Scioglimento dei ghiacciai italiani, la crisi climatica colpisce anche ad alta quota

Sul ghiacciaio del Forni, tassi di fusione dai 4 agli 8 cm al giorno a quota 2.650 e 2.600 m, perdita di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 15 Agosto 2024 10:41

La crisi climatica accelera il passo anche ad alta quota. Un nuovo campanello d’allarme arriva dal ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande d’Italia situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, in Lombardia. Da quasi un mese, ossia dalla seconda settimana di luglio ad oggi, con l’arrivo dell’anticiclone africano, il ghiacciaio dei Forni è in fusione giorno e notte con un elevato tasso di fusione che va dai 4 agli 8 cm al giorno di ghiaccio fuso a quota 2650 e 2600 m, con una perdita totale di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri.

Il ghiacciaio dei Forni, situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, è uno dei gioielli naturali più preziosi d’Italia. Con i suoi 11 chilometri quadrati di estensione, è il secondo ghiacciaio più grande del paese e rappresenta un importante indicatore dello stato di salute del nostro pianeta. Tuttavia, le recenti condizioni climatiche estreme hanno accelerato il processo di fusione del ghiacciaio, mettendo in pericolo la sua stessa esistenza.

Dalla seconda settimana di luglio, l’anticiclone africano ha portato temperature eccezionalmente alte, causando una fusione continua del ghiacciaio. Questo fenomeno ha raggiunto tassi di fusione che vanno dai 4 agli 8 cm al giorno, con una perdita totale di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri. Questo rapido scioglimento non solo riduce la massa del ghiacciaio, ma ha anche gravi implicazioni per l’ecosistema locale e per le risorse idriche della regione.

Il ghiacciaio dei Forni gioca un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio idrologico della zona. La sua fusione fornisce acqua dolce ai fiumi e ai torrenti circostanti, sostenendo la biodiversità e le attività umane. Tuttavia, la rapida perdita di ghiaccio potrebbe portare a carenze idriche, con conseguenze negative per l’agricoltura, l’industria e la vita quotidiana delle comunità locali.

Inoltre, la fusione del ghiacciaio ha un impatto significativo sull’ecosistema alpino. La riduzione della copertura di ghiaccio può alterare i cicli di vita delle piante e degli animali che dipendono da un ambiente freddo e umido. Questo potrebbe portare a cambiamenti nella distribuzione delle specie e alla perdita di biodiversità.

La crisi climatica non solo accelera il processo di fusione dei ghiacciai, ma mette anche in luce la necessità di azioni immediate e concertate per mitigare i suoi effetti. Gli scienziati e i ricercatori stanno monitorando attentamente il ghiacciaio dei Forni e altri ghiacciai in tutto il mondo per comprendere meglio i meccanismi del cambiamento climatico e sviluppare strategie per proteggere questi preziosi ecosistemi.

Le autorità locali e nazionali devono collaborare per implementare politiche di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico. Questo include la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione di pratiche sostenibili e l’investimento in tecnologie verdi. Solo attraverso un impegno collettivo e una pianificazione a lungo termine sarà possibile proteggere i ghiacciai e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

La crisi del ghiacciaio dei Forni: un anno di contrasti meteorologici e sfide ambientali

A pesare sulla capacità di resistenza del ghiacciaio dei Forni sono stati i forti contrasti meteorologici che hanno segnato questo 2024. Le abbondanti e tardive nevicate arrivate sulle Alpi, seguite da elevate temperature estive e temperature notturne che, in particolare sul ghiacciaio dei Forni, dalla seconda settimana di luglio non sono mai andate sotto lo zero, hanno creato condizioni estremamente sfavorevoli per la conservazione del ghiaccio.

Il ghiacciaio dei Forni, situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio in Lombardia, è uno dei gioielli naturali più preziosi d’Italia. Con i suoi 11 chilometri quadrati di estensione, è il secondo ghiacciaio più grande del paese e rappresenta un importante indicatore dello stato di salute del nostro pianeta. Tuttavia, le recenti condizioni climatiche estreme hanno accelerato il processo di fusione del ghiacciaio, mettendo in pericolo la sua stessa esistenza.

La fronte del ghiacciaio è, inoltre, ancor più ricoperta di detrito e black carbon, scura, con riflettività inferiore al 15%. Questo fenomeno è noto come “darkening“, o scurimento del ghiaccio, causato dalle deposizioni atmosferiche e dai crolli in roccia. Il black carbon, proveniente da fonti di inquinamento come i combustibili fossili e gli incendi boschivi, si deposita sulla superficie del ghiacciaio, riducendone la capacità di riflettere la luce solare e accelerando così il processo di fusione.

Le condizioni meteorologiche estreme del 2024 hanno esacerbato i problemi già esistenti. Le abbondanti nevicate tardive, seguite da temperature estive eccezionalmente alte, hanno creato un ambiente in cui il ghiaccio non ha avuto la possibilità di rigenerarsi. Le temperature notturne, che non sono mai scese sotto lo zero dalla seconda settimana di luglio, hanno ulteriormente accelerato il processo di fusione.

