Quest’anno, la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica è dedicata a “connettere le persone e il Pianeta: esplorare le innovazioni digitali nella conservazione della natura selvatica“. Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente, sottolinea che attualmente la biodiversità del nostro pianeta sta affrontando una crisi senza precedenti causata da inquinamento, frammentazione degli habitat, erosione del suolo, uso massiccio di pesticidi e desertificazione.
Le tecnologie digitali e non invasive svolgono un ruolo cruciale nell’acquisizione di conoscenze e nella pianificazione di azioni per la salvaguardia delle specie a rischio. Tuttavia, è importante comprendere che da sole non possono risolvere tutti i problemi. Si rendono necessarie decisioni serie e coerenti da parte dei legislatori e dei decisori politici italiani ed europei, che dovrebbero mettere veramente al centro la tutela della natura.
Purtroppo, molti provvedimenti parlamentari o governativi, gli orientamenti della Commissione europea e gli atti di comuni, province autonome e regioni, sembrano stiano riducendo gli sforzi di tutela delle specie a rischio, riportando indietro il paese di almeno 50 anni. Questo comportamento sembra ignorare completamente la firma della Convenzione di Washington, allontanando il Paese dagli obiettivi al 2030 della Strategia Europea per la Biodiversità.
Indice
Il declino della fauna selvatica nel mondo e in Italia: il rapporto del WWF e dell’ISPRA
Il Living Planet Report 2022 del Wwf lancia un campanello d’allarme, rivelando un preoccupante calo medio del 69% nelle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci dal 1970 a livello globale. La situazione si aggrava in America Latina e nei Caraibi, dove la perdita di fauna selvatica tocca addirittura il 94%.
La fragilità della fauna selvatica, minacciata dai cambiamenti climatici e dall’azione nefasta dei bracconieri, è motivo di profonda preoccupazione. Questo scenario ha spinto l’Unga (l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) a istituire una giornata dedicata a sensibilizzare i cittadini degli stati membri sull’importanza della conservazione e della protezione della fauna selvatica.
In Italia, la situazione non è da meno. Il Rapporto Ispra sulla biodiversità rivela che il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre si trovano in uno stato di conservazione sfavorevole. Le specie marine affrontano una sfida simile, con il 22% in uno stato critico. La conservazione degli habitat terrestri è in crisi all’89%, mentre quelli marini mostrano uno status favorevole nel 63% dei casi. Il rapporto identifica 266 specie a rischio di estinzione nel nostro paese, sottolineando l’urgenza di azioni concrete per salvaguardare la biodiversità.
Genetica della conservazione, Ispra pioniere nella tutela della fauna selvatica
La conservazione della fauna selvatica è un’impresa intricata ma cruciale per il mantenimento degli equilibri negli ecosistemi naturali e per la preservazione della biodiversità. Un pilastro fondamentale in questa battaglia è la Genetica della Conservazione, una disciplina che, sfruttando le informazioni contenute nel DNA, valuta il reale rischio di estinzione delle specie, permettendo di progettare misure di conservazione e gestione adeguate alla loro sopravvivenza a medio e lungo termine.
Ispra, con la sua esperienza ultratrentennale nel campo della Genetica della Conservazione, si distingue per aver affrontato più di un centinaio di specie di fauna selvatica minacciate o a rischio, fornendo dati essenziali per strategie di conservazione mirate. Per oltre vent’anni, Ispra ha condotto progetti di genetica non-invasiva, utilizzando campioni biologici senza la necessità di catturare o manipolare gli animali. Questi progetti hanno monitorato le minacce antropiche e le dinamiche di popolazione di specie chiave in Italia, come il lupo, l’orso, la lepre e il gatto selvatico, contribuendo a una conoscenza dettagliata della loro distribuzione, demografia e variabilità genetica.
Queste iniziative hanno rivelato anche casi di ibridazione antropogenica, un fenomeno che potrebbe minacciare la conservazione delle popolazioni selvatiche e influire negativamente sugli ecosistemi. Ispra è coinvolto attivamente in progetti di ricerca nazionali e internazionali finalizzati allo studio di specie di particolare interesse conservazionistico, approfondendo la comprensione dei processi evolutivi che hanno plasmato la loro attuale variabilità genetica e le loro relazioni filogenetiche e filogeografiche.
Come la tecnologia aiuta a proteggere la natura selvaggia in Italia
Legambiente ha presentato il nuovo dossier “Natura selvatica a rischio in Italia“, sottolineando che “Tecnologia e innovazione possono essere preziose alleate nel monitoraggio e nella salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi naturali. Dall’utilizzo di app e droni alla stampa 3D, solo per citarne alcuni, sono tanti gli strumenti tecnologici e i progetti in azione lungo la Penisola che danno concretezza a questo sodalizio sempre più importante”.
