La normativa per la gestione dei rifiuti in Italia

Scopri in che modo funziona la gestione dei rifiuti in Italia e cosa dice la sua normativa

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Redazione

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Chi si occupa della gestione dei rifiuti in Italia? Prima di tutto bisogna dire che la gestione va divisa in due macro aree distinte: operazioni di recupero e operazioni di trattamento-smaltimento. Nel primo caso è competenza degli impianti che gestiscono i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, nel secondo invece intervengono discariche, inceneritori e impianti di trattamento meccanico-biologico.

Bisogna considerare però che inceneritori e termovalorizzatori non sono la stessa cosa, in quanto si tratta di impianti diversi. Gli inceneritori sono impianti che bruciano i rifiuti e basta, mentre i termovalorizzatori li bruciano per produrre energia quindi cambia l’obiettivo.

L’Italia nel recupero dei rifiuti è tra le più virtuose in Europa dato che più del 50% dei rifiuti urbani prodotti dai singoli cittadini (non dalle industrie) viene riciclato. In Unione Europea mediamente viene sottoposto a riciclo il 47% dei rifiuti urbani.

Lo smaltimento dei rifiuti in Italia è stato regolato organicamente dal DPR 915 del 10 settembre 1982, emanato in attuazione delle direttive CEE n. 75/442 (relativa ai rifiuti pericolosi), n. 76/403 sullo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili) e n. 78/319 (relativa ai rifiuti in genere).

In Italia la discarica ha sempre avuto un ruolo molto importante, più dell’incenerimento, una procedura che è stata applicata sempre meno nel ventennio 1970÷1990 a causa della forte opposizione dell’opinione pubblica e dei movimenti ambientalisti. Senza contare che molti piccoli impianti furono chiusi in seguito all’entrata in vigore nel 1984 della nuova normativa tecnica di attuazione del DPR 915/’82.

Lo smaltimento dei rifiuti costituisce quindi la fase residuale della gestione dei rifiuti e deve essere effettuata in condizioni di sicurezza per l’ambiente e le persone. Qualsiasi normativa sia italiana che Europea in realtà spinge molto sul fatto che i rifiuti da smaltire debbano essere ridotti il più possibile spingendone il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero.

Smaltimento dei rifiuti: come funziona

Lo smaltimento dei rifiuti come funziona? Per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nei vari comuni si utilizzano diverse tipologie di contenitori, i sacchi, i bidoni (più limitato ai centri storici e comunque a luoghi difficili da raggiungere), i cassonetti, i contenitori scarrabili (per la raccolta di rifiuti dei centri commerciali e dei rifiuti ingombranti), le campane e i contenitori vari per materiali raccolti in via differenziata.

Il trasporto dei rifiuti viene effettuato con appositi veicoli che possono essere tradizionali, cioè senza attrezzatura autocompattante (usati per il ritiro porta a porta) o autocompattatori. Nel caso in cui sia necessario trasferire i rifiuti su lunghe distanze fino all’impianto di smaltimento intervengono le stazioni di trasferimento, che sono dei punti di riferimento dove avviene il travaso dei rifiuti da mezzi più piccoli a mezzi di maggiore capacità. Per ottimizzare i costi, al semplice travaso è spesso associata la compattazione del rifiuto.

Esistono anche diverse modalità di smaltimento. I rifiuti possono essere infatti smaltiti nelle discariche, bruciati negli inceneritori o “termovalorizzatori“ (che sono impianti con scopi diversi), trattati nei compostaggi o in altri impianti specializzati oppure riciclati per essere nuovamente utilizzati.

I rifiuti speciali vengono gestiti attraverso tecniche e procedure che sono diversi dai rifiuti urbani per evitare il rilascio di materiali pericolosi per l’ambiente in fase di raccolta e di smaltimento. Gli impianti dove vengono smaltiti questi rifiuti devono rispondere a requisiti e standard stabiliti dalla legge per poter procedere nel pieno rispetto dell’ambiente.

Il riconoscimento e a classificazione dei rifiuti è importante perché a seconda di cosa si tratta si definisce come, e dove, devono essere smaltiti. I rifiuti infatti sono classificati in base alla provenienza (quindi rifiuti urbani e rifiuti speciali) e secondo le caratteristiche che ne determinano la pericolosità (rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi).

Smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi

Quando si parla di smaltimento dei rifiuti speciali bisogna avere chiaro prima di tutto di cosa si tratta. I rifiuti speciali fanno riferimento a prodotti di scarto appartenenti alla categoria dei rifiuti industriali, artigianali, agricoli e commerciali. Ma non solo: sono considerati rifiuti speciali anche:

  • rifiuti composti da materiali da costruzione, che provengono da attività di demolizione e scavo
  • veicoli e macchinari obsoleti
  • rifiuti prodotti da ospedali e case di cura
  • residui che provengono dal trattamento di rifiuti solidi urbani e dal trattamento delle acque reflue civili

I rifiuti pericolosi invece comprendono rifiuti che rappresentano un pericolo immediato, o nel lungo termine, per la salute dell’uomo e la vita animale e vegetale. Si tratta perlopiù di rifiuti di origine industriale, che hanno una serie di caratteristiche che ne definiscono il pericolo:

