Covid, quanto sopravvive davvero la variante Omicron fuori dal corpo?

Uno studio giapponese ha quantificato il periodo di tempo in cui il coronavirus, nelle sue varianti, sopravvive sulla plastica e sulle pelle umana

Pubblicato: 22 Gennaio 2022 12:29

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Disinfettare bene le superfici e il lavaggio accurato delle mani sono stati a lungo i principali comandamenti anti Covid, seguiti in particolare durante la prima ondata, con la corsa all’acquisto di prodotti per sanificare gli ambienti e i disinfettanti a base di alcol. Prodotti che in piena pandemia hanno iniziato a vantare proprietà virucide in etichetta. L’indicazione ha iniziato a essere seguita sempre meno nel tempo, con diversi studi che hanno dimostrato che il contagio avviene principalmente per via aerea, e solo con contatti stretti, principalmente in luoghi al chiuso. Ma tutto potrebbe cambiare con una nuova ricerca condotta dagli esperti della Kyoto Prefectural University of Medicine.

Gli scienziati giapponesi hanno analizzato la sopravvivenza del ceppo originale del Sars-Cov-2, quello di Wuhan, e di quelle che sono state catalogate come variants of concern, o Voc, cioè le varianti che destano più preoccupazione, dunque Alfa, Beta, Delta e Omicron.

La ricerca condotta sulla stabilità ambientale dei vari ceppi ha cercato di capire in che modo si comportano a contatto con la plastica e la pelle, e dunque se esiste la possibilità di contagio attraverso le superfici. L’assunto è che un maggiore periodo di sopravvivenza negli ambienti e sulle persone potrebbe essere alla base della maggiore trasmissibilità del virus mutato, o almeno concorrere ad aumentarla insieme ad altri fattori, come l’incremento della carica virale, un cambiamento dei siti di infezione e una diversa modalità di dispersione del patogeno.

Covid, quanto dura la variante Omicron sulle superfici e sulla pelle: lo studio su bioRxiv

La stabilità ambientale del Sars-Cov-2 è stata anzitutto confrontata con quella di altri virus, come il Sars-Cov-1, responsabile della Sars, e quello dell’influenza. Successivamente la ricerca ha elaborato la comparazione con e tra le varie varianti, superando studi precedenti che avevano quantificato solo la stabilità ambientale di Alfa e Beta.

Lo studio deve essere ancora sottoposto alla peer review, la revisione dei pari, necessaria per validarlo all’interno della comunità scientifica e considerarlo attendibile, ma è consultabile sul database di bioRxiv. Ma mostra interessanti risultati che potrebbero cambiare le nostre abitudini, e sottolineare, ancora una volta, l’importanza del lavaggio delle mani e della disinfezione delle superfici con prodotti appositi ad azione virucida.

Covid, quante ore sopravvive il coronavirus sulle superfici di plastica e sulla pelle

La sopravvivenza delle varianti del coronavirus è stata calcolata applicando una soluzione virale sulla superficie di capsule di Petri, usate per le colture in laboratorio, e su modelli di pelle umana. Ogni piastra è stata incubata in un ambiente controllato, a 25° C con umidità relativa tra il 45% e il 55%. Sono stati poi raccolti campioni a diversi intervalli per rilevare eventuali tracce di virus. Il tempo di sopravvivenza è stato definito come l’intervallo in cui il Sars-Cov-2 e le sue varianti erano ancora rilevabili. Sono stati condotti tre differenti esperimenti in questo senso.

Dalle analisi è emerso che le varie varianti sopravvivono sulla plastica per i seguenti periodi di tempo.

  • Ceppo originale di Wuhan: 56 ore.
  • Variante Alfa: 191,3 ore.
  • Variante Beta: 156,6 ore.
  • Variante Gamma: 59,3 ore.
  • Variante Delta: 114 ore.
  • Variante Omicron: 193,5 ore.

Sulla pelle umana, invece, i dati erano i seguenti.

  • Ceppo originale di Wuhan: 8,6 ore.
  • Variante Alfa: 19,6 ore.
  • Variante Beta: 19,1 ore.
  • Variante Gamma: 11 ore.
  • Variante Delta: 16,8 ore.
  • Variante Omicron: 21,1 ore.

