Alluvioni e calamità naturali, dal 1944 in Italia danni per 360 miliardi di euro

Le recenti alluvioni evidenziano una vulnerabilità nazionale crescente, cambiamento climatico e cattiva gestione del territorio richiedono interventi immediati

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le immagini delle recenti alluvioni in Emilia-Romagna hanno scosso l’opinione pubblica, ricordandoci l’impatto devastante degli eventi naturali estremi sul nostro territorio. Già nella primavera del 2023, la regione era stata colpita da un’alluvione che aveva causato danni per oltre 8 miliardi di euro. Ma questo è solo l’ultimo capitolo di una storia che si ripete da decenni.

Uno studio della Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha infatti rivelato che, dal 1944 al 2023, i danni causati da dissesto idrogeologico e terremoti in Italia hanno raggiunto la cifra astronomica di 360 miliardi di euro. Un dato allarmante che sottolinea l’urgenza di affrontare il problema della prevenzione e della gestione del territorio.

Le cause di questa situazione sono molteplici: il cambiamento climatico, che sta intensificando gli eventi meteorologici estremi, e la mancata manutenzione del territorio, con un’urbanizzazione spesso incontrollata e un’alterazione degli equilibri naturali. Il risultato è un Paese sempre più vulnerabile, con un numero crescente di comuni a rischio e una popolazione esposta a pericoli concreti.

È fondamentale investire in opere di difesa del suolo, nella messa in sicurezza del patrimonio edilizio e nella pianificazione territoriale sostenibile. Solo così potremo ridurre significativamente il rischio di nuove catastrofi e proteggere il nostro patrimonio culturale e ambientale.

Il costo del dissesto idrogeologico e dei terremoti in Italia è elevatissimo e rappresenta una sfida cruciale per il nostro Paese. È necessario un cambio di passo, con una maggiore attenzione alla prevenzione e alla gestione del territorio, per garantire un futuro più sicuro alle generazioni presenti e future.

Italia, un Paese a rischio, il caro prezzo del dissesto idrogeologico

Le immagini di frane e alluvioni che periodicamente sconvolgono il nostro Paese sono ormai diventate familiari. Eventi estremi, sempre più frequenti e intensi, mettono a dura prova il territorio nazionale, causando ingenti danni e mettendo a repentaglio la sicurezza delle persone.

Le cause di questa emergenza sono molteplici: il cambiamento climatico sta amplificando fenomeni meteorologici come le piogge torrenziali, ma un ruolo fondamentale è giocato anche dalla cattiva gestione del territorio. Urbanizzazione selvaggia, cementificazione, deforestazione e mancata manutenzione del reticolo idrografico hanno reso il nostro Paese estremamente vulnerabile.

I dati sono allarmanti: secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ben il 91% dei comuni italiani è esposto al rischio frane e alluvioni. La Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha inoltre rilevato un triplicamento della spesa nazionale per il dissesto idrogeologico negli ultimi anni, passando da una media di 1 miliardo di euro a 3,3 miliardi annui.

La Corte dei Conti ha stimato che per fronteggiare il rischio idrogeologico sarebbero necessari interventi per un valore complessivo di 26,5 miliardi di euro. Una cifra enorme che evidenzia l’urgenza di agire in modo deciso e coordinato.

È fondamentale investire in opere di prevenzione e mitigazione del rischio: sistemazione dei corsi d’acqua, consolidamento dei versanti, creazione di bacini di laminazione, ma anche una pianificazione territoriale più attenta e sostenibile. Solo così potremo ridurre la vulnerabilità del nostro territorio e proteggere le nostre comunità.

Il dissesto idrogeologico rappresenta una delle maggiori sfide per l’Italia. È necessario un cambio di rotta, passando da una logica emergenziale a una visione di lungo termine che ponga al centro la prevenzione e la tutela del territorio.

Un anno dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, opere di protezione incomplete e nuova emergenza

Ad un anno dalla devastante alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2023, provocando 17 vittime e danni stimati in 8,5 miliardi di euro, la regione si trova nuovamente a fare i conti con un’altra emergenza maltempo. Il bilancio provvisorio attuale evidenzia la gravità della situazione: due dispersi a Bagnacavallo, centinaia di evacuati e danni ingenti a infrastrutture e abitazioni.

Tuttavia, il dato più preoccupante emerge da un report regionale, citato dal Corriere della Sera, che sottolinea come solo un terzo delle opere di protezione idrogeologica previste sia stato effettivamente completato. Dei 402 cantieri programmati nelle province più colpite (Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia), solo 130 sono stati portati a termine, mentre 158 risultano ancora in corso e 114 sono in fase di progettazione.

Questa situazione evidenzia una grave mancanza di interventi conclusi: a un anno dalla catastrofe, due terzi delle opere necessarie sono ancora incompiuti o rimangono sulla carta. Questo ritardo non solo mette a rischio la sicurezza del territorio, ma aumenta anche l’esposizione della popolazione a ulteriori eventi catastrofici. Interventi rapidi e una maggiore efficienza nelle operazioni di ricostruzione sono essenziali per evitare che disastri simili si ripetano, aggravando ulteriormente i danni economici e umani nella regione.