Il dossier espone 8 esperienze pilota avviate in Italia, alcune anche grazie ai progetti cofinanziati dal Programma LIFE dell’UE, che stanno ottenendo primi importanti risultati. Tra queste spicca l’app di citizen science Marine Ranger, con la quale dal 2021 ad oggi oltre 3mila utenti hanno segnalato 723 avvistamenti di delfini nel Mediterraneo. L’app, ideata nel 2021 nell’ambito del progetto Life DELFI di cui Legambiente è partner, è stata concepita per monitorare i circa 10mila delfini che vivono nel Mediterraneo, minacciati soprattutto dalle catture accidentali. Ogni anno sulle coste italiane si contano in media 200 esemplari spiaggiati, e nella maggioranza dei casi la causa è di natura antropica.
Innovazione tecnologica a difesa della fauna marina: successi e progetti in Italia
Dall’app Marine Ranger per monitorare i delfini alla criobanca del seme per la trota mediterranea, Legambiente presenta esempi virtuosi di come la tecnologia può essere un alleato prezioso per la salvaguardia della biodiversità.
Tra le esperienze pilota in azione:
- L’app Marine Ranger: con oltre 3.000 utenti e 723 delfini avvistati dal 2021, l’app aiuta a monitorare la popolazione di delfini nel Mediterraneo, minacciata dalle catture accidentali
- L’app Life Sea.Net: offre informazioni dettagliate su otto specie a rischio, come la cicala grande, il corallo rosso e la tartaruga marina Caretta caretta. Gli utenti possono anche segnalarne la presenza inviando foto e coordinate
- La criobanca del seme per la trota mediterranea: nata nel 2021, ha permesso di ripopolare i corsi d’acqua molisani con 23.000 uova embrionate
Questi esempi dimostrano come la tecnologia, unita alla partecipazione attiva dei cittadini, può essere un fattore chiave per la conservazione della fauna selvatica e degli ecosistemi naturali.
Legambiente invita a rafforzare l’utilizzo di tecnologie innovative per la tutela della biodiversità e a promuovere la collaborazione tra cittadini, istituzioni e mondo scientifico per la salvaguardia del patrimonio naturale italiano.
Droni e stampa 3D: tecnologie innovative per la salvaguardia di tartarughe marine e barriere coralline
Dall’utilizzo di droni per monitorare le tartarughe marine alla stampa 3D di barriere coralline artificiali, la tecnologia offre nuove soluzioni per la tutela di specie a rischio e la rigenerazione degli ecosistemi marini.
In Italia, il progetto Turtlenest impiega droni per sorvegliare oltre 630 km di costa in Italia, Francia e Spagna, monitorando i siti di nidificazione della tartaruga marina Caretta caretta e valutando la loro suscettibilità alle inondazioni causate dall’innalzamento del livello del mare.
In Sardegna, un progetto innovativo utilizza la stampa 3D per creare barriere coralline artificiali che favoriscono la proliferazione di spugne, alghe, molluschi e altri organismi, contribuendo alla rigenerazione di questo ecosistema fondamentale per la biodiversità marina.
Queste esperienze dimostrano il potenziale delle tecnologie innovative per la salvaguardia del Pianeta. La collaborazione tra enti di ricerca, istituzioni e mondo scientifico è fondamentale per sviluppare e applicare soluzioni efficaci per la tutela della fauna selvatica e degli ecosistemi marini.
Digitalizzazione delle aree protette, un progetto Pnrr in ritardo ma fondamentale
Legambiente denuncia il ritardo del progetto Pnrr da 100 milioni di euro per la digitalizzazione dei parchi e delle aree marine protette, un intervento fondamentale per la modernizzazione e l’efficienza del sistema di tutela ambientale italiano.
Il progetto prevede lo sviluppo di procedure digitalizzate per:
- Conservazione della natura: monitoraggio di specie e habitat, contrasto del bracconaggio, gestione delle risorse naturali
- Semplificazione amministrativa: digitalizzazione di procedure e autorizzazioni, snellimento dei processi burocratici
- Servizi per i visitatori: prenotazione online, sistemi di pagamento elettronico, fruizione di informazioni e contenuti multimediali
La digitalizzazione offre numerosi vantaggi per le aree protette:
- Migliore gestione del territorio e delle risorse
- Maggiore efficienza e trasparenza delle attività
- Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale
- Promozione di un turismo sostenibile e responsabile
Legambiente sollecita l’accelerazione del progetto Pnrr per la digitalizzazione dei parchi e delle aree marine protette, un investimento strategico per la salvaguardia del patrimonio naturale italiano e per lo sviluppo di un turismo ecocompatibile.
