Nel 2023 l’Italia ha piantato oltre 2,4 milioni di alberi, un investimento per il futuro

Pubblicata la quarta edizione dell'Atlante delle Foreste, che analizza gli interventi di rimboschimento in Italia e i benefici ambientali ed economici associati

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 11 Novembre 2024 13:53

La forestazione si conferma un pilastro fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico. Secondo l’Atlante delle Foreste alla sua quarta edizione, nel 2023 sono stati messi a dimora in Italia oltre 2,4 milioni di alberi su una superficie di oltre 3.000 ettari. Un risultato che testimonia l’impegno del Paese nel costruire un futuro più sostenibile.

Questa massiccia campagna di rimboschimento, frutto di una proficua collaborazione tra pubblico e privato, rappresenta un investimento a lungo termine con ricadute economiche significative. Si stima infatti che ogni anno, per l’intera durata del progetto (stimata in oltre 30 anni), si generino oltre 16 milioni di euro di ricavi.

L’indagine di Legambiente, AzzeroCO2 e Compagnia delle Foreste ha analizzato circa 300 progetti di forestazione, evidenziando una maggiore consapevolezza dell’importanza degli alberi come risorsa strategica. Piantare alberi non è solo un gesto simbolico, ma una scelta concreta che contribuisce a migliorare la qualità dell’aria, a proteggere il suolo e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Lo studio offre un quadro dettagliato degli interventi realizzati a livello regionale, sottolineando come la forestazione sia ormai una pratica diffusa in tutto il territorio nazionale. L’Italia sta diventando sempre più verde, grazie a politiche ambientali lungimiranti e a una crescente sensibilità verso le tematiche sostenibili.

Italia e forestazione, una risorsa per il clima e l’economia

L’Atlante delle Foreste, nella sua quarta edizione, ha svelato un tesoro nascosto: il valore economico delle nuove infrastrutture verdi create in Italia. Andando oltre la semplice bellezza estetica, gli alberi piantati generano un impatto economico significativo e duraturo, contribuendo alla salute del nostro pianeta e al benessere delle comunità.

L’analisi condotta dall’Atlante ha considerato diversi fattori che contribuiscono al valore economico delle foreste:

  • Mitigazione del clima: gli alberi assorbono anidride carbonica, mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici. Questo servizio ecosistemico è valutato in 2.202,9 euro per ettaro all’anno;
  • Qualità dell’aria e del suolo: le foreste filtrano l’aria e proteggono il suolo dall’erosione, contribuendo alla salute delle persone e degli ecosistemi. Questo beneficio è stimato in 639,2 euro per ettaro all’anno;
  • Biodiversità e ecosistemi: le foreste sono habitat per innumerevoli specie e svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri naturali. Questo servizio ecosistemico è valutato in 2.342,5 euro per ettaro ogni anno;
  • Turismo sostenibile: Le aree forestali attraggono turisti e appassionati della natura, generando ricavi per le comunità locali.

Per ottenere questi risultati, l’Atlante delle Foreste si basa su una metodologia rigorosa, che prevede la raccolta dati sul campo, effettuata in collaborazione con Compagnia delle Foreste, e l’elaborazione di modelli economici sviluppati da AzzeroCO2.

“Con questa nuova edizione dell’Atlante delle Foreste”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “abbiamo voluto sottolineare l’importanza di investire nella forestazione. Gli alberi non sono solo un ornamento, ma un asset fondamentale per il nostro futuro. Piantare alberi significa contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, migliorare la qualità della vita e creare nuove opportunità economiche”.

Legambiente, con la sua storica campagna Festa dell’Albero, invita tutti a partecipare attivamente alla creazione di un futuro più verde e sostenibile. “Vogliamo città più belle, respirabili e resilienti agli effetti della crisi climatica”, conclude Zampetti. “E questo obiettivo si raggiunge anche attraverso la buona gestione degli spazi verdi urbani, troppo spesso trascurati”.

L’Atlante delle Foreste ci mostra che gli alberi non sono solo belli da vedere, ma rappresentano un investimento economico saggio. Proteggendo le nostre foreste e piantandone di nuove, stiamo costruendo un futuro più sano e prospero per tutti.

