Salvini vuole estendere la flat tax anche ai dipendenti: come funziona

Il segretario della Lega ha rilanciato la proposta dell'estensione dell'aliquota piatta al 15% anche ai dipendenti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Gioco di rilanci e controrilanci nel centrodestra sulla flat tax. Matteo Salvini ‘vede’ la tassa piatta al 23% per tutti avanzata nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi e dichiara che se salirà al governo estenderà la ‘sua’ aliquota del 15% a tutti i dipendenti. 

Salvini vuole estendere la flat tax anche ai dipendenti: la proposta

“In questo momento ci sono 2 milioni di partite Iva che pagano una flat tax al 15%, a me piacerebbe estendere questa tassazione piatta anche ai lavoratori dipendenti. Nell’arco di 5 anni si potrà fare” è questa la promessa fatta oggi dal segretario della Lega, in uno dei tanti interventi che accompagneranno la sua campagna elettorale fino al voto del 25 settembre.

Ma riguardo al tema della pressione fiscale Matteo Salvini non si è limitato a parlare dell’aliquota unica e ha riproposto “la rottamazione delle cartelle di Equitalia e interventi diretti per aiutare gli italiani a pagare le bollette di luce e gas” come priorità nei primi cento giorni di un eventuale governo di centrodestra.

In questi giorni il tema della flat tax è rimbalzato tra i comizi in piazza e sui social del leader del Carroccio e dell’alleato Silvio Berlusconi, che solo due giorni fa aveva rispolverato la sua versione di tassa piatta al 23%, di cui avevamo parlato qui.

Tanto che il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, in serata si è sentito in dovere di rispondere in Tv al segretario leghista, sottolineando che “la proposta di Berlusconi è più realizzabile. Occorre fare attenzione a proporre misure realizzabili”.

La flat tax è nel repertorio del Cavaliere sin dal suo debutto con il suo primo Governo del 1994, quando la propose insieme al professor Antonio Martino, allievo di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia del 1976, che ideò il sistema nel 1956.

L’idea di un’aliquota unica per tutti, oltre a creare problemi di reperibilità delle risorse per finanziarla, da sempre è in contrasto con il principio della progressività delle tasse espresso all’articolo 53 della Costituzione Italiana che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Matteo Salvini vorrebbe adesso estendere a tutti i dipendenti la flat tax al 15% che riuscì a introdurre per le partite Iva nel 2019 grazie al contratto del Governo giallo-verde del Conte I.

La simulazione della Uil

Uno studio effettuato nel 2018 dalla Uil dà un’idea di quanto potrebbe incidere l’aliquota fissa sul prelievo fiscale ai dipendenti. Secondo i calcoli della sigla sindacale, al netto delle differenze fiscali tra gli anni d’imposta, come la cancellazione degli 80 euro del governo Renzi, questi sarebbero gli importi da versare in base al reddito:

  • reddito di 10.990 euro annui con la flat tax si pagherebbero 1.819 euro di tasse in più;
  • reddito di 17.640 euro annui pagherebbero 1.500 euro di tasse in più;
  • reddito di 22.830 euro , l’aumento dei versamenti sarebbe di 985 euro in più all’anno;
  • reddito di 27.440 euro , si pagherebbero 544 euro in meno rispetto ad oggi; Reddito di 44.240 euro annui, con la flat tax al 15% si pagherebbero 4.124 euro in meno di tasse;
  • reddito di 52.370 euro si “risparmierebbero” 5.995 euro;