Busta paga di 1 euro, lo stipendio di una prof azzerato dal Fisco

Rosaria Delle Monache, insegnante, ha ricevuto una busta paga di 1 euro. Conguagli fiscali e trattenute azzerano lo stipendio di molti precari della scuola

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 21 Febbraio 2025 16:58

Una professoressa precaria di Napoli ha ricevuto una busta paga di appena 1 euro per il mese di febbraio. La colpa è delle trattenute fiscali e dei conguagli previdenziali che hanno azzerato lo stipendio.

Com’è possibile sopravvivere con 1 euro di stipendio? Una domanda che si fa Uil Scuola che ha denunciato il fatto. Non è, purtroppo, l’unico caso. La condizione dei precari della scuola è spesso di difficoltà, tra salari inadeguati, conguagli fiscali imprevisti e ritardi nei pagamenti.

“Umiliati dallo Stato”: la storia di Rosaria Delle Monache

Un solo euro di stipendio. Uno solo. Per un intero mese di lavoro in una scuola media di Frattamaggiore, in provincia di Napoli. È quanto ha ricevuto Rosaria Delle Monache, insegnante di inglese precaria da 7 anni nelle scuole statali. “Non da un privato, ma dallo Stato, che ci umilia e mostra dispregio per il nostro lavoro”, ha dichiarato Rosaria in un’intervista.

La sua situazione è emblematica di un sistema che sembra accanirsi sui lavoratori precari, già costretti a convivere con stipendi bassi e incertezze continue. “Non sono l’unica. Altri colleghi hanno avuto la metà dello stipendio, altri solo un terzo. Molti si sono ritrovati con 1 euro a fine mese e la disperazione di dover portare avanti casa e famiglia”, ha raccontato.

Conguagli fiscali senza spiegazioni

Ma com’è possibile che una docente di inglese, vincitrice di un concorso nel 2020 (ma la cui graduatoria è stata congelata per fare posto ai vincitori dei concorsi Pnrr), si ritrovi con uno stipendio simbolico di 1 euro?

Secondo Rosaria, tutto è riconducibile ai conguagli fiscali applicati senza preavviso e senza possibilità di rateizzazione. “Sul cedolino si legge che si tratta di conguagli fiscali. Ma ho controllato i miei precedenti stipendi e non ho mai preso più del dovuto. Quale conguaglio c’è da fare?”, si domanda.

Questo è un interrogativo che riflette l’incredulità di molti precari della scuola, che si vedono tagliare lo stipendio senza una spiegazione chiara o la possibilità di difendersi. Il caso di Rosaria Delle Monache infatti non è isolato. In Italia, migliaia di docenti precari si trovano nella stessa situazione. Supplenti e personale Ata spesso ricevono lo stipendio in ritardo di 3-4 mesi, e quando arriva, è decurtato dalle trattenute fiscali.

Secondo un’indagine condotta dalla UIL Scuola, il 30% dei precari della scuola ha ricevuto lo stipendio con ritardi superiori ai 3 mesi. In molti casi, il salario viene completamente azzerato dai conguagli fiscali, soprattutto per i supplenti brevi e saltuari.

Precari e scuola

Il problema principale riguarda il sistema di pagamento centralizzato del ministero dell’Istruzione, che applica le trattenute fiscali in modo automatico e senza preavviso, lasciando spesso i lavoratori senza stipendio da un giorno all’altro. Al problema si aggiunge anche l’impossibilità di rateizzazione.

I più colpiti da questo sistema sono:

  • supplenti brevi e saltuari, che spesso ricevono pagamenti frammentati o in ritardo;
  • personale Ata (collaboratori scolastici e assistenti amministrativi), che subiscono conguagli fiscali elevati;
  • docenti neo-assunti con contratti a tempo determinato, i cui stipendi vengono azzerati dai conguagli delle imposte arretrate.

Ma il problema non è solo economico. La precarietà dello stipendio influisce anche sulla salute mentale e sulla qualità della vita dei docenti. Molti dichiarano di vivere in uno stato di ansia costante e di frustrazione, senza poter programmare il futuro.

Uil Scuola Campania ha denunciato:

La situazione di Rosaria Delle Monache e di migliaia di altri precari della scuola riflette una crisi più ampia che riguarda l’intero sistema educativo italiano, dove i lavoratori sono spesso vittime di un sistema fiscale e burocratico inadeguato.