La truffa del Bonus Cultura: così centinaia di 18enni hanno perso i loro soldi

I truffatori sono riusciti a clonare le identità digitali con un espediente semplicissimo. Oltre 600 giovani sono stati derubati di 500 euro ciascuno

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Centinaia di 18enni aventi diritto al Bonus Cultura si sono visti rubare i 500 euro messi a disposizione dal governo da truffatori che hanno preso possesso della loro identità digitale. La truffa è tanto semplice quanto diabolica ed è stata possibile per via di alcune falle nel sistema.

La truffa del Bonus Cultura: 18enni derubati di 500 euro

Le denunce sono oltre 600, ma settimana dopo settimana vanno aumentando. Le vittime sono tutte 18enni di sesso maschile. Al momento sono in corso indagini presso le procure di Napoli, Trieste e Firenze. Un terzo delle vittime risiede in provincia di Siena.

Nessun attacco hacker e nessun messaggio phishing: tutto ciò che i truffatori hanno dovuto fare è stato entrare in possesso dei codici fiscali delle loro vittime. Poi si sono rivolti a uno dei 12 enti abilitati al rilascio dello Spid. I truffatori hanno così richiesto un secondo Spid e con questo hanno potuto ottenere i 500 euro del Bonus Cultura. Oggi ricavare un codice fiscale a partire da semplici informazioni anagrafiche è fin troppo facile. Ma il fatto che una parte consistente delle vittime sia residente in una determinata porzione di territorio potrebbe essere indicativo del fatto che alcuni truffatori potrebbero avere avuto accesso a un elenco di nominativi di giovani che per un motivo o per un altro si sono ritrovati a frequentare le medesime attività.

Nessun controllo

“Gli enti certificatori non hanno controllato l’identità di chi chiedeva lo Spid, infatti non solo bisognerebbe presentare un documento, ma anche dimostrare la propria identità”. Così spiega l’avvocato Duccio Panti di Confconsumatori, raggiunto da La Repubblica. L’associazione chiede che il Bonus venga erogato comunque a chi ha subìto il raggiro. Panti ha inviato una lettera alla presidenza del Consiglio, al Garante della privacy e ai ministeri di Economia e Istruzione. L’avvocato sta inoltre assistendo diversi giovani senesi che sono stati truffati.

Il giallo degli esercenti

Ottenere la card Cultura è stato solo il primo step dal momento che i soldi poi andavano effettivamente spesi. Il Bonus Cultura è spendibile presso librerie, musei, eventi culturali e abbonamenti di varia natura. Nessun esercente però sembra essersi premurato di controllare i documenti di chi stava cercando di effettuare un acquisto fraudolento.

“Di certo, dalle verifiche che abbiamo fatto, molte delle librerie che avrebbero consentito di spendere il bonus non esistono e i loro indirizzi corrispondono ad abitazioni o a nulla”, ha spiegato l’avvocato Panti.

Mesi fa emerse il caso di una libreria campana che aveva riconvertito 6.000 euro del Bonus Cultura in maniera illecita. Oltre ai negozianti collusi è possibile che alcuni siano stati solo negligenti nell’accertamento dell’identità.

Identità digitale a rischio

La truffa del Bonus Cultura ha fatto emergere una falla nella gestione dell’identità digitale che, potenzialmente, potrebbe riguardare una generalità di cittadini e una quantità di servizi fondamentali. Il Garante della privacy ha nel frattempo avviato i suoi accertamenti.

Intanto il vecchio Bonus Cultura è stato cancellato: dal 2024 sono entrate in vigore la Carta Cultura Giovani e la Carta del Merito.

Anche lo Spid andrà presto in soffitta: l’Europa spinge per l’approvazione della European Digital Identity Wallet.