Ventilatore o condizionatore, quale consuma e inquina di meno

Quali sono i consumi degli strumenti per raffreddare? Tra ventilatore e condizionare, a vincere è la modalità deumidificatore. Non tutti sono d'accordo

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 6 Luglio 2025 08:47

Nella calda estate italiana, quale strumento è il migliore per rinfrescarsi? La sfida è tra ventilatore e condizionatore. Il ventilatore gira l’aria consumando davvero poco, mentre il condizionatore abbassa la temperatura, gestisce l’umidità, ma incide di più in bolletta.

Risparmio o efficacia? La domanda non è banale e la risposta neanche. Usare un ventilatore in una casa ben isolata può essere più efficace di un condizionatore in una struttura con più fessure che porte e finestre. Cerchiamo quindi di capire insieme qual è la strategia migliore, tra efficienza e risparmio, per ridurre costi ed emissioni senza rinunciare a un’estate sopportabile, fresca e vivibile.

Raffrescare la casa: dati a confronto

Analizzando le potenze medie, un ventilatore portatile assorbe appena 40W, che corrispondono a circa 0,32 kWh dopo 8 ore di utilizzo continuo. Per un costo giornaliero di soli 0,10 euro (tariffa 0,30 euro/kWh). Invece il condizionatore in modalità raffrescamento, con potenza di 1,000W, consuma 1 kWh in un’ora, pari a 0,30 euro. Tutto cambia impostando la sola funzione “deumidificatore”: la potenza scende a 500W, dimezzando il consumo a 0,15 euro/ora.

I numeri sono più semplici della realtà: il ventilatore è la soluzione più economica e “leggera” dal punto di vista energetico. Ma non basta. Si tratta di una scelta per chi cerca comfort, non vero “fresco”. Il ventilatore sposta l’aria, non la raffredda.

Il condizionatore diventa invece indispensabile in presenza di temperature elevate o di elevata umidità, ma il prezzo da pagare in bolletta, e in termini di emissioni, è decisamente superiore.

La funzione deumidificatore

Usare il condizionatore in modalità deumidificatore può rappresentare un buon compromesso. Il consumo teorico è, in questo caso, di 0,5 kW, ovvero la metà rispetto al raffrescamento tradizionale. Il costo orario si riduce così a 0,15 euri. Ma a differenza della funzione “raffrescamento”, che cicla accensione e spegnimento al raggiungimento della temperatura predisposta, la modalità deumidificatore lavora ininterrottamente finché il livello di umidità non scende a quello desiderato.

Per valutare il risparmio reale è dunque necessario calcolare le ore di esercizio effettive. In un ambiente con umidità iniziale del 70%, la macchina potrebbe restare accesa in media quattro ore al giorno, generando una spesa di circa 0,60 euro. Questo importo rimane inferiore al costo di un’ora di condizionamento tradizionale, ma solo se si considerano i tempi di funzionamento reali e non le semplici ore di accensione programmate.

Come rinfrescare responsabilmente

Il vero raffrescamento sostenibile non si basa solo sulla scelta dell’apparecchio, ma anche su interventi passivi e sull’integrazione con fonti rinnovabili. Un buon isolamento termico di pareti e tetto e l’impiego di tende esterne o pellicole riflettenti riducono fino al 60% l’irraggiamento solare, diminuendo la necessità di raffrescamento attivo. La ventilazione notturna, sfruttando l’aria fresca delle ore serali, può essere potenziata da un semplice ventilatore impostato a bassa velocità, evitando di ricorrere all’aria condizionata nelle ore meno critiche.

Per chi dispone di un impianto fotovoltaico, alimentare direttamente ventilatori e condizionatori con energia solare autoprodotta e immagazzinata in batterie domestiche permette di coprire i picchi di domanda serale senza appesantire la rete pubblica. Infine, l’uso combinato, impostando il condizionatore a 25–26 °C e affiancandolo a un ventilatore a soffitto, massimizza il risultato di fresco percepito riducendo i cicli di accensione e spegnimento.