Il Governo sta negoziando con i sindacati il rinnovo dei contratti per militari e Forze dell’Ordine. L’aumento medio degli stipendi è di poco superiore ai 156 euro, con un massimo di oltre 163 euro per la Guardia di Finanza. Tuttavia, questi aumenti riguarderanno solo il periodo 2022-2024, lasciando scoperto il triennio 2025-2027.
Una discrepanza temporale che il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha cercato di attenuare in parte, versando a dicembre scorso un anticipo significativo sugli aumenti futuri. Questa scelta ha lasciato così sul tavolo solo una parte della cifra messa a bilancio: ciò significa che gli aumenti effettivi saranno inferiori.
A quanto ammontano gli aumenti
Dopo il rinnovo dei contratti per i lavoratori nel settore del turismo e i bancari, il Governo tratta per quello dei militari e delle Forze dell’ordine. Durante un incontro con i sindacati, il Governo ha presentato i conteggi ufficiali degli aumenti medi lordi mensili previsti per poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari, validi a partire dal primo gennaio del prossimo anno.
Per la Polizia di Stato, l’aumento medio mensile della parte fissa sarà di 153,79 euro. Per i carabinieri, l’aumento previsto è di 157,14 euro, mentre per la Guardia di Finanza l’importo sale a 163,39 euro lordi mensili. La Polizia penitenziaria avrà un aumento di 148,89 euro, mentre per lo “Stato maggiore della Difesa”, che include Marina, Aeronautica, Esercito e Guardia costiera, l’aumento sarà di 159,35 euro. La media complessiva degli aumenti è di poco superiore a 156 euro. Le cifre sono leggermente inferiori rispetto a quanto previsto, ma un fattore che potrebbe aver inciso sono le assunzioni straordinarie rispetto al normale turnover effettuate tra il 2022 e il 2024, pari a 17 mila unità. La somma stanziata rimane comunque di 1,5 milioni di euro, come stabilito nell’ultima Legge di Bilancio.
Come noto, questi aumenti coprono il periodo 2022-2024, lasciando scoperto il triennio 2025-2027. “È necessario che il Governo trovi risorse aggiuntive per la specificità nella prossima manovra, e che finanzi e avvii al più presto i negoziati per il contratto che coprirà gli anni dal 2025 al 2027”, ha dichiarato Giuseppe Tiani, segretario del Siap.
Non è una novità, anzi, è una costante: i rinnovi dei contratti pubblici sono generalmente conclusi dopo la loro scadenza. Quelli relativi al periodo 2019-2021 sono stati quasi tutti firmati tra l’anno scorso e quest’anno.
Le proteste dei sindacati
Per risolvere questa discrepanza temporale, alla fine dello scorso anno il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha deciso di anticipare gran parte delle risorse stanziate per il rinnovo dei contratti, versando in una sola volta (a dicembre) tutta la quota relativa al 2024. Questa sorta di maxi-acconto sui futuri aumenti ha però generato un effetto collaterale: ha lasciato sul tavolo della contrattazione solo una parte residua dei fondi.
Secondo le tabelle del Governo, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale, l’aumento medio mensile lordo sarà di 84,40 euro, variando dagli 80,82 euro per la Polizia Penitenziaria, agli oltre 88 euro per la Guardia di Finanza. “Le tabelle diffuse certificano ciò che sosteniamo da tempo: le risorse messe in campo sono insufficienti, addirittura inferiori rispetto all’ultimo contratto se parametrate al tasso di inflazione”, hanno protestato Pietro Colapietro, Segretario Generale Silp Cgil, e Florindo Oliverio, Segretario Nazionale Funzione Pubblica Cgil.
“Nonostante un aumento del costo della vita del 17% nel triennio 2022/2024, il Governo ha stanziato risorse pari al 5,78%, riservando un aumento dello stipendio poco superiore a quello ottenuto nel 2021 con il precedente contratto, quando l’inflazione era intorno al 5%”, hanno dichiarato i sindacati. Va riconosciuto, tuttavia, che nella scorsa Manovra sono stati stanziati complessivamente 8 miliardi di euro per i contratti pubblici su un totale di 24 miliardi, ovvero un terzo delle risorse disponibili. Non sorprende quindi che Zangrillo abbia più volte dichiarato che fare di più sarebbe stato impossibile.