La presentazione del nuovo DEF – il Documento di Economia e Finanza – avverrà in maniera ufficiale entro il prossimo 20 settembre 2024. Fin da ora, però, emergono alcune conferme particolarmente importanti per i contribuenti. Tra queste ci dovrebbero essere l’IRPEF con almeno tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale anche nel 2025.
Quello che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile 2024 può essere ritenuto un DEF provvisorio. La veste definitiva verrà indossata unicamente il prossimo 20 settembre, quando verrà adottato il programma strutturale fiscale previsto dalle regole europee che si andranno a basare sulla programmazione di Bilancio. Ad annunciare quanto previsto, però, è stato Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, che aprendo la conferenza stampa che si è tenuta subito dopo la riunione del Governo ha spiegato che:
È nostra volontà presentarlo anche prima, quando saranno disponibili tutti gli elementi, a partire dalla traiettoria tecnica, attesa per la metà del mese di giugno dalla UE.
Da via XX Settembre, in estrema sintesi, stanno arrivando le prime conferme relative al 2025:
- l’IRPEF a tre aliquote;
- il taglio del cuneo fiscale.
Le due misure, solo per il 2024, peseranno sui conti pubblici per 14 miliardi di euro. Ma vediamo quanto è previsto, almeno provvisoriamente, per il 2025.
Indice
IRPEF a tre aliquote e taglio del cuneo fiscale: le prime conferme
Al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024, per il momento, manca la parte programmatica. Fatta questa importante premessa è bene sottolineare che sia Maurizio Leo che Giancarlo Giorgetti, rispettivamente vice ministro e ministro all’Economia, hanno voluto mettere i primi punti fermi sull’IRPEF e sull’esonero contributivo, che risultano essere le misure cardine del 2024. La cui scadenza è prevista il 31 dicembre di quest’anno.
A prendere posizione proprio sull’IRPEF è Maurizio Leo, secondo il quale l’assetto attuale, basato su tre aliquote e altrettanti scaglioni, non deve essere messo in discussione.
Noi abbiamo già risorse stanziate per gli anni successivi, legate all’eliminazione dell’ACE e all’introduzione della Global minimum tax – spiega Leo -: siamo sostanzialmente allineati con l’intervento che si potrà fare sul versante della riduzione delle aliquote IRPEF. Un serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale, ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi sul concordato preventivo biennale.
Il futuro dell’IRPEF, che potrebbe essere portato ad un ulteriore appiattimento, sarà condizionato dai risultati che deriveranno dal nuovo patto tra le partite Iva e l’Agenzia delle Entrate, che determinerà quante imposte verranno versate. Secondo Leo, infatti, si potrebbe ipotizzare per il 2025 un ulteriore passaggio a due aliquote, nel caso in cui il concordato preventivo biennale fosse un successo.
Provare a fare delle stime su questo nuovo strumento, almeno per il momento, non è possibile. Anzi risulta essere particolarmente prematuro. Quello che emerge dalle parole di Leo e Giorgetti sembrerebbe indicare che non si avrebbe intenzione di tornare indietro alle quattro aliquote.
Taglio del cuneo fiscale nel 2025
Cosa succederà, invece, al taglio del cuneo fiscale. Anche in questo caso un’inversione di tendenza non ci dovrebbe essere. Ricordiamo che l’esonero contributivo previsto in questo momento risulta essere pari al 6% per i lavoratori con una retribuzione fino 35.000 euro, che passa al 7% per quelli con un reddito fino a 25.000 euro. Questa misura permette di garantire degli aumenti in busta paga pari a 100 euro, che costano, complessivamente parlando, alle casse dell’Erario qualcosa come 10 miliardi di euro.
Nel corso dei mesi che hanno preceduto l’approvazione della Legge di Bilancio 2024, Giorgetti ha definito questa misura come una vera e propria ipoteca sulla prossima Manovra (ancora in preparazione) e su quelle future.
Ci sono degli impegni che noi intendiamo mantenere, cioè quello della decontribuzione, che come sapete scade nel 2024 che intendiamo assolutamente replicare nel 2025 – ha affermato Giorgetti -. Quindi questo è il vero obiettivo che noi ci poniamo quando andremo a definire il programma strutturale entro il 20 settembre, auspicabilmente prima.
Una prima conferma che il taglio del cuneo fiscale possa trovare spazio all’interno della prossima Legge di Bilancio arriva proprio dalla definizione del Documento di Economia e Finanza. E dalle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, che ai microfoni di Porta a Porta il 4 aprile 2024 ha dichiarato:
Sono assolutamente per mantenerlo: quando hai 200 miliardi quasi di bonus edilizi che ti compromettono sette leggi finanziarie non è facilissimo, però cerchiamo di fare il nostro meglio.
Come si sono evolute le aliquote IRPEF
Nel corso degli anni le aliquote IRPEF sono state modificate più volte, fino ad arrivare ad essere tre proprio dal 1° gennaio 2024. La riduzione era iniziata già nel corso del periodo d’imposta 2022, quando si è passati da un sistema a cinque scaglioni ad uno a quattro.
Nel periodo d’imposta 2021, infatti, erano vigenti i seguenti scaglioni IRPEF:
- fino a 15.000 euro: 23%;
- tra 15.0001 e 28.000 euro: 27%;
- tra 28.0001 e 55.000 euro: 38%;
- tra 55.0001 e 75.000 euro: 41%;
- oltre 75.001 euro: 43%.
Nel periodo d’imposta 2022 si è passati alla seguente suddivisione:
- fino a 15.000 euro: 23%;
- tra 15.0001 e 28.000 euro: 25%;
- tra 28.0001 e 50.000 euro: 35%;
- oltre 50.001 euro: 43%.
L’ultima riforma dell’IRPEF ha visto un ulteriore taglio. Dal 2024 ci sono solo tre scaglioni:
- fino a 28.000 euro: 23%;
- tra 28.0001 e 50.000 euro: 35%;
- oltre 50.001 euro: 43%.
Ricordiamo che l’IRPEF a tre scaglioni è limitata unicamente per il periodo d’imposta 2024. Questo significa che, salvo proroghe o conferme ufficiali, dal prossimo anno si tornerebbe ai precedenti quattro scaglioni. Questo è il motivo per il quale diventa molto importante comprendere come si vuole muovere il Governo nei prossimi mesi.
Quali sono i vantaggi di queste aliquote IRPEF? Secondo quanto ha spiegato il Consiglio Nazionale dei Commercialisti al Corriere della Sera, queste modifiche permettono di ottenere un vantaggio a tutti i contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 15.000 euro. Il vantaggio, invece, è pari a zero per quanti dichiarano fino a 15.000 euro. Per il redditi fino a 28.000 euro il vantaggio cresce fino a 260 euro, che in termini percentuali significa lo 0,93%.