Le proposte di Legambiente per la natura selvatica in Italia
In occasione del World Wildlife Day, Legambiente lancia un appello per accelerare la transizione ecologica e la tutela della biodiversità in Italia. Le proposte si articolano in tre macrotemi:
- Innovazione responsabile e piani d’azione tempestivi: sul fronte dell’innovazione, è cruciale che le aree protette non trascurino l’opportunità offerta dai fondi del Pnrr per la digitalizzazione. Legambiente sottolinea l’importanza di definire al più presto i Piani d’azione per le specie e gli ecosistemi a rischio, approvando quelli in attesa (come lupo, foreste vetuste, flora) e aggiornando quelli già approvati (come orso bruno, tartarughe, trota, camoscio appenninico)
- Obiettivo 2030 e lotta alla crisi climatica: nel contesto dell’obiettivo 2030 e della lotta alla crisi climatica, Legambiente sollecita l’Italia a accelerare la creazione di nuove aree protette e zone di tutela integrale. Ciò include l’istituzione delle oltre 70 aree protette ancora in sospeso e il completamento della designazione dei siti della rete Natura 2000 per evitare la procedura d’infrazione 2028/2021. È essenziale anche stabilire strategie di adattamento e mitigazione per il cambiamento climatico, dirottando le risorse economiche, in particolare dai fondi comunitari. La gestione dell’impatto del cambiamento climatico sulla fauna selvatica migratrice è una priorità, secondo quanto emerso dalla COP14 a Samarcanda
- Transizione ecologica e partecipazione condivisa: sul fronte della transizione ecologica, Legambiente invita l’Italia a intensificare gli sforzi promuovendo un percorso di partecipazione e condivisione tra istituzioni, mondo della ricerca e portatori di interesse. Ciò dovrebbe concentrarsi sulla tutela delle specie a rischio, sulla riduzione dei conflitti legati alla convivenza tra uomo e specie selvatiche, e sulla gestione delle specie aliene. Un punto cruciale da affrontare è il settore della pesca a mare
Biodiversità, Legambiente denuncia la crisi e chiede un cambio di rotta
Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente, lancia un grido d’allarme dichiarando: “La biodiversità del nostro pianeta sta affrontando una crisi senza precedenti, causata da inquinamento, frammentazione degli habitat, erosione del suolo, uso massiccio di pesticidi e desertificazione.” Raimondi sottolinea che le tecnologie digitali e non invasive sono strumenti cruciali per comprendere e pianificare azioni di salvaguardia per le specie a rischio, ma avverte che da sole non possono risolvere tutti i problemi.
Il responsabile biodiversità esprime preoccupazione riguardo alle decisioni attuali dei legislatori e decisori politici, sia italiani che europei, che sembrano retrocedere di 50 anni nella tutela delle specie a rischio. Questa apparente disattenzione alle direttive della Convenzione di Washington minaccia di allontanare il Paese dagli obiettivi al 2030 della Strategia Europea per la Biodiversità. Pertanto, Legambiente fa un accorato appello per un cambio di rotta e un maggiore senso di responsabilità nella tutela della biodiversità.
Aree protette e natura selvatica: le sfide del prossimo decennio
Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, proclama l’importanza del decennio 2020-2030 per la tutela della natura selvatica a rischio. Sottolineando il richiamo dell’articolo 9 della Costituzione aggiornata nel 2022, che riafferma l’interesse nazionale e delle generazioni future nella protezione degli ecosistemi, della biodiversità e degli animali, Nicoletti esorta a un’attenta lungimiranza negli interventi politici.
Il responsabile delle aree protette enfatizza l’urgente necessità di processi partecipativi che coinvolgano i territori e le comunità locali. Al contempo, evidenzia la sfida delle aree protette nel rimanere al passo con le nuove dinamiche, come la digitalizzazione e la transizione ecologica. Nicoletti mette in guardia contro la perdita dell’opportunità legata ai fondi del Pnrr, che potrebbero consentire azioni cruciali per migliorare la conoscenza sulla biodiversità, semplificare le procedure amministrative e monitorare le pressioni e le minacce su specie e habitat.
Tecnologia contro bracconaggio, incendi e smog: sensori IoT per la salvaguardia del Pianeta
Il report di Inwit e Legambiente presenta tre esperienze pilota che dimostrano come i sensori IoT (Internet of Things) possano essere utilizzati per la protezione della natura. Questi sensori si dimostrano essenziali nel rilevare gli spostamenti dei bracconieri, individuando il suono di trappole o armi da fuoco e facilitando l’intervento dei ranger.
Nel contrastare gli incendi, i sensori IoT rilevano la posizione, l’intensità, la diffusione e la probabilità di verifica. Il comune siciliano di Carini sta sfruttando questa tecnologia con successo per affrontare gli incendi.
Infine, i sensori IoT giocano un ruolo chiave nei monitoraggi condotti da Inwit e Legambiente sulla qualità dell’aria e sui relativi impatti sulla biodiversità. Le aree coinvolte includono i Parchi Nazionali d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Maiella e le Riserve Regionali Naturali Zompo lo Schioppo e Monte Genzana Alto Gizio.