimana corta di parla da tempo, anche nei dibattiti politici, ma l’argomento non ha mai avuto presa nelle trattative sindacali. Quindi quello di Intesa sarebbe un importante precedente, che coinvolge non pochi lavoratori.
Per sostenere la proposta della settimana di 4 giorni è nato in Regno Unito anche un movimento denominato “4 day week global“, molto seguito in Spagna, Stati uniti, Australia e Nuova Zelanda. In Italia ha fatto poca presa in ambito politico, ne ha parlato giusto il Movimento 5 Stelle e senza troppa convinzione.
In Europa, l’Olanda detiene lo scettro della settimana corta (29 ore su 4 giorni), ma l’orario di lavoro è corto anche in altri mercati nordici come la Danimarca, la Norvegia e l’Irlanda.