Visita fiscale INPS: ecco le fasce orarie per non incorrere nelle sanzioni previste

Visita fiscale INPS: quali sono le fasce orarie per l’obbligo della reperibilità? Ecco tutte le info utili a riguardo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

È capitato a tutti di doversi assentare sul lavoro per malattia. Cosa bisogna fare in questo caso? Per prima cosa è bene avvisare prontamente il datore di lavoro, in secondo luogo è necessario recarsi dal proprio medico curante per fare richiesta del certificato che sarà poi inviato all’INPS per via telematica.

Chi è soggetto a visita fiscale

A questo punto si può essere soggetti a visita fiscale INPS, ovvero a un controllo presso la propria abitazione da parte di un medico inviato direttamente dall’INPS. A farne richiesta può essere lo stesso datore di lavoro tramite un apposito servizio online, oppure può essere disposto dall’Istituto.

La visita fiscale INPS è valida sia per i dipendenti pubblici, sia per quelli privati. Quello che cambia è la fascia oraria in cui bisogna essere reperibili. Per i dipendenti pubblici è dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, diversamente dai lavoratori del settore privato, che invece devono rispettare i seguenti orari: dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. L’obbligo di reperibilità, come specificato nella normativa, è valido non solo nei giorni feriali, ma anche in quelli festivi.

Sanzioni previste e giustificazione

Se il lavoratore non si fa trovare in casa negli orari prestabiliti e salta la visita medica, può andare incontro a 3 sanzioni. Nel caso della prima assenza, la sanzione è pari al 100% dell’indennità per i primi 10 giorni di malattia. Se il dipendente pubblico o privato effettua una seconda assenza, viene decurtato il 50% dell’indennità per i giorni successivi al decimo, mentre dinnanzi a una terza assenza, l’Istituto interrompe l’indennità.

Di fronte a una sanzione notificata, il lavoratore dovrà presentare entro 15 giorni, una valida lettera di giustificazione per l’avvenuta assenza.

Ci sono però alcuni casi in cui il lavoratore può essere esonerato dalle visite fiscali. Ecco quali sono:

  • cause di forza maggiore;
  • situazioni di emergenza per cui il lavoratore è impossibilitato a essere in casa nella fascia oraria d’obbligo;
  • visite specialistiche o terapie effettuate nello stesso orario della visita fiscale.

Soprattutto in quest’ultimo caso o in generale quando il lavoratore sa che non potrà essere reperibile durante l’orario della visita fiscale, è bene avvisare prontamente la propria amministrazione. Quest’ultima si occuperà a sua volta di avvisare l’INPS tramite mail, fax o attraverso il contact center dell’Istituto.

Non è da escludere l’applicazione della sanzione massima, ovvero il licenziamento per giusta causa sanzionato dal datore di lavoro. Non si tratta però di una risoluzione del problema da prendere alla leggera, anzi. Se la sanzione amministrativa è necessaria a evidenziare una condotta erronea, da non ripetere assolutamente, il licenziamento è figlio di un giudizio totalmente negativo del soggetto in questione.

Il datore di lavoro deve ritenerlo un problema per l’azienda, considerando la comprovata intenzione di operare una vera e propria truffa nei suoi confronti. Un chiaro esempio è dato dalla recidività del comportamento. Un dipendente che si assenti sul posto di lavoro per sopraggiunta malattia, ma che decida di non farsi trovare in casa per la visita fiscale, e ripeta ciò più volte, può dirsi a un passo dal licenziamento per giusta causa. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 2468/2016.

Anche in questo caso il dipendente ha 10 giorni per presentare i documenti necessari a giustificare la propria assenza. In assenza di ciò o in caso di valutazione negative delle motivazioni addotte, la sanzione prevista viene applicata, con comunicazione a mezzo raccomandata postale.