Divieto di lavoro nelle ore calde in 9 regioni fino al 31 agosto: emanate le ordinanze

Oltre alla cassa integrazione per il caldo imposta dalla normativa, le ordinanze di diverse Regioni impongono lo stop ai cantieri e alle attività a rischio in caso di rischio "alto"

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il divieto di lavoro nelle ore calde, a salvaguardia della salute soprattutto di chi è impiegato in attività all’aria aperta, è una conquista di civiltà e di salute pubblica. Sono diverse le Regioni che hanno emanato ordinanze al fine di tutelare la salute dei lavoratori nel caso in cui la temperatura diventi troppo alta. Si tratta di Lombardia, Puglia, Lazio, Toscana, Molise, Abruzzo, Campania, Sicilia e Sardegna. Possibile che alla lista se ne aggiungano anche altre. I lavoratori a rischio devono astenersi dalle attività nella fascia 12:30-16:00 fino al 31 agosto con temperature oltre i 30 gradi.

Troppo caldo sul posto di lavoro: cosa dice la legge

La disciplina fondamentale è dettata dal Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (d. lgs. n. 81 del 2008), mentre negli anni successivi è stata l’Inps, tramite le sue comunicazioni, a fornire le indicazioni pratiche su come gestire la cassa integrazione dei lavoratori in caso la temperatura superi una certa soglia. Ma oltre a ciò, come detto, anche le Regioni hanno la facoltà di emanare ordinanze in materia.

Attenzione: le ordinanze regionali non saranno applicate a tutti i lavoratori, ma solo in caso di rischio climatico “alto”, segnalato dagli appositi bollettini, e relativamente a determinate categorie di prestatori d’opera. I bollettini climatici sono disponibili sul sito worklimate.it, con riferimento ai “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa”.

Per rischio “alto” si intende una temperatura all’ombra superiore ai 30 gradi e una condizione di umidità relativa superiore al 70%.

In generale, le varie Regioni hanno emanato ordinanze-fotocopia: ovunque si impone di astenersi dalle attività lavorative fino al 31 agosto, dalle 12:30 alle 16:00, in caso di lavorazioni che costringano all’esposizione prolungata al sole nel settore florovivaistico e nei cantieri edili. Alcune Regioni, però, hanno scelto di estendere il divieto anche ad altri ambiti lavorativi, utilizzando la generica dicitura di lavorazioni “affini” o specificando gli ambiti di applicazione:

  • settore agricolo (Abruzzo, Basilicata, Molise, Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna);
  • lavori usuranti in genere (Molise);
  • cave (Toscana).

Le sanzioni

La mancata osservanza degli obblighi derivanti dalle ordinanze dà vita alle sanzioni previste dall’articolo 650 del codice penale, se il fatto non costituisce reato più grave. I trasgressori, cioè, potranno essere sanzionati con l’arresto fino a 3 mesi o con l’ammenda fino a euro 206. In caso di reato più grave, cioè se l’inosservanza dovesse portare a eventuali danni alla salute dei lavoratori, scatterebbero sanzioni più pesanti.

I sindacati hanno accolto le ordinanze regionali con estrema soddisfazione.

Ordinanze anti-caldo più incisive dell’Inps

Il messaggio Inps n. 1856 del 2017 puntualizza che le lavorazioni devono essere sospese in caso di temperature superiori ai 35 gradi. “Al ricorrere delle fattispecie sopra evidenziate, pertanto, possono costituire evento che dà titolo al trattamento di integrazione salariale temperature percepite superiori a 35° seppur la temperatura reale è inferiore al predetto valore”, viene specificato.

Le ordinanze delle Regioni abbassano la soglia di sicurezza ai 30 gradi.

Anticipare i cantieri

Per salvaguardare la salute degli operai, i sindacati sono inoltre andati in pressing sui Comuni per chiedere che le lavorazioni nei cantieri edili possano essere anticipate per godere delle ore più fresche della mattina. Alcuni Comuni hanno manifestato aperture alla proposta, ma per lo più relativamente ai cantieri non rumorosi.

Anche le associazioni che rappresentano le realtà produttive chiedono di anticipare i cantieri, per compensare il lavoro perso nella fascia 12:30-16:00. “L’ordinanza rischia di paralizzare lavori privati, che per le imprese sono importanti quanto quelli legati alla pubblica utilità che, invece, sono esclusi dalle disposizioni”, ha scritto Giordano Cerofolini, presidente di Confartigianato Edilizia Toscana. Per l’associazione, “l’interruzione dei lavori dalle 12:30 alle 16 prevista dall’ordinanza dovrebbe anche prevedere la possibilità per le imprese di anticipare o posticipare gli orari di lavoro, per utilizzare le ore meno calde della giornata”.