Lo Spid smette di funzionare, quando va in “pensione”

Dal 2026 lo Spid sarà gradualmente sostituito dalla Carta d’Identità Elettronica: ecco come prepararsi al cambiamento dell’identità digitale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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L’identità digitale degli italiani si prepara a una svolta storica: dal 2026 diremo addio allo Spid. Il Sistema Pubblico di Identità Digitale, oggi utilizzato da milioni di cittadini per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione, sarà gradualmente sostituito dalla Carta d’Identità Elettronica (Cie). Ecco cosa sapere.

Come funziona lo Spid

Lo Spid, creato come sistema di identità digitale attraverso provider privati, ha superato i 40 milioni di identità attive. È utilizzabile per molteplici servizi: dalla prenotazione di visite mediche all’accesso ai servizi Inps, dalla richiesta di bonus al pagamento di tributi.

Tuttavia, la presenza di diversi gestori privati ha portato a una certa frammentazione, che il Governo intende ora superare. L’obiettivo è puntare su un unico strumento: la Cie, già posseduta da oltre 51 milioni di cittadini. Con un sistema centralizzato gestito direttamente dallo Stato, si mira a:

  • ridurre i costi operativi;
  • aumentare la sicurezza;
  • migliorare l’interoperabilità a livello europeo grazie agli standard UE (eIDAS).

Perché lo Spid va in pensione

Lo Spid è destinato a essere sostituito dalla Cie. Due provider autorizzati hanno reso a pagamento il servizio di rilascio e gestione delle credenziali; i cittadini che usano uno dei due provider devono quindi scegliere se sostenere il costo dello Spid o valutare alternative come la Carta d’Identità Elettronica. InfoCert e Aruba lo hanno reso a pagamento, mentre gli altri provider, tra cui Poste Italiane, continuano a offrirlo gratuitamente

Da tempo, il governo intende pensionare lo Spid, con l’obiettivo di rendere più centrale la Cie. Inoltre, i rapporti tra lo Stato e i gestori delle identità elettroniche sono da sempre piuttosto complessi. Quando i gestori privati di Spid hanno richiesto un sostegno economico per coprire i costi operativi e di manutenzione del sistema, il governo ha promesso un finanziamento di 40 milioni di euro, inserito in un emendamento al decreto sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che però non è stato subito erogato.

Le aziende hanno firmato le nuove convenzioni nell’ottobre 2023, ma il decreto attuativo per lo sblocco dei fondi è stato firmato solo nel marzo 2025, dopo due anni di attesa.

Come sostituire lo Spid

Chi oggi utilizza lo Spid può iniziare a prepararsi così:

  • verificare di avere la Cie attiva. Se la tua carta è ancora cartacea, puoi prenotare il rinnovo al Comune;
  • controllare se il tuo smartphone ha la tecnologia NFC;
  • scaricare e iniziare a usare l’app IO: sarà il cuore dell’identità digitale dal 2026;
  • considerare l’acquisto di un lettore smart card, utile soprattutto per chi usa il PC.

Il passaggio sarà graduale, ma partire ora evita sorprese in futuro. Anche operazioni quotidiane come l’accesso al fascicolo sanitario, il pagamento di tasse scolastiche o le comunicazioni con l’Inps dipenderanno dalla Cie.

Tutto questo per portare a far usare a molte più persone l’IT Wallet, estensione dell’app IO, che permette di avere sul telefono documenti come la patente di guida, tessera sanitaria e molti altri.