Concordato preventivo biennale, vantaggi e svantaggi: parla l’esperto

Introdotto dall’esecutivo per aiutare imprese e lavoratori autonomi, lo strumento ha esordito tra luci e ombre: vediamo chi rischia di non poterne usufruire

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

C’è chi lo ha definito “un’assurdità” e chi, invece, lo ha accolto a braccia aperte, nella speranza che possa risolvere almeno una piccola parte dei tanti problemi che riguardano il rapporto tra il fisco e i contribuenti italiani. Il governo di Giorgia Meloni punta molto sul Concordato preventivo biennale, uno degli strumenti cardine della riforma fiscale che la coalizione di centrodestra sta (faticosamente) approvando in Parlamento pezzo dopo pezzo.

Giunti ormai alle soglie di metà anno, a distanza di oltre due mesi dall’approvazione ufficiale del Concordato preventivo biennale tramite il decreto legislativo dello scorso 13 febbraio, ora arriva il momento in cui i titolari di impresa e i lavoratori autonomi del nostro Paese dovranno confrontarsi con i propri commercialisti per capire se e come potranno trarre beneficio dal nuovo strumento fiscale.

Ma chi sono davvero i cittadini che sceglieranno di aderire al Concordato preventivo biennale? Come cambierà il loro rapporto con il fisco? E chi, invece, rimarrà escluso dalla platea dei beneficiari? Ne parliamo con Matteo Dellapina, avvocato tributarista, esperto di fiscalità e docente dell’Università di Pavia.

Avvocato Dellapina, il governo di Giorgia Meloni ha introdotto il Concordato preventivo biennale nel tentativo di aiutare la cosiddetta “classe media”, contando su un’adesione molto elevata di aziende e lavoratori autonomi. Come sta andando in questi primi mesi?

“È ancora prematuro sbilanciarsi sul reale andamento del nuovo strumento. Da poco è stato approvato il modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’elaborazione della proposta: ora arriva il periodo in cui i contribuenti iniziano a fare le prime considerazioni circa la convenienza o meno dell’adesione al concordato. Sicuramente c’è grande interesse per questa novità, saranno tanti i soggetti che valuteranno la proposta che il fisco gli ha riservato”.

Nel pratico, quali sono le modifiche più importanti per i soggetti interessati rispetto alla situazione precedentemente in vigore?

“Il concordato preventivo biennale è istituito all’esplicito scopo di razionalizzare gli obblighi dichiarativi e di favorire l’adempimento spontaneo, destinato a contribuenti di minori dimensioni che siano titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni residenti nel territorio dello Stato. Tali soggetti potranno così aderire ad una proposta sviluppata in base all’incrocio delle banche dati, dall’Agenzia delle entrate, pagando quanto pattuito in due anni”.

Quali informazioni devono essere trasmesse all’Agenzia delle entrate per aderire al Concordato preventivo? E chi deve inviarle agli uffici competenti?

“Ogni contribuente che possegga i requisiti per accedervi – ossia coloro che esercitano attività d’impresa, arti o professioni che aderiscono al regime forfettario – potrà calcolare la propria proposta di concordato, compilando i campi presenti nel quadro LM del modello Redditi, utilizzando l’applicativo Redditionline, reperibile sul sito dell’Agenzia delle entrate. Mediante tale sistema, il contribuente, inseriti i dati necessari, calcolerà la proposta di Concordato preventivo e, entro il 15 ottobre 2024, potrà accettare tale proposta”.

In molti temono di rimanere esclusi dalla possibilità di aderire allo strumento: in quali situazioni non è possibile usufruire del concordato preventivo?

“Non possono accedere al Concordato i contribuenti per i quali sussiste anche solo una delle seguenti cause di esclusione:

  • inizio dell’attività nel periodo d’imposta precedente a quello cui si riferisce la proposta;
  • mancata presentazione della dichiarazione dei redditi in relazione ad almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti a quello di applicazione del Concordato, in presenza dell’obbligo a effettuare tale adempimento;
  • condanna per uno dei reati previsti dal decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, dall’articolo 2621 del codice civile, nonché dagli articoli 648-bis, 648-ter e 648-ter 1 del codice penale, commessi negli ultimi tre periodi d’imposta antecedenti a quello di applicazione del Concordato. Alla pronuncia di condanna è equiparata la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti”.

Uno degli obiettivi elencati dal Mef è quello di ridurre l’evasione fiscale: il Concordato preventivo può facilitare l’emersione del nero?

“Va sottolineato che il Concordato preventivo biennale è uno degli istituti di compliance, introdotti con l’intento di favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi dichiarativi. Se le attese saranno rispettate, il meccanismo permetterà di ridurre in gran parte l’evasione fiscale, garantendo alle casse erariali un maggior gettito”.

Dal punto di vista burocratico, il Concordato preventivo può favorire un rapporto più diretto tra Stato e cittadino?

“Con l’introduzione del Concordato si è voluta ampliare la platea degli strumenti di compliance, volti a rafforzare sempre più il rapporto tra il fisco ed il contribuente. La finalità è duplice. Da un lato, garantire a chi aderisce la possibilità di accettare una proposta per la definizione biennale della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi e IRAP. Dall’altro lato, il fisco potrà beneficiare di un secondo fattore: verranno ridotte le attività di accertamento nei confronti di coloro che abbiano aderito al Concordato, veicolando le proprie risorse in un altro settore o attività. Attenzione però, perché per poter aderire alla proposta dovranno essere estinti i debiti tributari superiori a 5mila euro”.

Nel suo complesso, giudica positivamente la scelta di introdurre il Concordato preventivo?

“La volontà del governo di introdurre uno strumento che ‘blocchi’ il contribuente per un termine biennale, rinnovabile per il successivo biennio,  potrà essere salutata favorevolmente da entrambi i versanti, ossia per il contribuente e per il fisco. Anche se ora è molto prematuro fare delle previsioni, in quanto si dovrà attendere ancora un po’ di tempo per verificare se l’adesione porterà gli effetti sperati.

Va sottolineato che i vari contribuenti potranno mettere a confronto i benefici derivanti dall’accettazione della proposta e l’ammontare del reddito concordato con il fisco. Solo durante quel periodo sarà possibile iniziare ad effettuare le prime considerazioni”.