Il darkening del ghiacciaio, causato dalle deposizioni atmosferiche e dai crolli in roccia, ha ridotto la riflettività della superficie del ghiacciaio, rendendolo più suscettibile all’assorbimento di calore. Questo fenomeno ha creato un circolo vizioso in cui il ghiaccio si scioglie più rapidamente, esponendo ulteriormente la superficie scura e accelerando ulteriormente il processo di fusione.

Inoltre, la presenza di elevate concentrazioni di piombo nei sedimenti del ghiacciaio dei Forni è un ulteriore motivo di preoccupazione. Questo inquinamento storico, dovuto ai detriti bellici, continua a influenzare negativamente la salute del ghiacciaio e dell’ecosistema circostante. La contaminazione da piombo può avere effetti negativi sulla fauna e sulla flora locali, oltre a rappresentare un rischio per la salute umana.

In conclusione, la crisi del ghiacciaio dei Forni è il risultato di una combinazione di fattori ambientali e storici. Le condizioni meteorologiche estreme del 2024, il darkening del ghiaccio e la contaminazione da piombo hanno creato un ambiente in cui il ghiacciaio non ha avuto la possibilità di rigenerarsi. Solo attraverso un impegno continuo e una pianificazione a lungo termine sarà possibile affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e proteggere i nostri preziosi ecosistemi. È necessario un approccio integrato che includa la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione di pratiche sostenibili e l’investimento in tecnologie verdi per garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Ghiacciaio dei Forni: tra ordigni inesplosi e rifiuti abbandonati

L’elevato tasso di fusione del ghiacciaio dei Forni ha portato alla luce non solo i segni del cambiamento climatico, ma anche elementi del passato e della contemporaneità. In particolare, nel luglio 2024, l’intensa fusione ha rivelato un ordigno inesploso risalente alla Prima Guerra Mondiale, rinvenuto alla base della stazione meteorologica Unimi Esp. Questo ritrovamento testimonia come il ghiacciaio non solo funzioni come un barometro del cambiamento climatico, ma anche come una sorta di deposito di materiali storici e contemporanei.

Oltre agli ordigni bellici e ai reperti storici, il ghiacciaio dei Forni ha svelato un’altra realtà preoccupante: la presenza abbondante di rifiuti. Salendo in quota, è possibile imbattersi in una varietà di detriti, molti dei quali sono rifiuti di plastica, come i packaging alimentari. Questi rifiuti, appartenenti a periodi diversi, dalla plastica moderna alle macroplastiche più datate, rappresentano una grave minaccia per l’ambiente montano. La situazione è emersa chiaramente durante le giornate di Clean Up organizzate dalla Carovana dei Ghiacciai di Legambiente, nell’ambito dell’iniziativa “Puliamo il Mondo“. In particolare, la pulizia effettuata in anteprima sul ghiacciaio dei Forni ha messo in luce l’ampiezza del problema.

Anche i monitoraggi condotti dall’Università di Milano nei mesi di agosto 2021 e 2022 hanno confermato la presenza di rifiuti abbandonati, evidenziando la persistente contaminazione del ghiacciaio. Questi studi hanno dimostrato come, accanto agli effetti del riscaldamento globale, vi sia una crescente preoccupazione per l’inquinamento da plastica, che continua ad accumularsi nei luoghi più inaccessibili e fragili del nostro pianeta.

La situazione del ghiacciaio dei Forni mette in luce la necessità urgente di azioni coordinate per la pulizia ambientale e la prevenzione dell’abbandono di rifiuti, oltre alla necessità di affrontare la crisi climatica con misure efficaci e sostenibili.

Carovana dei Ghiacciai 2024: monitoraggio e pulizia per un futuro sostenibile

La campagna internazionale Carovana dei Ghiacciai 2024, promossa da Legambiente e dedicata al monitoraggio dei ghiacciai, è partita con un’anteprima speciale che si è svolta sul ghiacciaio dei Forni. Questa iniziativa, che gode della collaborazione di Cipra Italia e della partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, è sostenuta da numerosi partner, tra cui FRoSTA, Sammontana e Fpz, e supportata dal partner tecnico Ephoto. I media partner includono La Nuova Ecologia e L’Altra Montagna.

Quest’anno, la campagna ha anticipato la sua partenza, originariamente prevista dal 18 agosto al 9 settembre, con un evento speciale che si è svolto il 5 agosto. L’anteprima ha visto il team di Carovana dei Ghiacciai, composto da esperti del settore scientifico, salire in quota insieme ai rappresentanti del Comune di Valfurva. L’evento ha avuto un doppio obiettivo:

  • focalizzarsi sulla crisi climatica e sull’agonia dei ghiacciai
  • mettere in evidenza i rifiuti abbandonati in alta quota

Il primo obiettivo è stato affrontato grazie alle indagini condotte da esperti come Antonella Senese, ricercatrice presso Unimi Esp e membro del Comitato Glaciologico Italiano, Roberto Ambrosini, professore presso Unimi Esp e componente del Comitato Glaciologico Italiano, Stefano Morosini, docente all’Università di Bergamo e storico del Parco Nazionale dello Stelvio, e Claudio Smiraglia del Comitato Glaciologico Italiano. Questi specialisti hanno fornito preziose informazioni sulla crisi climatica in corso e sulle condizioni di stress che stanno colpendo i ghiacciai.

