Jeffrey Piccolo e sua moglie Kanokporn Tangsuan hanno deciso di trascorrere una giornata a Disney Springs, all’interno del famoso Walt Disney World Resort. La giornata si è però trasformata in un incubo quando Amy, medico di famiglia di New York, ha avuto una reazione allergica grave ed è tragicamente morta. Secondo il marito è stato un allergene non dichiarato all’interno del menù del ristorante all’interno del complesso turistico. Per questo ha deciso di fare causa a Disney, ma l’azienda non ci sta e sta provando a respingere la causa facendo affidamento sull’ok dato da Piccolo durante la sottoscrizione dell’abbonamento a Disney+.
La reazione allergica dopo un pasto a Disney Springs
La coppia aveva scelto di cenare al Raglan Road Irish Pub & Restaurant, un locale situato nel cuore del resort. I due hanno chiesto più volte di fare attenzione agli allergeni, viste le severe allergie alimentari di Amy. In particolare il rischio per lei era di assunzione di latticini e frutta secca.
Nonostante le ripetute rassicurazioni da parte del cameriere, che ha garantito più volte come il cibo servito fosse privo di allergeni, la donna ha avuto una reazione allergica grave e fatale poco dopo aver lasciato il ristorante.
La causa contro il ristorante e la Disney
Jeffrey Piccolo, devastato dalla perdita, ha deciso di intentare una causa contro il Walt Disney Parks and Resorts e il ristorante Raglan Road. L’accusa è verso il personale negligente, perché non ha adeguatamente preparato il cibo e non ha segnalato correttamente la presenza di allergeni (come latticini e frutta secca).
La richiesta di risarcimento superava i 50.000 dollari. La cifra è conforme con la “legge sulla morte ingiusta” della Florida, una legge che include danni morali, perdita del partner e le spese mediche e funerarie relative.
La svolta dell’abbonamento a Disney+
Il caso sembrava procedere regolarmente, ma poi il colpo di scena: durante una delle prime udienze, l’avvocato della Disney ha presentato un’argomentazione particolare.
Sembra infatti che Piccolo, in quanto abbonato a Disney+, aveva firmato un contratto di adesione che limitava il suo diritto di intentare cause contro l’azienda.
Secondo una clausola, decisamente poco nota e presente nei “Termini e condizioni” del servizio di streaming, gli utenti di Disney+ accettano di risolvere qualsiasi controversia tramite arbitrato. piuttosto che attraverso vie legali tradizionali.
La risposta dell’azienda all’accusa
In risposta alle accuse di Piccolo, la Disney ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che ha lasciato molto perplessi.
“Siamo profondamente dispiaciuti per la tragica perdita della dottoressa Tangsuan – ha riferito -. La sicurezza e la salute dei nostri ospiti sono la nostra priorità assoluta e stiamo collaborando pienamente con le autorità competenti per fare chiarezza su quanto accaduto”.
A questo messaggio scontato e prevedibile, il portavoce dell’azienda ha anche un passaggio più ambiguo:
Per quanto riguarda le azioni legali intraprese dal signor Piccolo, desideriamo ricordare che tutti gli utenti dei nostri servizi digitali, incluso Disney+, accettano termini che prevedono la risoluzione delle controversie attraverso l’arbitrato. Ci rammarichiamo che questa disposizione possa essere motivo di confusione, ma essa è concepita per garantire una rapida ed equa risoluzione delle dispute
La risposta ha sollevato non poche critiche, non solo tra i familiari della vittima, ma anche tra attivisti per i diritti dei consumatori ed esperti legali. Molti hanno evidenziato come la clausola di arbitrato, presente nei contratti di servizi come Disney+, possa diventare un ostacolo insormontabile per chi cerca giustizia attraverso vie legali tradizionali.
In particolare, è stato sottolineato come queste clausole, spesso nascoste tra pagine di interminabili “Termini e condizioni”, possano compromettere i diritti fondamentali dei consumatori, specialmente in casi di gravi negligenze.