Come un fulmine a ciel sereno, nella serata di martedì scorso (26 marzo) il ministro Giancarlo Giorgetti si è presentato alla riunione di governo convocata da Giorgia Meloni con un testo definito in ogni dettaglio che illustrava come verranno eliminati lo sconto in fattura e la cessione dei crediti di imposta sui lavori già avviati (molti dei quali anche già conclusi) nell’ambito del Superbonus edilizio.
Il decreto formulato dal numero due della Lega assieme ai tecnici del suo dicastero non era atteso in Consiglio dei ministri, visto che le ultime modifiche in materia di ristrutturazioni abitative erano state inserite nella Legge di Bilancio vidimata appena tre mesi fa. Eppure, nonostante lo stupore di molti colleghi dell’esecutivo (soprattutto di quelli appartenenti a Forza Italia, che anche in queste ore si mantengono molto cauti sull’argomento), la proposta è stata approvata all’unanimità. Ora però si aspetta di capire quali saranno le ripercussioni sui cantieri ancora aperti in tutta Italia.
Il dietrofront del governo sulla stretta al Superbonus e la protesta dei sindaci dei comuni terremotati: cosa è successo in queste ore
Nella spiegazione che Giorgetti ha dato agli altri componenti del governo, l’attenzione era tutta incentrata sugli ipotetici scenari – assai drammatici per i nostri conti pubblici – che si andrebbero a verificare qualora le detrazioni economiche prodotte dal Superbonus edilizio continuassero a circolare ancora per molto. L’esponente del Carroccio però ha evitato di citare (più o meno consapevolmente) le conseguenze che avrebbero potuto subire i cittadini e i sindaci dei comuni terremotati nel caso in cui il decreto fosse stato approvato così com’è arrivato a Palazzo Chigi.
Fosse rimasta invariata, la stretta annunciata dal ministro avrebbe avuto degli effetti di enorme portata sulla possibilità di proseguire i lavori di ricostruzione post sisma da parte delle imprese edilizie e dei professionisti privati impegnati a vario titolo nei cantieri ancora in corso. Uno scenario che nelle ultime ore è stato scongiurato grazie alla protesta che ha visto protagonisti proprio i sindaci dei comuni del Centro Italia. La conferma arriva da Michele Franchi, sindaco di Arquata del Tronto (provincia di Ascoli Piceno), uno dei luoghi più colpiti dal sisma del 2016. Lo abbiamo intervistato.
Stretta al Superbonus, la protesta dei sindaci e la marcia indietro di Giorgetti: parla Michele Franchi, sindaco di Arquata
Sindaco Franchi, martedì il governo ha annunciato una nuova stretta sulle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie. Ora però il ministero dell’Economia ha confermato che l’agevolazione verrà prorogata per i comuni colpiti dal sisma del 2026. Se l’aspettava?
“Sinceramente no. Non mi aspettavo la stretta annunciata dal ministro Giorgetti, almeno non così in fretta. E poi devo dire che non mi aspettavo neanche la retromarcia delle ultime ore, vista la determinazione con cui il governo sta conducendo una battaglia contro il Superbonus. Credo che ci siano posizioni divergenti all’interno della maggioranza, ma è difficile che qualche d’uno si impunti per salvare i bonus edilizi, visto che non portano voti. Per fortuna siamo intervenuti noi sindaci”
Il ministro Giorgetti dice di voler “chiudere definitivamente l’eccessiva generosità di questa misura”. Una scelta che avrebbe colpito anche i comuni come il suo, dove la ricostruzione post sisma è ancora in corso. È preoccupato per il futuro?
“Abbiamo scongiurato uno scenario rovinoso. Il segnale che passa è devastante, sembra che i nostri comuni non abbiano più bisogno di aiuto per ripartire dopo il terremoto. Invece non è assolutamente così. Anzi, le nostre aree continuano ad avere una necessità disperato di aiuti e agevolazioni. Non solo per ricostruire case e palazzi che sono crollati o che risultano ancora inagibili, ma anche per ridare vita e speranza alle nostre comunità, che altrimenti rischiano di scomparire“.
Non usa toni troppo catastrofici?
“Purtroppo no, questa è la realtà dei fatti. In questi anni abbiamo fatto di tutto per pianificare la ricostruzione nel minor tempo possibile, contando sul fatto che il Superbonus edilizio per i nostri comuni sarebbe durato almeno fino al 2025. Stiamo parlando di uno strumento fondamentale per le aziende e i professionisti che lavorano giorno e notte nei cantieri: infatti, non sarebbe possibile coprire tutte le spese solo con i fondi statali stanziati per i comuni terremotati, che sono tanti ma che non saranno mai abbastanza“.
Quali rischi avrebbe comportato l’approvazione del decreto in Parlamento nella stessa forma in cui è stato presentato in Consiglio dei ministri?
“Il rischio che vedo sempre è che si creino cittadini di Serie A e di Serie B. Quelli che potranno pagarsi la ricostruzione lo faranno, mentre per gli altri il futuro ha la forma di una grande incognita molto inquietante. E non parlo solo di case e appartamenti, ma anche di scuole, ospedali, attività commerciali, capannoni, negozi, uffici pubblici, banche, teatri, musei. Ad Arquata del Tronto – come in tutti gli altri comuni devastati dal sisma – occorre ricreare i servizi, costruire nuovi spazi di lavoro e di condivisione, incentivare il turismo. Altrimenti le nostre comunità non potranno ripartire e si spopoleranno in pochi anni”
Queste cose il ministro Giorgetti le sa?
“Credo proprio di sì. Io posso solo dire che anche il Commissario straordinario nominato dal governo (Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia) in un primo momento è rimasto spiazzato da questa notizia. Anche lui sa bene che una stretta del genere avrebbe rappresentato un punto di non ritorno: tutti devono capire che i nostri comuni avranno bisogno di agevolazioni fiscali, no tax area e incentivi economici ancora per molti anni.”
C’è però anche una questione di fondo: il Superbonus ha prodotto un buco nei conti pubblici che nessuno poteva immaginare quando venne approvato. Lei in questi anni che idea si è fatto?
“Ci sono state delle storture evidenti, ma anche dei lati positivi. Oggi però il problema è che il Superbonus è diventato lo strumento che maggioranza e opposizione usano per attaccarsi. Siamo in campagna elettorale, annunciare lo stop ai bonus edilizi ogni settimana serve per raccogliere qualche voto in più. Noi però non abbiamo bisogno di scontri tra destra e sinistra, ma di buonsenso e aiuti concreti“.