Covid, come si eliminano le tracce del coronavirus sulle superfici e sulla pelle

Gli scienziati hanno anche cercato di capire in che modo le soluzioni di alcol, e per essere più precisi di etanolo, sono efficaci nell’uccidere il virus che si trova a contatto con le superfici di plastica. Hanno scoperto con quale formula le varie varianti venivano disattivate, e quindi rese innocue, dopo 15 secondi.

  • Per il ceppo di Wuhan e la variante Gamma bastano soluzioni alcoliche al 32,5%.
  • Per le varianti Alfa, Beta e Delta sono necessarie soluzioni alcoliche al 35%.
  • Per la variante Omicron sono necessarie soluzioni alcoliche al 40%.

L’ultima variante, in ordine cronologico, si è dunque mostrata molto più resistente all’etanolo. Le valutazioni sulla pelle hanno invece mostrato l’efficacia delle soluzioni al 35% nel disattivare tutte le forme del patogeno dopo 15 secondi.

I ricercatori hanno dunque concluso che sulla plastica e sulla pelle le varianti Alfa, Beta, Delta e Omicron sopravvivono più del doppio del tempo rispetto al ceppo originale emerso a Wuhan. E che potrebbero risultare infettive per più di 16 ore. La loro alta stabilità ambientale può aver incrementato il rischio di trasmissioni da contatto e contributo alla diffusione esponenziale dei nuovi virus mutati.

Covid, cosa è emerso dallo studio sulla durata del coronavirus nell’ambiente

Come dobbiamo interpretare questi dati? Ce lo spiegano i ricercatori nel capitolo finale della ricerca pre pubblicata sul database bioRxiv, anzitutto evidenziando i punti deboli dello studio, condotto in ambienti controllati e non soggetti ad altri fattori esterni. È probabile che la sopravvivenza del virus sia diversa “in natura”.

Inoltre bisogna sottolineare che non esistono abbastanza dati che spieghino la relazione tra la presenza di virus sulle superfici e sulla pelle e l’effettivo contagio, e non è chiaro se e in che quantità il coronavirus è capace di infettare in questo modo. Tuttavia studiare la sopravvivenza del coronavirus e delle sue varianti più preoccupanti nell’ambiente può fornire nuovi indicatori per tenere sotto controllo la pandemia di Covid, monitorarla e capire meglio come il Sars-Cov-2 si diffonde e infetta le persone, soprattutto di fronte a ondate e mutazioni che sembrano sempre più resistenti.

Sappiamo oggi che la variante Omicron, che rappresenta in questa pandemia il più grande motivo di preoccupazione per la comunità scientifica, dato che si è diffusa rapidamente nei pazienti positivi di tutto il mondo. Ipotizziamo inoltre che l’obiettivo dell’infezione non siano più le basse vie respiratorie, ma quelle alte, e che per questo motivo i sintomi non siano più a carico dei polmoni, ma si manifestino più come un raffreddore. Le mutazioni presenti renderebbero inoltre Omicron più resistente agli anticorpi.

Conoscere il tempo ipotetico in cui il virus riesce a sopravvivere sulle superfici ci ricorda di tenere l’attenzione sempre alta, disinfettando le mani in ogni occasione con soluzioni a base di alcol al 35% e pulire costantemente le superfici. Consiglio rivolto in particolare a chi possiede un’attività commerciale o è responsabile della sanificazione di luoghi particolarmente frequentati. Si tratta di semplici azioni, forse non necessarie, ma che sicuramente non fanno male, e potrebbero aiutare a limitare le possibili infezioni dovute al contatto con il virus responsabile del Covid. E magari a farlo sparire per sempre.

La scienza compie continui passi avanti, con tanti laboratori di ricerca che si stanno concentrano in questo periodo esclusivamente sul capire meglio le dinamiche del contagio da Covid. Dagli ultimi studi è emerso, come riportato qua, che i morti di Covid sarebbero fino a 4 volte di più di quelli dichiarati. Inoltre è stato dimostrato il collegamento tra la diffusione del coronavirus e lo smog. C’è inoltre un altro ‘allarme che riguarda i bambini e cosa fare riguardo il vaccino per i più piccoli.