Come si cattura la CO2? Arriva il primo Ccs in Italia

Il progetto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica CCS di Ravenna sarebbe in grado di catturare circa 25mila tonnellate di CO2 a partire dal 2024

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 28 Gennaio 2023 07:00

Catturare e stoccare la CO2 potrebbe sembrare impossibile. Esiste invece una tecnologia, la CCS, dall’inglese Carbon Capture and Storage (cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica), che mira a ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Recentemente in Italia, è stato annunciato il primo progetto CCS del Paese, a Ravenna, che punta a catturare e immagazzinare la CO2 emessa dalle centrali elettriche a carbone o da diversi attività industriali – come acciaierie, cementifici, raffinerie e fabbriche di ceramiche.

Come si cattura la CO2 con un impianto CCS

La tecnologia CCS è composta da tre fasi principali: la cattura della CO2, il trasporto e lo stoccaggio sicuro dell’anidride carbonica.

  • La cattura della CO2 può essere effettuata utilizzando diverse tecnologie, ma di base in questa fase l’anidride carbonica viene divisa dagli altri gas con i quali è legata.
  • Nel passaggio successivo, il trasporto, la C02 viene convogliata verso il sito di confinamento tramite delle condotte, concettualmente simili a quelle utilizzate per la rete di trasporto del gas, o anche via mare o via terra.
  • A questo punto la CO2 viene compressa e trasportata attraverso una rete di tubi per essere immagazzinata in siti sotterranei sicuri, come giacimenti di petrolio e di gas esauriti o formazioni rocciose profonde.

Il primo progetto di CCS in Italia

Il primo progetto CCS italiano, annunciato recentemente da un accordo tra Eni e Snam, prevede lo sviluppo di un sito nel complesso industriale di Eni a Ravenna, dove l’anidride carbonica sarà catturata dai processi industriali e trasportata tramite gasdotto per essere stoccata nel sottosuolo. Il progetto avrà una capacità di stoccaggio di almeno 25mila tonnellate di CO2. Questo progetto CCS di Ravenna è uno dei progetti più avanzati nel nostro paese, ma ce ne sono altri in fase di sviluppo in Italia, tra cui il progetto CCS in Sardegna.

Questo progetto fa parte di uno sforzo più ampio per ridurre le emissioni di carbonio in Italia. Il Paese ha fissato l’obiettivo di diventare carbon-neutral entro il 2050 e lo sviluppo della tecnologia CCS è visto come una parte fondamentale per il raggiungimento di questo obiettivo. Eni e Snam sono entrambi i principali attori nel settore energetico in Italia e la loro partnership su questo progetto è un passo positivo verso il raggiungimento della neutralità del carbonio.

Una tecnologia che pone sfide importanti per il futuro

La CCS è considerata una tecnologia chiave per raggiungere gli obiettivi climatici a lungo termine, in quanto può ridurre significativamente le emissioni di gas serra da fonti difficili da abbattere, come le centrali elettriche a carbone, le raffinerie di petrolio o le aziende fortemente inquinanti.

Tuttavia, la CCS presenta anche alcune sfide, tra cui i costi elevati di gestione e la necessità di una regolamentazione adeguata per garantire la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente durante il trasporto e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Inoltre, la tecnologia CCS non è ancora pienamente matura e richiede ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo per migliorare l’efficienza e ridurre i costi.

I dubbi degli ambientalisti sulla CCS

La CCS, infatti, è una tecnologia fortemente criticata dagli ambientalisti. Greenpeace Italia sostiene che sebbene attragga grandi investimenti delle aziende energetiche ha sinora ottenuto fallimenti, che ha elencato alcuni casi nei quali, secondo Greenpeace, sono stati abbandonati i progetti.

Come quello di Petra Nova in Texas, un impianto chiuso nel 2020 in seguito a un investimento di oltre un miliardo di dollari o il progetto Gorgon in Australia, dove la CO2 catturata è una minima quantità rispetto a quella calcolata inizialmente. Per Greenpeace Italia l’unica applicazione in cui funziona è quella per estrarre più petrolio dai pozzi petroliferi, essendo una tecnologia utilizzata in maniera propagandistica solo per difendere gli asset fossili, per giustificarne l’utilizzo, ma in assenza di una attendibilità industriale.

Molti Paesi nel mondo puntano sulla CCS

Ci sono alcuni esempi di progetti di captazione e stoccaggio della CO2 in CCS in tutto il mondo. Come il progetto Sleipner nella Norvegia è un progetto di stoccaggio geologico di CO2 che immagazzina la CO2 prodotta da una piattaforma di estrazione di gas naturale sottomarina, o quello di Boundary Dam in Canada un impianto che cattura la CO2 dalle emissioni di una centrale elettrica a carbone e la utilizza per produrre fertilizzanti. Oppure il progetto White Rose in UK, che mira a catturare la CO2 dalle emissioni di una centrale elettrica a carbone e a immagazzinarlo sottoterra.

L’accordo tra Eni e Snam per lo sviluppo della tecnologia CCS a Ravenna può rappresentare quindi un importante passo verso la riduzione delle emissioni di carbonio e il raggiungimento della carbon-neutrality. Il progetto non solo dovrebbe contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma porterebbe anche benefici economici alla regione.