Manovra, ora è ufficiale: addio al Superbonus, come cambierà

Dal prossimo anno il bonus per ristrutturare la facciata delle case non sarà riproposto

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel corso del 2024, assisteremo a un addio definitivo al Superbonus, così come lo abbiamo conosciuto. Nel quadro della manovra finanziaria, è stato stabilito che a partire da gennaio 2024 finiranno i due principali approcci per beneficiare delle agevolazioni fiscali. Si ritornerà all’uso della detrazione in un arco temporale di dieci anni per assicurare una registrazione finanziaria più in linea con la modalità di cassa.

Da 100% al 50%, come cambierà il Superbonus

L’obiettivo di questa nuova direzione intrapresa è quello di completare il processo di normalizzazione del Superbonus, riportando gli incentivi fiscali nel settore edilizio ai tradizionali livelli del 50% e del 65%, che sono stati in vigore per molti anni. In questa prospettiva, è stato confermato anche il mantenimento della possibilità di utilizzare le detrazioni su un arco temporale di dieci anni, come previsto nella manovra. L’intento è quello di mitigare l’aspetto regressivo di queste agevolazioni, consentendo così a coloro che non hanno un reddito elevato di beneficiarne, anche quando non hanno la capacità fiscale di assorbire lo sconto nel breve periodo di quattro anni.

Le novità del Superbonus

Il criterio dei crediti etichettati come “non payable” rappresenta un elemento di fondamentale importanza. Se tale criterio non verrà messo in discussione, potrebbe semplificare notevolmente la gestione del bilancio pubblico. Questo sarebbe ottenuto attraverso un allineamento degli effetti dei bonus sul deficit e sul debito, e ponendo fine al continuo susseguirsi di impatti negativi sul disavanzo che si è verificato nell’ultimo anno. Questo aspetto complica notevolmente la possibilità di prorogare i termini relativi ai lavori in corso nei condomini.

In merito a questi temi, la pressione politica rimane significativa. I costruttori sono riusciti a ottenere un certo margine di apertura durante l’incontro con il Governo tenutosi il 13 ottobre a Palazzo Chigi. Tuttavia, persiste un elevato timore riguardo alla possibilità di aprire nuove questioni nei conti pubblici, questioni che potrebbero risultare difficili da stimare preventivamente.

Il capitolo relativo agli sconti fiscali nel settore edilizio rimane ancora aperto, nonostante le recenti restrizioni introdotte nella manovra finanziaria. Questa questione potrebbe trovare spazio nei testi iniziali della legge o potrebbe essere affrontata tramite un maxi emendamento al termine del processo parlamentare. L’obiettivo è cercare di contenere un dibattito che si preannuncia acceso su questo argomento.

Nei piani anche il rinnovamento energetico

L’obiettivo in gioco è continuare a promuovere incentivi per il rinnovamento e l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare, possibilmente attraverso strumenti più efficaci dal punto di vista del rapporto tra costi e benefici rispetto al Superbonus. Nonostante il costo notevole di quasi 100 miliardi di euro registrato finora, il Superbonus ha coinvolto solo poco più del 3% degli immobili in Italia.

Per cercare una maggiore sostenibilità finanziaria, il Governo ha incluso questa tematica nella proposta di Repower EU, che è l’integrazione da 19,2 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) inviata dall’Italia a Bruxelles il 7 agosto.

L’idea consiste nell’assegnare 4 miliardi di euro, da distribuire equamente tra il 2024 e il 2025, al cosiddetto “Ecobonus sociale”, così chiamato poiché mira a fornire supporto esclusivamente alle categorie di persone a basso reddito, come specificato nel documento italiano contenente la proposta presentata alla Commissione europea.

L’esame da parte delle istituzioni europee è ancora in corso, ma sembra che i tecnici dell’Unione Europea abbiano sollevato alcune obiezioni riguardo all’idea di finanziare un ulteriore programma di crediti d’imposta per il settore edilizio, anche se destinati a famiglie economicamente svantaggiate.