POS, beffa sulle commissioni: cosa succede

Le commissioni per pagamento con Pos continuano a turbare i sonni dell'Esecutivo. Scaduto, senza accordo, il tavolo di trattativa fra Governo ed esercenti

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Si dovrà attendere ancora per l’accordo sui pagamenti Pos senza commissioni. Il taglio promesso dal governo Meloni entro il 31 marzo non è arrivato. Entro quella data era stato annunciato il raggiungimento di un accordo.

Pos, retromarcia del Governo

Il confronto è partito a inizio marzo al Ministero dell’Economia con lo scopo di produrre un piano finale partendo da un taglio dei costi per i pagamenti digitali fino a 10 euro, riducendoli poi fino a 30 euro. Ma marzo è finito e l’accordo non è stato trovato, si va dunque ai tempi di recupero.

Nella Finanziaria di fine dicembre 2022 era prevista l’introduzione di un contributo straordinario pari al 50% degli utili, al netto degli oneri fiscali, a carico dei prestatori dei servizi di pagamento e dei gestori di circuiti e schemi di pagamento.

Tale contributo era destinato a scattare qualora dal giorno 1 aprile 2023 non fosse entrata in vigore la riduzione, o l’azzeramento, delle commissioni sotto la soglia dei 30 euro.

Quello attuale è il secondo intoppo che il governo Meloni si trova ad affrontare sulla materia dei pagamenti digitali, dopo i balletti sull’azzeramento delle commissioni sotto i 60 euro e la revisione delle sanzioni, poi abrogata dietro pressione dell’Unione europea.

Mentre gli italiani dimostrano sempre più di apprezzare i pagamenti digitali, a complicare l’opera di mediazione del Governo anche il fatto che nel Bel Paese le offerte dei vari gestori di Pos presentano tariffe molto variabili e con differenti voci di costo.

Sanzioni poco probabili

Al momento appare poco probabile che a partire dal mese di aprile possano scattare sanzioni sotto forma di tassazione. In sintesi: la scadenza è stata bucata, ma non dovrebbe accadere nulla. Il motivo è che tale forma di tassazione prevista non può essere materialmente messa in atto poiché non sono stati previsti sistemi automatici per individuare e tenere traccia delle centinaia di migliaia di esercizi commerciali presso i quali sono state passate le transazioni sotto la soglia dei 30 euro. Né è pensabile tenere conto di quanti milioni di transazioni del genere siano state fatte.

Prima di parlare di sanzioni occorrerà dunque mettere in piedi un sistema di monitoraggio. Al momento è ipotizzabile un contributo volontario degli operatori, che potrebbero essere invitati a fornire i dati al ministero dell’Economia o a un soggetto delegato.

Pos, continua la mediazione fra governo e operatori

Come riporta il ‘Sole24Ore’, al momento più che di un tavolo fra Ministero e operatori si dovrebbe parlare di faccia a faccia, dal momento che vengono portati avanti contatti riservati e bilaterali al fine di persuadere gli interlocutori ad accettare una linea condivisa. Ma non è facile e la mediazione continua.

La questione è complicata dal fatto che i grandi operatori internazionali che coprono anche il mercato italiano non vogliono mettere in atto nel nostro Paese condizioni che potrebbero essere considerate sbilanciate rispetto a quelle messe in atto a livello mondiale. C’è anche da trovare una quadra fra tali attori internazionali e i più piccoli operatori italiani che lavorano sul territorio nazionale.