Stretti tra il rincaro dei prezzi del carburante (nonostante il taglio delle accise), l’inflazione galoppante che non accenna a fermarsi e i timori per l’evolversi del conflitto in corso in Ucraina, gli italiani si ritrovano ad affrontare questo mese di giugno con un’altra grossa spesa da sostenere. Nulla di imprevisto almeno per questa volta: si tratta infatti della prima rata dell’Imu 2022, la cui scadenza era stata prevista per questo periodo già dall’inizio dell’anno.
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Imu 2022, milioni di italiani alle prese con la prima rata: chi deve pagarla
E così entro il prossimo giovedì 16 giugno saranno oltre 25 milioni i cittadini chiamati a saldare i propri conti col Fisco per quanto riguarda le spese relative alle case di proprietà (fa eccezione l’abitazione principale in cui viene dichiarata la residenza) e a tutte le altre intestazioni di immobili e fabbricati, ma anche terreni agricoli e aree edificabili.
Imu 2022, quanto vale la prima rata e come calcolare l’importo
L’importo da versare per quanto riguarda le rate Imu 2022 va calcolato applicando alla base imponibile – ossia il valore dell’immobile determinato secondo i criteri previsti dalla legge – l’aliquota stabilita per ogni caso particolare. Ed è qui che iniziano le differenze, non solo tra regione e regione, ma anche tra le diverse città della stessa area.
Le differenze tra le città: dove si paga di più
Sempre secondo il rapporto Uil, il costo maggiore per una seconda casa si registra a Roma, a Milano e a Bologna, dove si superano i 2mila euro complessivi annui. Qualche centinaia di euro in meno andranno pagati a Genova (1.775 euro) e Torino (1.745). Ma ci sono esempi di valori anche molto più contenuti, come succede a Gorizia (658 euro), Catanzaro (659 euro) e Crotone (672 euro). L’importo più basso d’Italia dovrebbe essere quello dei cittadini di Asti, che nel 2022 spenderanno circa 580 euro.
La forbice sussiste in quanto in 17 città è rimasta in vigore l’ex addizionale Tasi: in questi comuni le aliquote superano quella massima dell’Imu, fissata al 10,6 per mille. A Roma e Milano, così come in molti altri centri (da Ascoli Piceno a Brescia, da Brindisi a Matera, da Modena, a Savona e Verona) l’aliquota è infatti a quota 11,4 per mille. Altre, come Venezia, sono all’11 per mille. Sono invece solamente 10 le città in cui le aliquote scendono sotto la soglia massima.