Il secondo obiettivo ha riguardato la questione dei rifiuti in quota. Durante l’anteprima del 5 agosto, è stato possibile evidenziare la presenza di detriti e rifiuti, spesso di origine plastica, che contaminano le aree montane. Questo tema è stato affrontato anche nell’ambito della campagna “Puliamo il Mondo“, storica iniziativa di volontariato ambientale di Legambiente che mira a sensibilizzare e mobilitare i cittadini per la pulizia e la protezione degli ambienti naturali.

Pulizia ad alta quota: un bilancio dell’attività di clean up sul ghiacciaio dei Forni

Nel contesto dell’iniziativa “Puliamo il Mondo”, Carovana dei Ghiacciai e i numerosi volontari hanno recentemente condotto un’attività di pulizia ad alta quota lungo i due principali sentieri che conducono al ghiacciaio dei Forni. Questo intervento di clean up ha avuto lo scopo di rimuovere i rifiuti accumulati e migliorare le condizioni ambientali delle aree montane.

Durante l’attività, sono stati raccolti circa 150 rifiuti di varia natura. Tra i materiali ritrovati si annoverano fazzoletti di carta, bottiglie di plastica, pezzi di macroplastica relativi a packaging alimentare, sigarette e frammenti di attrezzatura tecnica. Non sono mancati anche pezzi di ferro, che dimostrano la varietà dei rifiuti abbandonati. I fazzoletti di carta e altri tipi di carta sono stati tra i rifiuti più frequentemente trovati, seguiti dalle macroplastiche utilizzate per il packaging alimentare e dalle sigarette.

In aggiunta ai rifiuti moderni, la fusione dei ghiacciai sta riportando alla luce anche “rifiuti di ieri” e tracce del passato. In particolare, le condizioni climatiche estreme e la rapida fusione del ghiaccio hanno rivelato oggetti risalenti ai conflitti mondiali combattuti ad alta quota. Tra questi ritrovamenti figurano ordigni bellici, come quello scoperto a luglio, e oggetti di uso quotidiano dei soldati dell’epoca, come un pentolino trovato recentemente. Questi reperti storici offrono una visione affascinante e a volte inquietante del passato, mentre sollevano ulteriori preoccupazioni riguardo alla conservazione e alla sicurezza ambientale.

L’attività di clean up non solo ha permesso di rimuovere rifiuti dannosi e di migliorare la pulizia dei sentieri, ma ha anche offerto l’opportunità di riflettere sull’impatto dei conflitti passati e sull’importanza della gestione dei rifiuti in ambienti delicati e remoti. L’azione di oggi è un passo fondamentale verso la preservazione dell’ecosistema montano e la promozione di pratiche sostenibili per il futuro.

Sensibilizzazione ambientale e crisi climatica

“Con questa anteprima della Carovana dei Ghiacciai 2024, organizzata nell’ambito della campagna Puliamo il Mondo,” affermano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, e Vanda Bonardo, responsabile della campagna Carovana dei Ghiacciai di Legambiente e presidente di Cipra Italia, “intendiamo non solo effettuare una pulizia dei sentieri, ma anche sensibilizzare il pubblico sul grave problema dell’abbandono dei rifiuti in montagna. Questo comportamento irresponsabile, purtroppo, non risparmia nemmeno le Alpi, gli Appennini e le cime più alte del mondo, come gli ottomila. È fondamentale che chi frequenta la montagna adotti comportamenti virtuosi e sostenibili, camminando senza lasciare tracce e rispettando l’ambiente circostante.”

“Ogni anno,” continuano Zampetti e Bonardo, “con la nostra campagna Puliamo il Mondo coinvolgiamo le persone in attività di pulizia e promuoviamo l’importanza di mantenere gli ambienti urbani e naturali in condizioni ottimali. Quest’anno, partiamo proprio dalla montagna con un’attività di clean up in quota, per dare il buon esempio e affrontare concretamente il problema dei rifiuti abbandonati. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che la crisi climatica rappresenta un pericolo altrettanto grave, come dimostrano i recenti dati sul ghiacciaio dei Forni.”

“L’edizione 2024 della Carovana dei Ghiacciai, in programma dal 18 agosto al 9 settembre e caratterizzata da sei nuove tappe, racconterà approfonditamente questa emergenza climatica, continuando il nostro impegno per la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di comportamenti ecologici. Il nostro obiettivo è sensibilizzare e mobilitare il pubblico su queste questioni cruciali, contribuendo a un futuro più sostenibile e rispettoso della natura.”