E’ dal 2016 che si parla con insistenza di secondary ticketing e si è tentato a più riprese di arginare questo fenomeno. Si tratta – di fatto – della pratica attraverso cui il prezzo dei concerti e degli eventi viene gonfiato fino a 10 volte rispetto a quello del mercato primario. I biglietti vanno sold out dopo pochi secondi dalla messa in vendita sui siti come Ticketone e Vivaticket, per essere reimmessi nel mercato secondario di piattaforme quali Viagogo, a prezzi nettamente superiori. A scatenare la bufera era stato il concerto dei Coldplay del 3 luglio 2017 a San Siro. I biglietti in vendita su Viagogo (parterre in piedi) erano saliti a 349,44 euro. Primo anello blu, 439,5 euro. Fila 1: 500,46 euro. Il prezzo originale su TicketOne il 7 ottobre era di 86,25 per i primi due e 109,25 per il terzo.
A poco sono servite le continue sanzioni e sentenze nei confronti delle piattaforme di primary e secondary ticketing, i grossi eventi musicali hanno continuato ad essere contaminati da questo virus. E’ per questo motivo che il governo ha deciso di porre un emendamento alla Legge di Bilancio 2019 un emendamento ad hoc per contrastare il seconday ticketing, il cosiddetto “emendamento Battelli”. L’entrata in vigore è prevista per il 1 luglio 2019: abbiamo intervistato Sergio Battelli, onorevole del Movimento 5 Stelle, Presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera e primo firmatario di questa norma.
Facciamo un po’ di chiarezza: cosa succede a partire dal primo luglio?
Dal primo luglio entrerà in vigore una norma che obbliga ad inserire il proprio nome per l’acquisto di alcuni tipi di concerti, per esempio i grandi eventi con capienza superiore alle cinquemila persone, di fatto quelli più soggetti al seconday ticketing. La norma non vale per gli eventi musicali più di nicchia, sui quali difficilmente abbiamo riscontrato questo tipo di pratiche. Dal primo luglio i biglietti venduti sul mercato primario (Ticketone, Vivaticket, Ticketmaster e via dicendo) passeranno al sistema nominale: è un cambio culturale e in quanto tale all’inizio ha bisogno di una fase di rodaggio. Culturalmente è già accettato che il tuo nome sia la garanzia per acquistare un biglietto e la sicurezza che quello sia il tuo biglietto, basti pensare a quando viaggiamo in aereo. Nel resto d’Europa è già così, addirittura ci sono alcuni festival che mettono la foto sul biglietto. Se sai che i biglietti presenti sulle piattaforme secondarie sono inutilizzabili in quanto nominali, non li comprerai e ciò toglie benzina a queste organizzazioni. Dobbiamo far capire alle persone che il tuo nome garantisce la sicurezza e il prezzo giusto.
A livello pratico, cosa cambia?
Si potranno comprare fino a quattro biglietti, tutti abbinati ad un differente nominativo. Se tu non ci puoi andare, puoi decidere due cose: puoi prendere il tuo biglietto, che ha un sigillo fiscale, e reimmetterlo sulla piattaforma. Ticketone e gli altri venditori primari dovranno adeguarsi a questo sistema per poter operare in Italia: in pratica, torno sul sito dove l’ho comprato, inserisco il codice identificativo e lo reimmetto nel sito primario. Dovrà essere ben visibile – poi – all’interno della piattaforma, la presenza di un marketplace in cui i biglietti reimmessi possano essere acquistati da qualcun altro. Ovviamente il prezzo sarà lo stesso, con una piccola tassa per la gestione del passaggio e – una volta venduto – sarà rimborsato. Poi c’è la modalità del cambio nome, che sarà tracciato. Non come il sistema messo in piedi nel calcio, in cui si è creato un mercato del cambio nome che non funziona. Anche la modalità del cambio nominativo avverrà rigorosamente tramite la piattaforma primaria: è tutto tracciato e l’Agcom potrà controllare, pur senza minare la privacy agendo secondo le regole del GDPR.
Attualmente cosa dice la legge in merito al secondary ticketing?
Dal primo di gennaio è in vigore una legge che dice che i biglietti non possono essere rivenduti a cifre superiori a quelle del biglietto primario. Di conseguenza Agcom, Antitrust e magistratura devono intervenire per oscurare i siti che fanno secondary ticketing, e in questo sono assolutamente d’accordo con Ticketone, Assomusica e tutte le associazioni che denunciano tali fenomeni. A tutto ciò si aggiunge un problema fiscale, perché l’introito di quella vendita non viene fiscalizzato in Italia. Per questo motivo, dal primo di luglio agiamo non solo per il consumatore ma anche a garanzia di questo: tale norma sarà secondo me capofila delle normative europee. L’ultima direttiva approvata da Strasburgo è stata proprio sul secondary ticketing e ti posso dire con fierezza che quello che hanno proposto è addirittura indietro rispetto a quello che abbiam fatto noi: per una volta l’Italia è avanti su qualcosa che spero ci copino nel resto d’Europa.
Il concerto di Ed Sheeran è stato un po’ l’apripista di questa nuova legge: a tuo parere come è andata?
Ho scritto ad un sacco di persone che erano lì, utilizzando la geolocalizzazione di Instagram, e tutti quelli che mi hanno risposto, hanno detto che non c’è stato alcun problema o intoppo. Live Nation sostiene invece di aver ricevuto un sacco di segnalazioni, ma sono loro gli organizzatori: i concerti non costano 10 euro e sono problemi che tocca a loro risolvere. Oltretutto in questo caso è lo stesso artista ad aver richiesto il biglietto nominale, a maggior ragione.
La posizione – in questo caso – di Live Nation è un po’ diversa: il presidente De Luca, proprio in occasione di questo concerto, lamenta caos e costi più alti per i promoter, che immagino si ripercuoteranno sul pubblico.
De Luca dovrebbe dare un termine di paragone: il promoter butta fuori i biglietti ad un determinato prezzo, ma io come faccio a sapere quanto è costato a loro. Su cosa si basa l’aumento o la diminuzione di prezzo e come faccio a sapere cosa c’è dentro quel biglietto? Sono loro gli organizzatori e devono lavorare per garantire uno show ottimale sia per l’artista che per i suoi fan. Poi ripeto, da tutte le persone alle quali ho scritto mi sono arrivati feedback positivi e – a quanto mi dicono – non c’è stata nessuna coda. Aggiungo che le code – spesso – si formano anche senza il biglietto nominale.