Fondi e responsabilità nella gestione del dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna

Il valore complessivo dei lavori di messa in sicurezza del territorio in Emilia-Romagna ammonta a 343 milioni di euro. Sebbene questa cifra sia considerevole, impallidisce di fronte ai fondi stanziati negli ultimi dieci anni per contrastare il dissesto idrogeologico nella regione. Dal 2014 al 2023, sono stati messi a disposizione della Regione quasi 600 milioni di euro. Nel dettaglio, questi fondi provengono da diverse fonti:

  • 254 milioni di euro dal Ministero dell’Ambiente
  • 227 milioni di euro dal Ministero dell’Interno
  • 17 milioni di euro dal Dipartimento Casa Italia, una divisione voluta dal governo di Matteo Renzi per affrontare il dissesto idrogeologico
  • 3 milioni di euro dal Ministero delle Infrastrutture

A questi si aggiungono i 2,5 miliardi di euro stanziati dopo l’alluvione del 2023, di cui 1,6 miliardi sono già stati erogati.

Di fronte a questi numeri e alle conseguenze della nuova alluvione in Emilia-Romagna, causata dal ciclone Boris, che ha flagellato anche l’Europa centrale, è subito emerso un immediato ribalzo delle responsabilità. Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha dichiarato: “Se l’Emilia-Romagna potesse fare lo sforzo di farci sapere quante di queste risorse sono state spese, spero tutte o quasi, se ci facesse la cortesia di dirci quali sono i territori più vulnerabili ancora, quali sono quelli su cui intervenire in un rapporto di reciproca e leale collaborazione istituzionale, noi da Roma potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario”.

Questa dichiarazione mette in luce la necessità di una collaborazione istituzionale più stretta e di una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi e degli interventi per la protezione del territorio. Solo attraverso un impegno congiunto e coordinato sarà possibile affrontare efficacemente le sfide poste dal dissesto idrogeologico e prevenire ulteriori tragedie.

Fondi per il dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna, scontro tra Governo e Regione

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante l’Expo DiviNazione – che precede il G7 Agricoltura a Siracusa – ha derubricato la discussione riguardante i fondi contro il dissesto idrogeologico per l’Emilia-Romagna. La leader dell’esecutivo ha preferito concentrarsi sul lavoro concreto, lasciando le polemiche agli altri.

Il ministro Nello Musumeci, titolare del dicastero della Protezione civile, ha accusato la Regione di non aver speso i 500 milioni di euro ricevuti in dieci anni per contrastare i processi erosivi del territorio. D’altro canto, mentre si riprende dalle alluvioni che hanno costretto all’evacuazione almeno mille persone, la Regione afferma di aver utilizzato i fondi e di non aver ricevuto da Roma quanto richiesto per le opere di messa in sicurezza.

In precedenza, dai banchi dell’opposizione, si erano levate voci, come quelle di Angelo Bonelli e del segretario regionale emiliano del Pd Luigi Tosiani, che accusavano il governo di aver annunciato fondi mai arrivati.

La presidente del Consiglio ha poi riepilogato le azioni intraprese per fare fronte all’emergenza. Ha spiegato che il governo ha convocato in tempo reale il Consiglio dei ministri, ha dichiarato lo stato di emergenza e ha fatto uno stanziamento iniziale per le urgenze di 20 milioni di euro. Ha aggiunto che si è rimasti d’accordo con la Regione che la valutazione dell’entità dei danni sarà fatta quando si avrà una visione più chiara della situazione, poiché nelle prime ore diventa difficile avere un quadro completo.

La leader dell’esecutivo ha anche sottolineato di aver parlato con la presidente della Regione, con il ministro competente, con il capo della Protezione civile e con il generale Figliuolo, e che si sta lavorando attivamente per affrontare l’emergenza.

Questa dichiarazione sottolinea l’importanza della collaborazione e della pronta risposta alle emergenze. La presidente del Consiglio ha evidenziato come il governo stia lavorando attivamente per affrontare la situazione, nonostante le polemiche e le accuse reciproche. La gestione delle risorse e la pianificazione degli interventi richiedono un’azione coordinata e continua, al fine di ridurre i rischi per la popolazione e le infrastrutture.

L’Emilia-Romagna, come molte altre regioni italiane, è particolarmente vulnerabile agli eventi meteorologici estremi. La crescente frequenza e intensità di questi eventi richiede un approccio più sistematico e lungimirante alla gestione del territorio. Solo attraverso un impegno congiunto e una pianificazione accurata sarà possibile mitigare gli effetti delle catastrofi naturali e garantire un futuro più sicuro per le comunità locali.

