Euronics Nova chiude in Lombardia, coinvolti più di 200 dipendenti: cosa sta succedendo

La crisi di Euronics Nova continua; dopo le chiusure nel Lazio, adesso anche in Lombardia le serrande si sono abbassate su diversi punti vendita

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Euronics Nova continua a far preoccupare. Dopo le chiusure nel Lazio, che hanno coinvolto circa 600 dipendenti, adesso anche a Milano e in tutta la Lombardia si stanno registrando chiusure dei negozi, in questo caso coinvolgendo 200 lavoratori. Una situazione che sta facendo allarmare anche il mondo dei sindacati e della politica, che chiedono risposte su questi licenziamenti a catena.

Le chiusure in Lombardia

Dopo i casi del Lazio, ora le chiusure arrivano anche in Lombardia. Da ieri il punto vendita Euronics di Broni ha chiuso; la Binova srl, società che gestisce quattro negozi del marchio in Lombardia, incluso quello di Broni, aveva comunicato durante un incontro con i sindacati lo scorso martedì che il negozio bronese avrebbe chiuso entro la fine del mese. Tuttavia, le saracinesche erano già abbassate ieri mattina.

Non ci sono stati licenziamenti, ma un ricollocamento ad un altro punto vendita, quello di Vimodrone, un comune di 16mila abitanti nell’hinterland nordest di Milano. Come segnalano però le associazioni sindacali, il trasferimento comporta un viaggio di 62 chilometri dal punto vendita di Broni; è probabile quindi che alcuni di questi dipendenti non accetteranno il trasferimento.

In Lombardia oggi rimangono sei negozi Euronics gestiti dai gruppi Nova, Binova e Kuss, tutte aziende a marchio Euronics. E recentemente sono stati chiusi i punti vendita Euronics di San Giuliano Milanese (Milano), Vimercate (Monza), Lonato del Garda (Brescia) e San Vittore Olona (Milano), coinvolgendo oltre 200 dipendenti. Chiusi anche quelli di Sesto San Giovanni, Seregno (Monza), Cesano Boscone (Monza), oltre a quello ultimo di Broni. E secondo MilanoToday, che ha intervistato due dipendenti di alcuni punti vendita milanesi, tutti i negozi in realtà stanno per chiudere e sarebbe solo una questione di giorni.

Questi lavoratori sono stati assunti con contratto di tipo Cisal, e per questo motivo i tentativi dei sindacati di negoziare con l’azienda vengono costantemente respinti, poiché non vengono considerati rappresentativi.

Il caso del Lazio: a rischio 600 posti di lavoro

Le prime notizie dei licenziamenti sono arrivate qualche settimana fa, quando nel Lazio era scattato uno sciopero tra i lavoratori delle aziende a marchio Euronics nel Lazio, dove sono a rischio 600 posti di lavoro. Fabrizio Pilotti, rappresentante sindacale della Filcams Cgil, ha spiegato che “sono circa 600 solo nel Lazio le lavoratrici ed i lavoratori del gruppo Euronics che rischiano di perdere il posto di lavoro”, precisando che “400 sono occupati direttamente nei punti vendita, altri 200 sono nelle società del gruppo”.

Il tema dei licenziamenti nelle aziende che operano sotto il marchio Euronics è arrivato anche in Parlamento. “La risposta del governo alla mia interrogazione sulle iniziative per scongiurare la chiusura dei punti vendita Euronics nel Lazio e a garantirne la salvaguardia dei posti di lavoro è stata gravemente insufficiente ed evasiva – afferma Aboubakar Soumahoro, membro della Commissione lavoro della Camera – Parliamo del destino di quasi 500 dipendenti per la società Nova Spa della rete Euronics, oggi a rischio licenziamento”.

Euronics che intanto ha preso le distanze da eventuali decisioni di licenziamenti collettivi. In una nota scrivono: “Si precisa che tali licenziamenti nulla hanno a che fare con Euronics Italia Spa, ma sono bensì riconducibili a Nova Spa, Kus Srl e Binova Srl, aziende licenziatarie del marchio Euronics e gestori indipendenti dei punti vendita in questione. Le aziende che in Italia utilizzano il marchio Euronics in forza di un contratto di franchising operano pertanto in totale autonomia“.