  • Infiammabilità, quindi formazione di fiamma a bassa temperatura
  • Tossicità/nocività/irritabilità, che hanno rischi per la salute acuti o cronici che causano problemi conseguenti ad ingestione, inalazione, penetrazione dermica
  • Corrosività, che provoca distruzione di tessuti vivi
  • Cancerogenicità, che determina malformazioni cancerose
  • Teratogenicità, che causa malformazioni congenite, non ereditarie
  • Mutagenicità, che causa quindi difetti genetici ereditari
  • Infettabilità, che provoca malattie all’uomo ed altri organismi viventi
  • Reattività, a causa dello sviluppo di calore, gas tossici o altri prodotti pericolosi, a seguito di contatto con rifiuti, acqua o aria
  • Esplosività, cioè possibilità di esplosione per effetto di fiamme, urti, attriti

Quindi, a titolo di esempio, sono certamente rifiuti pericolosi i seguenti prodotti (per un elenco più completo si rimanda alla direttiva CEE 91/689 relativa ai rifiuti pericolosi):

  • prodotti farmaceutici e medicine
  • biocidi e prodotti fitosanitari
  • inchiostri, coloranti, pigmenti, pitture, lacche e vernici
  • oli minerali
  • prodotti di laboratori fotografici
  • materiali catalitici usati
  • accumulatori e pile elettriche
  • prodotti isolanti contenenti PCB e PCT
  • solventi esausti

La raccolta e il trasporto di questi rifiuti si basa su sistemi tradizionali, quindi sono usati gli automezzi con cassone per i rifiuti solidi e le autocisterne per rifiuti liquidi e melmosi. Nel caso del trasporto di rifiuti liquidi pericolosi, spesso questo avviene mediante fusti sigillati.

Smaltimento dei rifiuti ingombranti

I rifiuti ingombranti sono per definizione rifiuti solidi urbani che a causa del loro eccessivo peso o volume non possono essere depositati nei cassonetti stradali del secco e in generale in nessuna delle tipologie di raccolta differenziata disponibili. Alcuni tra gli oggetti ingombranti sono armadi, tavoli, mobili, divani, sedie, poltrone, reti e strutture dei letti, biciclette, lampadari e così via.

La procedura di smaltimento dei rifiuti ingombranti è differente perché spesso oggetti come gli elettrodomestici contengono sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente. I frigoriferi, ad esempio, contengono nel loro circuito di raffreddamento i clorofluorocarburi, che sono tra i componenti responsabili del buco dell’ozono.

I rifiuti ingombranti però non sono i cosiddetti RAEE (sigla che identifica i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), per i quali è prevista una gestione differente rispetto a quella tradizionale. Si tratta di frigoriferi, lavatrici, televisori, piccoli elettrodomestici e lampade al neon.

In ogni comune solitamente è a disposizione un servizio pubblico di raccolta dei rifiuti ingombranti, ma le modalità di ritiro e raccolta variano a seconda della zona. In generale però lo smaltimento dei rifiuti ingombranti può prevedere di:

  • potersi recare presso le isole ecologiche più vicine, che sono centri di raccolta allestiti dagli Enti locali che si occupano proprio di smaltire i diversi tipi di rifiuti, che poi li inviano ad appositi impianti di trattamento
  • farli ritirare a domicilio dall’ente municipale della nettezza urbana, solitamente c’è la possibilità di prenotare il ritiro in modo gratuito o pagando una piccola cifra

Gestione dei rifiuti normativa europea

A livello europeo sono stati fatti ampi progressi per definire degli obiettivi concreti per proteggere l’ambiente e la salute attraverso la prevenzione degli effetti nocivi della produzione e della gestione dei rifiuti. In particolare la Direttiva 2008/98/CE rinominata “Direttiva Quadro Rifiuti”, modificata in seguito dalla Direttiva 2018/851/UE, stabilisce un quadro giuridico comune europeo per la gestione e il trattamento dei rifiuti. Secondo questa direttiva, i paesi dell’Unione Europea devono definire, entro l’1 gennaio 2025, la raccolta differenziata dei rifiuti tessili e dei rifiuti pericolosi generati dalle famiglie e a garantire che, entro la data del 31 dicembre 2023, i rifiuti organici siano raccolti separatamente o riciclati alla fonte.

La normativa sulla gestione dei rifiuti in questione prevede inoltre dei precisi obblighi di gestione dei rifiuti secondo cui ogni produttore o detentore di rifiuti deve provvedere personalmente al loro trattamento oppure consegnarli ad un commerciante, ente o impresa autorizzata a farlo. É anche possibile per gli Stati membri collaborare per creare una rete di impianti di smaltimento dei rifiuti allo scopo di permettere l’indipendenza dell’Unione europea in materia di trattamento dei rifiuti.

Lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi in particolare devono essere eseguiti in modo da non causare danni all’ambiente e alla salute delle persone. I rifiuti pericolosi devono essere trattati e gestiti separatamente e non devono essere mischiati con altre categorie, oltre a dover essere confezionati o etichettati conformemente alle normative internazionali o comunitarie.

Qualsiasi ente o impresa che debba procedere con il trattamento dei rifiuti deve ottenere l’autorizzazione dell’autorità competente, che determina in particolare il tipo e la quantità di rifiuti trattati, il metodo da utilizzare, le operazioni di monitoraggio e di controllo.