Giorgia Meloni e la privatizzazione di Poste Italiane e Ferrovie dello Stato: si stimano fino a 6,7 miliardi

La cessione di quote di Poste e Ferrovie servirà a reperire risorse per sostenere le misure della Manovra senza alzare le tasse

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nel corso della conferenza stampa di fine anno (poi diventata di inizio anno), la premier Giorgia Meloni ha parlato della possibilità di rimodulare la presenza dello Stato rispolverando le privatizzazioni: “La mia idea è ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermarla dove lo è”.

Meloni privatizza Poste e Ferrovie

Il riferimento è a Poste Italiane e Ferrovie dello Stato: il 65% di Poste è detenuto dalla Cassa depositi e prestiti del Ministero dell’Economia; Trenitalia appartiene al 100% allo Stato tramite Ferrovie dello Stato italiane. “La riduzione delle quote di partecipazione statale non riduce il controllo pubblico, come nel caso di Poste, mentre penso ci sia la possibilità di fare entrare i privati anche in società dove c’è il totale controllo pubblico, come in Ferrovie”, ha chiarito la premier.

Gli incassi stimati per lo Stato

Poi la stilettata ai passati governi: “L’impostazione del governo è lontana anni luce dal passato, quando erano regali milionari a fortunati imprenditori ben inseriti”.

Secondo una proiezione del Sole 24 Ore, lo Stato potrebbe guadagnare fra i 4,7 e 6,7 miliardi mettendo sul mercato il 49% di Ferrovie e meno del 30% di Poste.

L’obiettivo è rientrare nel nuovo Patto di stabilità che prenderà il via dal 2025. Per il futuro il governo non potrà più, come fatto nella Manovra 2024, ricorrere all’extradeficit cioè all’eccedenza del deficit reale rispetto a quello previsto. Il punto è reperire risorse per sostenere le misure inserite in Manovra, alcune delle quali confermate anche per l’anno successivo, senza alzare le tasse ma tagliando la spesa: “Tra le due preferisco tagliare la spesa”, chiarisce la premier. E non è tutto: il governo punterà su una spending review facendo “un lavoro più preciso” perché la situazione quest’anno “fornisce l’occasione”.

Fra pandemia e guerre, gli ultimi anni hanno delineato un quadro economico quanto mai critico. Occorrerà vedere come l’economia evolverà nei tempi a venire. Meloni è ottimista: “La crescita italiana è comunque stimata superiore alla media Ue, confido che si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse”. La premier trova prematuro parlare di manovre correttive: “Mi pare molto presto per parlarne”. Però, aggiunge, “manterremo sempre aperto il nostro osservatorio, in corsa si valuterà che cosa si dovrà fare, sulla base di quello che accadrà. Dobbiamo cercare di guardare più le luci che le ombre, dalla nostra economia vediamo qualche segnale incoraggiante, ho detto della crescita, la Borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread è stabilmente sotto i 160 punti, i dati sull’occupazione, sono segnali incoraggianti”.

Il caso Monte dei Paschi di Siena

Per quanto riguarda le privatizzazioni di Ferrovie e Poste, “i passaggi potrebbero essere abbastanza lunghi e questo non dipende solo da me. Intanto abbiamo dato un bel segnale per Mps, alcune risorse sono rientrate. Lo Stato deve controllare quello che è strategico ma questo non vuol dire non aprirsi al mercato”, ha aggiunto Giorgia Meloni in conferenza stampa.

A novembre 2023 lo Stato ha ceduto quote di Monte dei Paschi di Siena passando dal 64,23% al 39,23%. Le azioni, che in un tempo precedente erano state accolte con freddezza dal mercato, hanno avuto un buon riscontro.