La cosmesi ecoresponsabile è già una realtà

In occasione dell'Earth Day, QF Green ha parlato di cosmetica sostenibile con Annalisa Corbia, Direttrice Generale di SVR.

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Redazione

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Negli ultimi anni, il settore cosmetico è cresciuto a un ritmo senza precedenti, anche grazie all’avvento di brand incentrati fortemente sui desideri e sui bisogni dei clienti. Eppure, molti dei principali player del settore devono ancora porre maggior attenzione sui temi legati alla sostenibilità degli ingredienti utilizzati e sulle strategie di riduzione totale della plastica e dei materiali pericolosi per l’ambiente.

Un lungo elenco di sfide green attende i marchi che vogliono ridurre al minimo l’impatto ambientale dei propri prodotti. Uno dei maggiori apripista in questo senso è SVR, brand che sviluppa, produce e distribuisce prodotti dermocosmetici e si sta imponendo come uno dei più attenti alla sostenibilità.

In occasione della Giornata Mondiale della Terra, abbiamo parlato di questi temi con Annalisa Corbia, Direttrice Generale di SVR.

Annalisa Corbia, direttrice generale SVR
Fonte: Ufficio Stampa
Annalisa Corbia, direttrice generale SVR

Nella cosmetica la sostenibilità è sicuramente una sfida, ma anche una grande opportunità economica e reputazionale.
Esattamente. Da quando mi trovo a lavorare in SVR ho potuto notare finalmente che una marca dermatologica si preoccupa dell’impatto sull’ambiente. In tutte le mie esperienze precedenti, la componente ambientale è sempre stata messa in secondo piano rispetto ad altri aspetti, come l’efficacia dei prodotti. SVR invece, in maniera molto contemporanea e innovativa, garantisce l’efficacia dei principi attivi che si prendono cura delle patologie della pelle, unendo la componente della sensorialità a quella della sostenibilità, che si traduce concretamente in due aspetti. Il primo è l’estrema attenzione agli ingredienti, verso una naturalità quasi totale e un’INCI minimalista. I nostri prodotti sono formulati in Francia, dove c’è un’ossessione verso i componenti, e sono tutti testati sui perturbatori endocrini, ovvero quelle sostanze che potrebbero alterare il normale equilibrio ormonale: un aspetto del quale in Italia si parla ancora poco. Oltre a questo, c’è tutto l’aspetto della biodegradabilità dei nostri prodotti e del pack.

Approfondiamo proprio il pack di SVR: da cosa è composto e in che modo riduce l’utilizzo della plastica?
Tutti i nostri pack utilizzano plastica riciclata e ultimamente ci stiamo spostando in particolare sugli eco-refill, che permettono di riempire le confezioni originarie con un risparmio di plastica del 70%. Inoltre, stiamo eliminando tutti i tappi di plastica dei flaconi, riducendoli di spessore e anche in questo caso la diminuzione della plastica è di oltre l’80%. Tutti i prodotti che stiamo progettando sono eco-designed, per avere il minor impatto possibile sull’ambiente. Ad esempio, la nostra nuova gamma di idratanti Hydraliane è stata completamente ripensata ed è 100% monomateriale e 100% riciclabile.

Torniamo agli ingredienti dei prodotti SVR, tutti naturali e biodegradabili.
Un esempio – in questo caso – è quello dei nostri solari: tutte le formule delle case cosmetiche sono considerate facilmente biodegradabili se raggiungono il 60% di biodegradazione entro 10 giorni. I nostri prodotti in media raggiungono questa percentuale nella metà del tempo, ovvero in 5 giorni. Per ritornare invece sulla formula clean & green, SVR cerca di formulare la massima efficacia con il minor numero di ingredienti sia naturali che biodegradabili, testati sui perturbatori endocrini.

Annalisa, qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare riguardo ai temi della sostenibilità?
La sfida più grande nel panorama cosmetico italiano è rendere questo aspetto di attenzione per l’ambiente uno dei criteri di scelta di un prodotto. In Francia è già così: a parità di efficacia, la consumatrice mette la parte di ecoresponsabilità come criterio di scelta per un prodotto. In Italia oggi è ancora difficile che una consumatrice – a parità di efficacia – sposti la scelta sul tuo marchio in quanto ecoresponsabile. Ecco quindi che una delle più grandi sfide sarà proprio quella di creare cultura. E mi auguro che SVR possa essere un ottimo esempio in questa direzione.

Personalmente, cosa ti senti di rispondere a coloro i quali – ancora tanti in Italia – sostengono che la cosmetica sostenibile sia un po’ un ossimoro?
Io penso che sia necessario guardare avanti. Il futuro si può cambiare e la cosmetica sostenibile è possibile, rivolgendosi ovviamente alle aziende serie che riescono anche a provare quello che sostengono: oltre al marketing, ci sono degli enti certificatori ai quali bisogna fare affidamento. Fare cosmetica sostenibile è possibile e SVR ne è la dimostrazione. È difficile, va contro tante lobby, ma di fatto è già una realtà.