Lorenzo Suraci: “Contro il piattume degli algoritmi, l’unica ricetta è la radiovisione”

Dal FM alla DAB, passando per il simulcast e la radiovisione: intervista a Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5 e pioniere della radiofonia italiana.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

Tutti conoscono RTL 102.5, la radio più ascoltata in Italia, ma in pochi ne conoscono la storia. Correva l’anno 1975 ed RTL (acronimo di Radio Trasmissioni Lombarde) veniva fondata a Bergamo da Leonida Sporchia che la gestisce fino al 1987. In quell’anno, l’emittente viene infatti acquistata da un giovane imprenditore di nome Lorenzo Suraci, che ne è tuttora il presidente.

Lorenzo Suraci è stato il pioniere in Italia della radiovisione, ovvero la trasmissione contemporanea di un segnale radiofonico e di uno televisivo, che ha rivoluzionato per sempre il modo di fruire della radio. RTL è stata anche la prima radio privata italiana a creare una propria redazione giornalistica.

QuiFinanza ha incontrato Lorenzo Suraci per raccontare la radiovisione e il futuro della radiofonia italiana.

Lorenzo Suraci

Una ricerca Censis ha evidenziato come ogni giorno 34 milioni di italiani premiano la radio con gli ascolti e oltre 4 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv. Cosa convince il pubblico di questo modello?
La radiovisione rappresenta oggi la più grande evoluzione della radio, che è sempre stata vista come un oggetto antico. Noi non trasmettiamo vecchi film d’archivio, programmi replicati e non facciamo post-produzione. Siamo live, sempre e in radiovisione: oggi possiamo farlo grazie all’evoluzione tecnologica. La forza della nostra radio è proprio quella di essere sempre live, contro gli algoritmi e il piattume.

Un modello simulcast.
Esattamente. Il simulcast è proprio l’insieme di tutti i contenuti live – non solo musicali – che una radio come la nostra rende fruibili sempre e su tutte le piattaforme.

Il tutto scandito dall’informazione, al centro del palinsesto di RTL 102.5.
L’informazione è l’elemento più importante e come hai giustamente detto scandisce il tempo: ovunque ti trovi nel mondo, se vuoi sapere ciò che sta succedendo in Italia, sai che al minuto zero di ogni ora trovi le notizie live su RTL 102.5. Tra l’altro questa è stata una delle prime scelte fatte per dare una direzione quando siamo partiti con la nostra radio…

Oggi un notiziario ogni ora lo diamo per scontato, ma all’epoca non era così.
Infatti siamo stati i primi, ancor prima di Canale5. Si parla del 1990, quando costruivamo la nostra radio pietra su pietra. Per questo mi sento un operaio del mio lavoro: dal primo impianto FM fino all’evoluzione del DAB ho seguito questa frequenza passo dopo passo.

Abbiamo citato la serialità, scandita dalle news, ma quali sono gli altri modi con cui create affezione da parte del pubblico?
Il primo elemento di contatto fra noi e il pubblico è la musica, anche un ascoltatore che non ha mai ascoltato RTL viene incuriosito e attratto dalla nostra selezione musicale. Sulla musica abbiamo una gestione maniacale, si tratta del nostro biglietto da visita. Il secondo elemento è l’informazione, fatta ogni ora e in tempo reale da giornalisti professionisti. Anche questo ci rende credibile agli occhi del pubblico. Il terzo elemento sostanziale e fondamentale sta nella diffusione, negli impianti. Prima di arrivare alle orecchie di ogni singola persona devi avere una rete distributiva, sulla quale siamo attenti dal primo giorno. Abbiamo una copertura capillare e maniacale del territorio in FM, una copertura totale anche in DAB e oggi abbiamo fatto la scelta di andare in onda anche in radiovisione.

Molti dei personaggi che oggi vanno in radiovisione sono degli storici speaker radiofonici, abituati a curare molto la voce ma meno la fisicità. Come hanno vissuto questo passaggio?
Ti dico solo che il primo anno in cui abbiamo introdotto la radiovisione, Jennifer Pressman si girava di spalle alla telecamera e si vedeva solo la criniera di capelli. Molti di loro erano preoccupati, anche perché la radio era la religione della voce e il passaggio non era così immediato. Andando però verso la filosofia “Very Normal People”, che è diventato anche il nostro slogan, abbiamo sdoganato la normalità. Ovviamente quando i nostri speaker vanno in radiovisione si vestono bene perché tutta Italia ci guarda, ma rimangono comunque sempre molto naturali.

Negli ultimi anni la tv ha vissuto e sta ancora vivendo un importante passaggio fruitivo verso l’on-demand. Quanto influisce questo sul vostro network?
Da noi è attivo l’RTL 102.5 Play, che racchiude tutto il nostro network e dove potete rivedere e riascoltare tutti i programmi che sono andati in onda. Oggi quindi siamo attivi anche sull’on-demand e ci siamo allineati con grande facilità.

Un presidio totale quello di RTL 102.5.
Certo. Non buttiamo via niente, e non diamo via niente. Oggi tutti postano sui social, svendendo i contenuti. I nostri contenuti sono in esclusiva sulla nostra piattaforma e non abbiamo bisogno di regalarli ad altri.