Il burnout lavorativo, cos’è e come affrontarlo

Lo stress sul lavoro è causa del cosiddetto burnout, che crea notevoli disagi soprattutto a chi lavora a contatto con il pubblico. Ecco come riconoscerlo ed evitarlo

Foto di Francesca Noto

Francesca Noto

Esperta di lifestyle ed entertainment

Giornalista freelance esperta di lifestyle ed entertainment

Ormai lo sappiamo, ce l’hanno detto e spiegato in molti contesti diversi: lo stress in sé non è una condizione sbagliata, o negativa; è la modalità con cui il nostro organismo risponde e si adatta alle sollecitazioni e agli stimoli che ha intorno, permettendoci di affrontarli al meglio. Infatti, esso comporta l’aumento, tra le altre cose, dell’attenzione, della concentrazione e della memoria, oltre che di molte altre funzioni psicofisiche, per superare una prova impegnativa. Di fatto, una certa quantità di stress può essere quindi positiva e funzionale per il nostro successo.

Il problema sorge però quando lo stress è troppo, o resta invariato e si mantiene per periodi troppo lunghi. In quel caso, diventa qualcosa di negativo, che può causare ansia, inquietudine, e che è anche alla base di diverse patologie, acute o croniche. Spesso, lo stress di questo tipo si manifesta nell’ambito del lavoro. Allora, se si prolunga per troppo tempo, può portare al cosiddetto “burnout”, o esaurimento. Se un individuo è vittima del burnout lavorativo, il logoramento e l’affaticamento sono tali da non consentirgli più di lavorare come dovrebbe, arrivando alla totale improduttività e a gravi problemi di ordine psicologico, fisico e sociale. Spesso, si verifica in lavoratori che sono a contatto con altre persone (medici, infermieri, caregiver, poliziotti, insegnanti…), ma può presentarsi in qualsiasi ambito professionale.

Tra i sintomi più ovvi del burnout lavorativo, che comunque possono variare da persona a persona, ci sono l’affaticamento fisico e il cosiddetto esaurimento emotivo, ovvero la sensazione di sentirsi svuotati a livello di emozioni, e annullati dal proprio lavoro. Da questo derivano spesso anche una difficoltà crescente nei rapporti con i colleghi e con le persone con cui si ha a che fare sul lavoro (specialmente se è una professione a contatto con il pubblico) e un senso di inadeguatezza e di insuccesso. I sintomi fisici comprendono quelli classici dello stress prolungato e fuori controllo: insonnia, tachicardia, mal di testa, disturbi dell’apparato gastrointestinale. Nei casi più gravi, si può arrivare ad atteggiamenti aggressivi e di difficoltà nel controllare la rabbia, oppure alla chiusura in se stessi e alla depressione.

Fondamentale, in questi casi, è accorgersi per tempo di quelli che possono essere i primi campanelli d’allarme, in modo da non arrivare al vero e proprio burnout. Diventa allora importante iniziare a capire se si è di fronte a un carico di lavoro eccessivo, se si stanno affrontando orari di lavoro troppo lunghi e si pretende troppo da se stessi, con un eccessivo perfezionismo, e se la professione è diventata qualcosa di troppo presente e pesante nella propria esistenza, rosicchiando o rubando del tutto tempo ed energie che dovrebbero essere invece dedicati ad altri ambiti della vita.

Cosa si può fare, in questi casi? La prima cosa da fare è rendersi conto del problema e imparare ad ascoltare e rispettare le proprie esigenze, a dire di no quando necessario, soddisfacendo tutti i bisogni fondamentali dell’esistenza, che magari sono stati messi da parte e abbandonati per perseguire soltanto la carriera lavorativa. Gli esercizi di rilassamento, respirazione e consapevolezza possono aiutare, insieme alla scelta di adottare uno stile di vita più sano, dal punto di vista dell’alimentazione, del sonno, delle ore dedicate all’attività sportiva o al tempo libero, per potersi adeguatamente ricaricare. Nei casi più gravi, è opportuno consultare uno specialista, che saprà indicare il percorso migliore per tornare a gestire adeguatamente la propria esistenza.