Spunta una tassa di guerra sulle prossime vacanze degli italiani?

Strutture sempre più in difficoltà per il carico fiscale e l’aumento della spesa per le bollette: così nasce l’ipotesi di una nuova imposta per i clienti

Pubblicato: 17 Marzo 2022 21:00

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Cresce la preoccupazione dei consumatori italiani in merito ai prezzi energetici che sono schizzati alle stelle, arrivando anche a sei volte tanto il costo di qualche mese fa. Un rincaro mai visto prima – frutto delle instabilità internazionali legate alla guerra in Ucraina – che sta interessando non solo l’energia elettrica, ma anche il gas, la benzina e il diesel.

Una situazione che sta mettendo a dura prova tutti i comparti economici e commerciali del nostro Paese. Tra questi, chi sta vivendo le difficoltà maggiori è sicuramente il settore degli alberghi. Per le strutture infatti si tratta di un vero e proprio salasso, dovuto alle prerogative base che nessun hotel può permettersi di trascurare: la principale riguarda l’apertura e il funzionamento 24 ore su 24 – con relativa erogazione di elettricità e di riscaldamento indipendentemente dal numero delle presenze – ma anche la presenza di impianti molto spesso vetusti e inseriti in edifici antichi che non hanno efficientamento energetico e che, anzi, necessitano di manutenzione costante e qualificata.

Strutture e alberghi, perché si parla di una nuova tassa

Uno scenario estremamente difficile che ha spinto alcuni albergatori ad affrontare ‘di petto’ il problema e a pensare alle possibili soluzioni per calmierare, almeno in parte, l’aumento vertiginoso dei costi che arriva ormai a erodere quasi totalmente la marginalità di guadagno dei gestori. Un’idea circolata tra le associazioni di categoria sarebbe quella di applicare la cosiddetta ‘energy surcharge‘, ossia una richiesta di pagamento aggiuntivo per gli ospiti della struttura.

La proposta è quella di non alzare le tariffe dei prezzi di listino, ma di introdurre un supplemento extra da addebitare al consumatore in base alla tipologia e alla durata del pernottamento, come già succede per la tassa di soggiorno. “Si tratterebbe di una maggiorazione temporanea – specificano le sezioni locali di Federalberghi che l’hanno proposta – tramite cui si potrebbe fare ai clienti un’offerta trasparente e confrontabile, senza inserire nuovi aumenti sui prezzi base del servizio”.

La proposta è stata accolta in maniera positiva dalla maggior parte delle catene alberghiere italiane operanti sul territorio nazionale: “Il mondo dell’hotellerie fatica a trovare soluzioni, ma altre realtà hanno già adottato queste misure. Ad esempio, alcune strutture di affitti brevi hanno già introdotto questa maggiorazione ai prezzi di soggiorno” commentano gli imprenditori del settore.

L’aumento delle spese per l’elettricità

Federalberghi Roma in questi giorni ha avanzato anche un’altra riflessione più articolata: “Riteniamo che sarebbe più opportuno sostituire direttamente la tassa di soggiorno con la nuova ‘energy surcharge‘. Questo per evitare che il carico sulla clientela diventi eccessivo, con la conseguenza che gli alberghi finirebbero per perdere competitività e capacità attrattiva”.

In questo contesto è bene ricordare come gli incrementi dei prezzi del gas e dell’elettricità variano a seconda dei diversi contratti stipulati dagli albergatori. Per molte strutture le bollette sono aumentate del 400% ma per altre si arriva anche al 600%, mentre il costo per kilowattora dell’energia è raddoppiato quasi ovunque.

La spesa energetica non è secondaria nel bilancio di un hotel: anzi, rappresenta quasi sempre la seconda voce di costo dopo quella del personale. Si stima che in tutta Italia passerà dal rappresentare circa l’8% del fatturato ad un 15-16%. La combinazione di questi fattori, se non arriverà subito un intervento consistente da parte del Governo per contenere i costi, rischia di costringere nuovamente alla chiusura molte imprese stremate da ormai oltre due anni di gravissima crisi.