La situazione in Emilia-Romagna evidenzia l’importanza di investire in misure di prevenzione e protezione idrogeologica. La lentezza nella realizzazione delle opere necessarie mette in luce la necessità di un’azione più decisa e coordinata per affrontare le sfide ambientali e proteggere le vite e i beni delle persone. La collaborazione tra le diverse istituzioni è fondamentale per assicurare che le risorse stanziate siano utilizzate in modo efficace e tempestivo.

La crisi del rischio idrogeologico in Italia

La polemica intorno al dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna non riguarda solo i fondi stanziati o la loro spesa, ma si concentra soprattutto sulla mancanza di grandi interventi strutturali necessari per mitigare il rischio. Un piano da 4,5 miliardi di euro è stato presentato e approvato in via provvisoria solo nel marzo 2024 dal commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, per poi essere modificato e riapprovato a luglio. Tuttavia, questi ritardi hanno impedito l’avvio dei cantieri in tempi utili.

Le conseguenze sono evidenti. A Faenza, una delle città più colpite dall’alluvione del 2023, la storia si è ripetuta. Sebbene un muro costruito dopo il disastro abbia protetto il centro storico, un argine provvisorio realizzato in altre zone è stato spazzato via dalle acque. Il Comune aveva pianificato la costruzione di un muro lungo l’argine, ma l’opera non è ancora stata completata. Ancora più drammatico è il caso di Budrio, dove lo stesso quartiere è stato colpito da allagamenti per la terza volta in sei anni. Le famiglie sfollate oggi sono le stesse del 2019 e del 2023, costrette a rivivere la stessa tragedia. A sedici mesi dal crollo del ponte della Motta, il fiume Idice ha nuovamente rotto gli argini a pochi metri dal punto del disastro precedente.

Questi eventi dimostrano quanto la situazione in Emilia-Romagna sia emblematica di un problema più ampio che affligge tutta l’Italia. Il Paese è tra i più esposti al rischio idrogeologico in Europa. Secondo uno studio dell’Ispra, citato dal Corriere della Sera, l’11% dell’intera superficie della regione Emilia-Romagna è esposta ai danni causati da precipitazioni intense e frane. L’istituto stima che 1,6 milioni di abitanti della regione siano a rischio.

Questi numeri evidenziano l’urgenza di interventi strutturali, che non possono più essere ritardati. Il ritardo nelle opere di prevenzione e la mancanza di una pianificazione adeguata stanno causando danni ripetuti, mettendo a rischio non solo le infrastrutture e le abitazioni, ma anche la sicurezza della popolazione. Per affrontare efficacemente il dissesto idrogeologico, è necessario un impegno più incisivo da parte delle istituzioni, che includa un monitoraggio costante delle aree a rischio e un’accelerazione nell’esecuzione dei progetti già finanziati.

Alluvioni, un problema nazionale che richiede soluzioni innovative

Negli ultimi anni, il nostro Paese è stato ripetutamente colpito da alluvioni sempre più frequenti e intense. Tra il 2010 e il 2020, il numero di questi eventi è addirittura raddoppiato rispetto al decennio precedente. Questa tendenza allarmante è strettamente legata ai cambiamenti climatici e alla crescente urbanizzazione.

Tuttavia, non tutto è perduto. Esistono soluzioni efficaci per ridurre il rischio alluvionale e mitigare i suoi impatti negativi. Come sottolinea Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima), le buone pratiche includono:

  • Infrastrutture verdi: la creazione di parchi fluviali e bacini di espansione permette di assorbire le acque piovane in eccesso, riducendo il rischio di allagamenti
  • Sistemi di drenaggio sostenibili: città come Bologna hanno investito in soluzioni innovative per gestire le acque piovane, alleggerendo il carico sulle reti fognarie
  • Zone alluvionali naturali: progetti come Room for the River in Olanda dimostrano come sia possibile creare spazi dedicati all’espansione dei fiumi durante le piene, riducendo la pressione sulle dighe
  • Bacini di ritenzione: lungo il Reno in Germania sono stati realizzati bacini che consentono di controllare il flusso delle acque e limitare i danni durante le piene

Pianificazione urbanistica green, opere intelligenti e moderne, lungimiranza: queste sono le chiavi per affrontare il problema delle alluvioni. Investire in prevenzione non solo salva vite umane, ma si rivela anche economicamente vantaggioso. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, ogni euro speso in misure preventive può far risparmiare fino a 6 euro in costi di riparazione dei danni.

L’Italia deve adottare un approccio sistematico alla gestione del rischio idrogeologico, promuovendo la collaborazione tra governo, enti locali e settore privato. Solo attraverso una sinergia tra questi attori sarà possibile sviluppare piani di adattamento efficaci e ridurre il rischio di future calamità.

Eventi come le alluvioni in Emilia-Romagna rappresentano un campanello d’allarme. È fondamentale agire ora per evitare che si ripetano tragedie simili, salvaguardando il nostro territorio e la nostra economia.