Uno dei problemi del momento, per il sistema sanitario, è lo riempimento dei pronto soccorso di persone con sintomi lievi da Covid. La scarsa copertura territoriale della medicina di base, infatti, ha spinto molti a rivolgersi direttamente agli ospedali in caso di dubbi di positività, creando una saturazione fisiologica delle strutture.
Per questo è stato stilato il documento “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2” alla cui stesura ha contribuito il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. L’intento è quello di far sì che chi ha sintomi lievi si curi a casa senza rivolgersi agli ospedali.
Cure domiciliari per il Covid: cosa prevede il protocollo
I trattamenti consigliati si distinguono per le persone asintomatiche e sintomatiche (dividendo quest’ultime ancora in casi lievi e moderati).
In sintesi, il protocollo delle cure domiciliari di soggetti positivi a SarsCoV-2 consiglia:
- nessuna terapia per i casi asintomatici;
- una terapia sintomatica, con ricorso a paracetamolo, ibuprofene, acido acetilsalicilico (l’aspirina) in assenza di controindicazioni, per i casi con sintomi lievi (febbre non superiore a 38°C e/o lieve sintomatologia respiratoria e/o dolore muscolare) e i casi con sintomi moderati (febbre persistente > 38.5°C per 96 ore con tosse e con dispnea da sforzo, ma saturazione dell’ossigeno a riposo in aria ambiente ≥ 93% oppure ≥ 90% in pazienti con patologie polmonari croniche).
Nei casi di pazienti di età superiore a 60 anni, ridotta mobilità o presenza di altri fattori di rischio: quando il medico di base rivela sintomi moderati può prescrivere eparina, antibioticoterapia da valutare caso per caso in base all’impegno polmonare (da non avviarsi all’esordio dei sintomi, ma in caso di sospetta sovrainfezione batterica) o cortisone indicato solamente dopo 5-7 giorni dall’esordio dei sintomi (da evitarsi in chi non presenta segni di compromissione respiratoria).
No idrossiclorochina
Sospesa l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da Covid-19 al di fuori degli studi clinici. È stato infatti provato un quadro di sostanziale assenza di benefici clinici associati al trattamento in questione, per giunta con possibili impatti negativi determinati da effetti collaterali anche gravi e potenzialmente letali per il paziente.
Niente antibiotici e cortisone, sì paracetamolo
Per gli asintomatici o paucisintomatici è sufficiente il paracetamolo per i sintomi febbrili. Antinfiammatori solo se il quadro clinico del paziente Covid si aggrava, l’utilizzo del cortisone è consigliato solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Niente antibiotici se non in presenza di una persistenza della sintomatologia febbrile per oltre 72 ore. Eparina solo per i soggetti impossibilitati a muoversi