Distribuzione e impatto della forestazione in Italia, un’analisi regionale

Dallo studio sull’attività di forestazione emerge che il Trentino-Alto Adige ha raggiunto il primato nazionale in termini di numero di alberi piantati. Con oltre 637.000 nuove piante, la regione, in particolare nelle Province autonome di Trento e Bolzano, guida la classifica grazie a un uso consistente dei fondi sia pubblici che privati. Il successo di questa regione è seguito da altre aree come il Piemonte, insieme alla Basilicata e alla Puglia, che guadagnano posizioni grazie a nuovi progetti di forestazione, un segnale positivo per il centro-sud Italia.

Anche a livello delle Città metropolitane, il sud Italia si distingue in positivo. Bari e Messina occupano infatti le prime posizioni della classifica insieme a Torino, beneficiando di interventi di forestazione finanziati attraverso fondi derivanti dal Decreto Clima e dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Questi interventi dimostrano come le città del sud stiano puntando a diventare più verdi e resilienti, sfruttando le risorse economiche messe a disposizione per creare aree verdi e migliorare la qualità dell’ambiente urbano.

Il segno positivo, tuttavia, non coinvolge tutte le regioni italiane. Sette regioni (Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Calabria e Molise) non hanno registrato nuove piantagioni finanziate con fondi regionali nel corso del 2023. Questo dato potrebbe indicare una fase di transizione per le politiche forestali italiane, dovuta alla chiusura del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 e all’attesa dell’entrata in vigore dei nuovi piani strategici previsti dal Complemento regionale per lo sviluppo rurale del Piano strategico della PAC 2023-2027.

La Liguria rappresenta un caso diverso: qui l’assenza di nuovi interventi di forestazione non riflette una carenza di politiche verdi, ma una decisione ponderata legata all’alta percentuale di superficie boschiva già presente nel territorio. Con una copertura forestale già molto ampia, la regione ha optato per la conservazione e gestione delle aree verdi esistenti, dimostrando come l’incremento di nuove piantagioni non sia sempre l’unico indicatore di un efficace impegno ambientale.

L’analisi conferma che l’assenza di incrementi nel numero di alberi piantati non va necessariamente interpretata in modo negativo, ma deve essere contestualizzata. Ogni regione presenta peculiarità territoriali ed esigenze specifiche, che influenzano le scelte in materia di forestazione. Alcune regioni, ad esempio, hanno programmato le nuove attività di piantagione per il 2024, aspettando la piena disponibilità dei fondi europei e nazionali per proseguire con progetti mirati e sostenibili.

La qualità degli investimenti verdi: una prospettiva sostenibile

Oltre alla quantità, è fondamentale considerare la qualità dell’investimento verde, ponendo attenzione alla scelta delle specie arboree che vengono messe a dimora. Non tutti gli alberi sono uguali e neanche i territori che li ospitano. I cambiamenti climatici impongono una riflessione urgente sulla progettazione degli interventi di forestazione, sia in aree urbane che in aree parco.

In questa prospettiva, lo studio suggerisce il potenziale utilizzo delle specie esotiche non invasive, che in determinati contesti potrebbero rafforzare la resilienza dei territori sottoposti oggi ad un forte stress. Queste piante non sono la risposta definitiva al clima che cambia; tuttavia, se ne può valutare l’utilizzo in alcuni contesti, analizzandone di volta in volta il rapporto rischi/benefici a livello territoriale. L’accelerazione del cambiamento climatico sarà infatti una dura prova, anche per gli alberi. Alcune specie se la caveranno meglio di altre in futuro, per questo potrebbero esserci dei “compromessi” nella selezione delle specie da utilizzare, con l’obiettivo di favorire la progressiva ricostituzione di un suolo forestale e di creare le condizioni per il ritorno delle specie autoctone.

“L’aumento delle temperature, la maggiore frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi, come siccità e ondate di calore, ma anche alluvioni e nubifragi, fenomeni legati all’aumento della temperatura dei mari che altera i modelli climatici, stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza e la resilienza degli ecosistemi forestali e del verde urbano. Considerando che l’estate appena trascorsa potrebbe essere la più fresca tra quelle future, è fondamentale rivedere le linee guida e i modelli di riforestazione applicati per decenni, che oggi non sempre sono adeguati a fronteggiare le nuove sfide. Così si rimettono in discussione e si ristudiano anche le tipologie di piante da mettere a dimora,” ha commentato Sandro Scollato, Amministratore delegato di AzzeroCO2.

