Ecco come trasformare la CO2 in un’arma per immagazzinare energia pulita

Energy Dome lancia in Sardegna la prima batteria a CO2 al mondo per lo stoccaggio di energia rinnovabile proveniente da pannelli fotovoltaici e pale eoliche

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Sebbene liberare l’atmosfera dall’anidride carbonica sia una delle battaglie principali nella lotta ai cambiamenti climatici, una start-up italiana ha trovato il modo di trasformare la CO2 in un’arma contro il riscaldamento globale.

Il progetto è dell’azienda Energy Dome e ha appena lanciato in Sardegna il suo primo impianto di batterie a CO2 e ha avviato la fase di ridimensionamento commerciale.

Che cosa prevede il progetto

L’azienda ha sviluppato un metodo di accumulo senza emissioni che immagazzina l’energia generata dal sole e dal vento. La CO2 svolge un ruolo utile nel processo in quanto le sue proprietà possono aiutare ad immagazzinare elettricità da fonti di energia rinnovabile quando viene convertita da gas a liquido.

Questa nuova tecnologia di stoccaggio di energia potrebbe rivelarsi un punto di svolta nel modo in cui viene utilizzata l’energia solare ed eolica, infatti, queste sono energie che per loro natura non sono costanti e la produzione di energia avviene solo quando c’è il sole o il vento.

Come ha sottolineato Claudio Spadacini, il fondatore e CEO di Energy Dome, il vero problema delle energie rinnovabili è che sì, sono fonti di energia a zero emissioni, ma sono intermittenti e non possono offrire quindi una fonte di energia costante.

Per rendere le energie rinnovabili in grado di fornire elettricità 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è quindi fondamentale creare un sistema di stoccaggio di energia in grado di immagazzinare l’energia solare ed eolica quando vengono prodotte per poi immetterle nella rete nel momento del bisogno.

Come funziona il sistema

Il metodo messo a punto da Energy Dome non era mai stato utilizzato prima d’ora e consiste nello stoccaggio di energia sfruttando la pressione del calore.

Il processo inizia immagazzinando in una grande cupola sigillata il gas CO2, acquistato da fornitori commerciali. Quando l’energia viene immessa nel sistema, il gas viene spinto attraverso un compressore in modo da condensarlo in liquido, Il calore generato dalla compressione viene catturato e immagazzinato per essere riutilizzato in un secondo momento.

Quando è necessario immettere energia nella rete, il calore immagazzinato viene utilizzato per ritrasformare in gas la CO2 liquida. Quando il gas si espande ritorna nella cupola azionando una turbina che genera energia.

Energia a zero emissioni

Può sembrare un processo complicato, ma in realtà il metodo richiede solo l’utilizzo si acciaio, CO2 e acqua. Inoltre, è un sistema a ciclo chiuso, questo vuol dire che non genera emissioni inquinanti.

Come spiegato da Spadacini, mentre il mondo intero è al lavoro per ridurre le emissioni di CO2, il sistema creato da Energy Dome se ne serve come carburante per lo stoccaggio di energia “green”. La CO2 è necessaria solo per avviare il sistema, sistema che è stato progettato per durare circa 30 anni.

Spadacini ha aggiunto che quello di Energy Dome è un sistema a ciclo chiuso che non emette emissioni. È come una un’enorme batteria che consente di stoccare l’energia elettrica in eccesso.

Per generare e distribuire l’elettricità nei momenti di richiesta, la stessa CO2 liquida viene riscaldata e riconvertita in un gas che alimenta una turbina, la quale genera energia in un sistema termodinamico chiuso.

La sostenibilità del progetto

La batteria a CO2 è completamente sostenibili e riciclabile, come spiegato dal CEO di Energy Dome, per produrla viene utilizzato solo acciaio e acqua per riempire il serbatoio. Questa è l’unica che viene utilizzata e non è necessario immetterne altra per il funzionamento della batteria. Inoltre, la CO2 che viene utilizzata per ricaricare all’inizio la batteria è solo una piccola quantità e, durante tutto il funzionamento, non c’è nessun consumo di CO2.

Non sono necessarie terre rare

L’altro grande vantaggio di questo tipo di batteria è che non si basa su batterie agli ioni di litio che sono comunemente utilizzate per l’accumulo di energia. Inoltre, il processo non utilizza minerali delle terre rare come ad esempio il cobalto.

Questo vuol dire che il sistema è completamente indipendente, non solo dal punto di vista della sicurezza energetica, ma anche in termini di stabilità geopolitica.

Gli sviluppi futuri

Spadacini ha dichiarato che i primi impianti di accumulo su scala reale dovrebbero costare poco meno di 180 euro per chilowattora, ovvero circa la metà del prezzo di un sistema di accumulo di energia agli ioni di litio.

È stata scelta la Sardegna per l’installazione del primo impianto da 20 MW-200MWh perché è molto ricca dal punto vista dell’esposizione al sole e per l’abbondanza di vento. L’impianto si contrappone inoltre alle due centrali elettriche dell’isola che sono alimentate a carbone e sono in fase di dismissione.

L’ambizione è quella dimostrare che l’accumulo di energia rinnovabile è fattibile e sostenibile e questo consentirebbe alla Sardegna di diventare la prima isola europea completamente green. L’installazione del primo impianto su scala reale è prevista entro la fine del prossimo anno.