Disabili, quando la tecnologia aiuta a vivere: da “Dobby” a “Sherlock”, oggetti made in Italy di inclusive design

Sono più di 1,3 miliardi i disabili nel mondo, 13 milioni solo in Italia. Hackability premiata per aver ideato oggetti di uso comune che agevolano le persone disabili

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Sono più di 1,3 miliardi i disabili nel mondo: il dato, pari al 16% della popolazione mondiale, è stato diffuso dall’Oms nella Giornata internazionale delle persone con disabilità. In Italia secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, sono 13 milioni, cioè il 22% della popolazione, più di 1 italiano su 5. Di questi, oltre 3 milioni sono in condizione di grave disabilità. Tra le persone con grave disabilità, quasi 1 milione e 500 mila ha una età superiore a 75 anni.

La stragrande maggioranza, rileva l’Osservatorio, spesso vive da sola, e i servizi dedicati sono scarsi, come anche le risorse stanziate, che ammontano a qualcosa come appena 28 miliardi di euro, quasi tutte usate per erogare pensioni. Nel nostro Paese quasi 1 disabile su 3 è a rischio povertà.

L’Oms ha rilanciato la necessità di un’azione che permetta di arrivare agli obiettivi di sviluppo sostenibile “per, con e dalle persone con disabilità”, che muoiono prima e hanno maggior rischio di sviluppare malattie. “Disuguaglianze sanitarie” in gran parte evitabili, dovute a fattori come discriminazioni sociali e politiche inique.

Sul tema è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “A distanza di 17 anni dall’approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ancora numerosi sono gli ostacoli all’esercizio di diritti fondamentali in ambito sociale, politico, lavorativo ed economico” ha detto il capo dello Stato.

“La superficialità con cui si utilizzano sui social media espressioni che offendono la sofferenza di tante persone e famiglie che si ritrovano sempre più da sole a dover combattere il fenomeno dell’esclusione sociale, è inaccettabile”. “È necessario – aggiunge – cambiare la prospettiva con cui si guarda alla disabilità, superando pregiudizi e stereotipi di cui milioni di persone sono ancora vittime. Si tratta di persone sulle cui potenzialità dobbiamo investire perché le loro abilità, la loro resilienza, creatività e forza di volontà sono una risorsa per tutti noi”.

Il design incontra la disabilità, grazie alla co-progettazione inclusiva

Le realtà che nel nostro Paese sono attive per migliorare la vita delle persone disabili sono diverse. Ma ce ne sono alcune che riescono davvero a fare la differenza, e a rappresentare una spinta per gli altri. È il caso di Hackability, no profit nata a Torino nel 2013 che fa incontrare le competenze di designer, maker, artigiani digitali, con i bisogni, e l’inventiva, delle persone con disabilità, che tramite la coprogettazione, la fabbricazione digitale, l’uso di stampanti 3D, realizzano soluzioni nuove, personalizzate, in grado di soddisfare i bisogni di autonomia nella vita quotidiana.

Per raggiungere questo obbiettivo Hackability ha sviluppato una metodologia di co-design che, oltre a permettere di realizzare oggetti d’uso comune o complessi, soluzioni domotiche, nuovi servizi a basso costo e scalabili, usa la co-progettazione come strumento per sviluppare impatto sociale, inclusione, nuove competenze e nuova conoscenza sul mondo della disabilità e dell’ageing.

“Per far dialogare questi mondi abbiamo sviluppato una metodologia di co-design in grado di lavorare in aziende, fab lab, centri culturali, sportivi, turistici e potenzialmente ovunque, realizzando soluzioni innovative e personalizzate” spiega a QuiFinanza il coordinatore di Hackability Carlo Boccazzi Varotto, che si occupa da sempre di innovation design anche con il suo Faber.

Nell’ambito dell’open innovation e della responsabilità sociale, Hackability è stata coinvolta nel 2018 da Barilla per co-progettare soluzioni che facilitassero l’autonomia in cucina. L’anno dopo è stata chiamata da Juventus per proporre soluzioni che migliorassero l’esperienza delle persone con disabilità e degli anziani nel complesso dell’Allianz Stadium. Anche Harrys e Wasa a Parigi l’hanno contattata per immaginare nuovi prodotti da forno. Sempre nell’ambito della responsabilità sociale, nel 2020 Toyota Motor Italia e Arriva Sadem, hanno scelto Hackability per realizzare, insieme a persone con disabilità, strumenti e soluzioni per una mobilità personale e collettiva più accessibile. Oggi sono attivi più di dieci collaborazioni con università come lo IED e enti formativi e la sua metodologia è stata utilizzata tra il 2018 e il 2020 a Shangai dalla New York University.

Hackability nell’ADI Design Index

Ora, il suo innovativo approccio di inclusive thinking è stato nuovamente premiato grazie a due soluzioni innovative per persone con disabilità. Per la quarta volta consecutiva è stata inserita nell’ADI Design Index, la prestigiosa pubblicazione dell’Associazione per il Disegno Industriale che raccoglie ogni anno i migliori progetti di design italiani.

“Siamo felicissimi – commenta Boccazzi Varotto – perché i riconoscimenti sono importanti e spingono tanti giovani ad avvicinarsi sempre di più ad Hackability e al suo metodo fatto di co-progettazione e lavoro con persone con disabilità e caregiver. Questa è la dimostrazione di come il design possa essere un veicolo di innovazione e impatto sociale”.

“Dobby”, forchetta e coltello a portata di didsabile

Il primo oggetto premiato si chiama “Dobby” ed è stato realizzato all’interno dell’Unità Spinale Unipolare di Torino. Si tratta di una soluzione su misura che permette a persone con problemi di presa di utilizzare forchetta e coltello. “Dobby” è stato sviluppato nell’ambito di Tech4Care, progetto di Hackability che ha portato alla realizzazione di tre laboratori di prototipazione all’interno delle tre Unità Spinali del Piemonte (Torino, Alessandria e Novara), dando la possibilità a designer, personale paramedico, studenti e studentesse provenienti da tutta Italia di progettare soluzioni per l’autonomia e per la cura insieme a persone con disabilità. Tech4Care, sostenuto da Fondazione CRT e da un’apposita campagna di crowdfunding, in tre anni ha portato alla realizzazione di oltre 35 nuove soluzioni e alla consegna di oltre 400 ortesi co-progettate e realizzate nei laboratori.

Sherlock”, audiodescrizioni per ciechi e ipovedenti

Il secondo oggetto premiato è “Sherlock”, che permette a persone cieche e ipovedenti di ricevere informazioni utili sulla propria stanza d’albergo, indicazioni turistiche e molto altro attraverso audiodescrizioni, come un vero e proprio “concierge elettronico”. “Sherlock” è stato co-progettato in collaborazione con ANS-Associazione Nazionale Subvedenti e con il supporto di Fondazione Giacomo Brodolini presso il Milano Luiss Hub for Makers and Students.

“Con i nostri progetti, e con il nostro metodo hand user, riusciamo a portare bellezza, a creare cioè una dimensione della progettazione che va oltre i bisogni materiali. Abbraccia anche i bisogni delle persone, i sogni, i desideri. Coprogettare on le persone – conclude Boccazzi Varotto – è vera open innovation”.