“In AzzeroCO2 collaboriamo con gli enti pubblici per identificare le piante più adatte a favorire la resilienza degli ecosistemi locali. Sebbene la normativa vigente in alcune Regioni e il buon senso suggeriscano di privilegiare quanto più possibile l’uso di specie autoctone, oggi dobbiamo essere aperti a valutare, caso per caso, l’impiego di specie alloctone non invasive che possano adattarsi meglio alle nuove condizioni microclimatiche. L’obiettivo deve essere sempre quello di creare ecosistemi resilienti e adattabili, affrontando le sfide attuali e future con interventi di forestazione all’altezza dei cambiamenti climatici in corso”.

Il ruolo del Pnrr nella forestazione urbana ed extraurbana

Tra gli strumenti per attuare le politiche di forestazione urbana ed extraurbana, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha svolto negli ultimi due anni un ruolo importante, anche se alla fine del 2023 l’obiettivo iniziale cumulato in capo alle Città metropolitane è stato ridimensionato nel numero di alberi e nell’importo ammesso a finanziamento.

Il nuovo obiettivo, più realistico, prevede ora la messa a dimora di 4,5 milioni di alberi con un finanziamento ridotto a 210 milioni di euro. Il primo target (relativo al 2022) è stato considerato raggiunto con la messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi e piantine) per oltre 2 milioni di alberi e arbusti, destinati principalmente alle aree metropolitane.

Risulta evidente dall’indagine condotta sul 2023 che per molti progetti la fase di transplanting programmata non è stata portata a termine: buona parte delle Città metropolitane, infatti, mostrano valori pari a “0” per numero progetti finanziati, superfici coinvolte, alberi messi a dimora ed euro investiti.

Per il biennio 2023-2024, il Pnrr ha già finanziato altri 52 progetti per oltre 2,5 milioni di piante, con un investimento di 113 milioni di euro. Ci si augura che ciò consentirà di raggiungere, entro il 31 dicembre 2024, il nuovo obiettivo di messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi o piante) per almeno 4,5 milioni di alberi e arbusti.

Nuove opportunità per le foreste italiane: tra Pnrr e normative europee

Oltre al Pnrr, altri strumenti si profilano all’orizzonte per sostenere la salute delle foreste italiane. L’istituzione del Registro pubblico dei crediti di carbonio generati dal settore agroforestale, prevista dalla Legge n. 41 del 21 aprile 2023, rappresenta un passo importante. Sebbene il Registro sia già stato istituito presso il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura ed Economia Agraria (Crea), l’operatività è ancora in attesa delle linee guida per la generazione, contabilizzazione e certificazione dei crediti nonché per la loro iscrizione e gestione. Il ritardo, dovuto anche al processo negoziale in corso a livello europeo, rallenta lo sviluppo di un sistema che potrebbe offrire trasparenza e incentivi economici favorendo l’espansione degli interventi di rimboschimento.

A livello europeo, la Nature Restoration Law rappresenta un importante passo avanti per la tutela della biodiversità e fornisce ulteriore impulso agli investimenti in progetti di forestazione. Pur essendo meno ambiziosa della proposta iniziale, la legge introduce obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati, con benefici per l’ambiente, l’economia e la salute. Entro il 1° settembre 2026, gli Stati membri dovranno presentare piani nazionali di ripristino, stimolando così investimenti in progetti che possono prevedere anche attività di forestazione.

Dalla quarta edizione dell’Atlante delle Foreste emerge quindi chiaramente come la comprensione delle sfide e delle opportunità sia cruciale per portare avanti politiche di forestazione efficaci, in grado di supportare una pianificazione forestale a lungo termine e integrata con le esigenze dei territori. Solo così il patrimonio verde del Paese potrà svolgere appieno il suo ruolo fondamentale per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità e il benessere delle comunità.