Se non fosse per il taglio alle accise il prezzo della benzina arriverebbe oggi a livelli record. Senza lo sconto di 25 centesimi applicato e prorogato da mesi dal governo, che diventano 30,5 calcolando anche l’Iva, il costo della verde arriverebbe alle quote record toccate a metà del marzo scorso di 2,184 euro al litro e che hanno costretto l’esecutivo a intervenire.
Benzina alle stelle, prezzi record: l’intervento del governo
La media settimanale rilevata il 14 marzo 2022 era ben oltre i 2 euro, anche se in realtà i prezzi in modalità self in molti distributori italiani avevano raggiunto 2,3 euro al litro, ad un nulla dal record storico dell’Austerity degli anni ’70 di 2,31 euro, a valori correnti nel 1976.
Il taglio delle accise sembra dunque fare ancora la differenza, ma è difficile prevedere per quanto possa reggere di fronte alla benzina salata per colpa dei continui aumenti del costo del carburante.
Grazie alla misura messa in campo dal governo non è ancora record ma l’impatto sulle tasche di famiglie e imprese di trasporto, peso che poi si scarica sui prezzi al dettaglio, rimane rilevante.
Secondo quanto riportato da Codacons solo per i costi di rifornimento una famiglia spende oggi in media 460 euro in più rispetto al 2021, per un totale di 11,96 miliardi di euro, su tutte le famiglie italiane, ai quali vanno aggiunte appunto le ricadute sui prezzi dei beni primari.
Per questo l’esecutivo Draghi sta valutando altri interventi: “È una valutazione in corso, al momento non abbiamo alcuna indicazione né in un senso né nell’altro. In tutti questi mesi il Governo ha fatto sforzi straordinari sul piano finanziario proprio per tutelare non solo le imprese, ma anche le persone in difficoltà”, ha spiegato dal Festival dell’Economia il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, parlando delle misure allo studio per il caro carburanti.
Del resto solo pochi giorni fa la sottosegretaria all’Economia, Cecilia Guerra, spiegava che è “molto probabile” che il governo intervenga ancora sui tagli alle accise.
Benzina alle stelle, prezzi record: il punto sul gas di Cingolani
Uno dei fattori più di peso che in questi mesi continua a influire sulla corsa del carburante rimane la guerra in Ucraina. Il conflitto non smette di provocare squilibri a livello mondiale sulle forniture delle materie prime energetiche, a causa degli effetti portati sia direttamente per le sanzioni e gli embarghi alla Russia, sia indirettamente.
Sulla questione dell’energia e degli interventi del governo per arginare la crisi, è tornato a parlare il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
“Abbiamo già trovato 25 miliardi di metri cubi di gas su diversi Paesi dove Eni ha giacimenti importanti, il che vuol dire che sostanzialmente abbiamo portato in pari il nostro fabbisogno. Ricordiamo che dalla Russia riceviamo 29 miliardi di metri cubi ogni anno, mentre i 4 miliardi di differenza saranno parte di un piano di risparmi non draconiani, che dovremmo comunque fare per diminuire utilizzo del gas” ha detto il ministro intervenendo in collegamento video al Festival dell’economia di Trento.
“Ci troviamo con una guerra imprevedibile, ed è difficilissimo risolvere la situazione in otto o dieci settimane, ma abbiamo fatto un lavoro enorme sulla diversificazione – ha aggiunto – e dei 25 miliardi già contrattualizzati, metà fluirà dai nostri gasdotti e metà sarà gas liquido da rigassificare. Si porterà così al 100% la produzione dei tre rigassificatori che abbiamo in Italia e ne istalleremo altri due galleggianti, che verranno usati finché servirà”.
Cingolani ha spiegato inoltre che un rigassificatore galleggiante è già stato acquistato dagli Stati Uniti e sarà operativo nei primi mesi del 2023, mentre per ricevere un’altra nave “dovrebbe sciogliersi il nodo contrattuale nelle prossime settimane”.
Per far fronte alla crisi energetica gli Stati sono diventati “stabilizzatori in un sistema che sembra un po’ impazzito”, ha detto ancora Cingolani, ricordando come il governo abbia investito 30 miliardi di euro in meno di un anno, ma “è evidente che non si può pensare di accettare il 600 o 700% di aumento dell’energia e poi leggere dall’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer) che il mercato va bene e non può essere perturbato: forse viviamo in pianeti diversi. Servono revisioni di un mercato che è sganciato dalla realtà”, ha aggiunto il ministro, sottolineando la necessità di investire maggiormente nella ricerca sulle energie rinnovabili.