Il 25 gennaio 287.704 famiglie hanno ricevuto la notizia tanto attesa: l’INPS ha ufficialmente accettato le loro domande per il nuovo Reddito, dando il via ai relativi pagamenti. Ma come ci sono le famiglie che sono state giudicate in regola per ricevere l’assegno di inclusione, molte altre non sono state accettate. Per la precisione, sono state 117.461 le domande per l’Assegno di inclusione non in regola, sulle 446.256 pervenute entro i primi giorni di gennaio e lavorate.
È quanto emerge dalla nota diffusa dall’ente previdenziale sui pagamenti che partono venerdì 26 gennaio. Delle 446.256 domande, di cui 418.527 con Pad sottoscritto, “117.461 – si legge – “sono state respinte per mancanza di requisiti. Tra le principali cause risultano: esito negativo sopra soglia su Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica), superamento delle soglie di reddito, omessa dichiarazione dell’attività lavorativa”.
Indice
I numeri
I pagamenti per l’Assegno di Inclusione che inizieranno venerdì 26 gennaio coinvolgeranno 287.704 nuclei familiari, come precisato dall’INPS. Delle domande elaborate, che sono state 446.256 (ricevute entro i primi giorni di gennaio), 418.527 hanno già il Patto di Attivazione Digitale (Pad) sottoscritto. Tuttavia, 12.222 domande richiedono ulteriori approfondimenti per l’ottenimento della certificazione, mentre 117.461 domande sono state respinte a causa di mancanza di requisiti.
Le prime 287.704 domande che hanno superato con successo la fase istruttoria riceveranno i pagamenti il 26 gennaio, con un importo medio di 645,84 euro.
Assegno di inclusione, perché la domanda è stata respinta
Numerose domande sono state respinte, almeno stando alle polemiche emerse sui social network, dove coloro a cui è stata negata l’accesso all’Assegno di Inclusione cercano di comprendere i motivi di tale decisione. Dai vari commenti, non sembra esserci una ragione comune per tutti i casi. Alcune persone hanno visto la domanda respinta per mancanza dei requisiti economici, mentre in altri casi vi è chi non può accedere alla prestazione pur presentando Isee e reddito pari a zero.
Per tale motivo, è complicato fornire una risposta generale, poiché le ragioni dei rifiuti possono variare. Tuttavia, è importante sottolineare che non vi sono complotti da parte del governo; la legge stabilisce chiaramente i requisiti per l’Assegno di Inclusione, e chi li soddisfa non dovrebbe incontrare problemi. Inoltre, è da escludere la presenza di errori da parte dell’INPS; eventuali difficoltà potrebbero derivare da eventuali errori nella compilazione della domanda, ad esempio dimenticando di specificare le condizioni di disagio nel nucleo familiare che danno accesso all’Assegno di Inclusione.
Come risolvere
L’INPS è molto preciso nel comunicare l’esito delle domande per l’Assegno di Inclusione, specificando chiaramente il problema che ha portato al respingimento. L’analisi dell’INPS copre diversi aspetti:
- Controlli preliminari: se l’esito è negativo, potrebbe essere dovuto a dati discordanti tra quelli forniti nella domanda o nell’ISEE e quelli nelle banche dati dell’INPS (come da Agenzia delle entrate o Comuni).
- Verifica residenza: problemi relativi alla residenza dichiarata nella DSU ai fini ISEE, che non coincide con quella negli archivi del Comune o manca la residenza in Italia da almeno 5 anni.
- Controlli anagrafici: simili ai controlli sulla residenza, se l’esito è negativo per controlli anagrafici, potrebbe essere dovuto a errori nella domanda che possono essere corretti presentando un nuovo ISEE.
- Verifica cittadinanza: l’ADI spetta solo ai cittadini europei o ai loro familiari con il diritto di soggiorno o di soggiorno permanente, o cittadini di paesi terzi con il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o con lo status di protezione internazionale.
- Verifica beni durevoli: se l’esito del controllo è negativo, potrebbe essere dovuto alla presenza di componenti del nucleo familiare con veicoli o imbarcazioni di certa cilindrata acquistati nei 36 mesi precedenti.
- Verifica ISEE: se l’esito è negativo, potrebbe essere dovuto a un ISEE che supera la soglia prevista o a un reddito familiare superiore al limite indicato.
- Verifica attività lavorativa: se è stata omessa la dichiarazione dell’attività lavorativa, potrebbe essere dovuto a membri del nucleo familiare che hanno iniziato a lavorare dopo il periodo considerato nell’ISEE.
- Verifica dimissioni volontarie: se l’esito è negativo, potrebbe essere dovuto a dimissioni volontarie non comunicate all’INPS nei 12 mesi precedenti.
- Composizione nucleo: se si legge “assenza di beneficiari nel nucleo”, potrebbe essere perché l’INPS non ha rilevato persone in stato di bisogno che soddisfano i requisiti per l’Assegno di Inclusione.
L’identikit dei richiedenti dell’Adi
L’Assegno di Disoccupazione Inclusiva (Adi) registra la mancanza di circa 400.000 nuclei familiari, considerando che l’INPS aveva inizialmente stimato circa 737.000 famiglie come potenziali beneficiarie di questa misura. Questi nuclei includono minori, persone disabili, anziani e individui in condizioni di svantaggio, essenzialmente coloro che precedentemente percepivano il reddito di cittadinanza ma che, per varie ragioni, non sono considerati occupabili.
Ecco l’identikit dei richiedenti: l’88% delle persone interessate all’Adi sono ex percettori del reddito di cittadinanza, e quasi la metà proviene dalla Campania (26,7%) e dalla Sicilia (21,8%). Dal Lazio sono arrivate il 7,7% delle domande, su un totale di oltre 651.000 giunte all’INPS. L’età media dei richiedenti per il Supporto per la Formazione e il Lavoro è di 43,4 anni. Tra le donne, il 47,1% ha la licenza media, il 38% un diploma di istruzione secondaria superiore, e il 7,6% la licenza elementare. Tra gli uomini, il 50,9% ha la licenza media, il 36,2% un diploma di istruzione secondaria superiore, e il 7,1% la licenza elementare.
Come viene erogato
L’Assegno di Disoccupazione Inclusiva (Adi) viene erogato attraverso la Carta di Inclusione, con un importo massimo di 500 euro al mese, oltre alle eventuali maggiorazioni previste dalla legge, in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative. Per coloro che presenteranno domanda e patto di attivazione digitale (Pad) entro il 31 gennaio, il primo pagamento è previsto dal 15 febbraio. La procedura allo sportello può richiedere 15 minuti, e c’è un rischio concreto che qualcuno possa dover rimandare di un giorno l’appuntamento a causa dell’afflusso di richiedenti. Si consiglia quindi di pianificare attentamente l’orario di recarsi agli uffici postali per evitare inconvenienti.
Per fare domanda, il nucleo familiare del richiedente deve congiuntamente possedere un ISEE in corso di validità di valore non superiore a 9.360 euro, oppure un valore del reddito familiare inferiore a una soglia di 6.000 euro annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza Adi.
Questo parametro parte da 1 per il nucleo familiare e può essere incrementato fino a un massimo complessivo di 2,2, ulteriormente elevato a 2,3 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza. Nel caso in cui il nucleo familiare sia composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, la soglia di reddito familiare è fissata in euro 7.560 annui, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza Adi.