Una delle principali novità di quest’anno, riservate ai titolari di partita Iva, è il concordato preventivo biennale. La misura, proprio in questi giorni, sta entrando nel vivo: la scadenza, per potervi aderire, è fissata al 31 ottobre 2024. Entro questa data i diretti interessati devono firmare il patto con l’Agenzia delle Entrate, grazie al quale sarà possibile determinare anticipatamente i redditi e le imposte che dovranno essere versate per il biennio 2024-2025.
In un certo senso il concordato preventivo diventa anche retroattivo: grazie al ravvedimento speciale – che è stato introdotto in sede di conversione del Decreto Omnibus – ci sarà un condono per gli anni compresi tra il 2018 ed il 2022. I contribuenti, quindi, hanno la possibilità di regolarizzare eventuali pendenze di quel quinquennio.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano i vantaggi e gli svantaggi di aderire al concordato preventivo biennale.
Indice
Concordato preventivo biennale, come funziona
I contribuenti che decideranno di aderire al concordato preventivo biennale potranno accordarsi con l’Agenzia delle Entrate e pianificare le imposte dovute per due anni (c’è la possibilità di un ulteriore rinnovo). Possono utilizzare questo strumento i titolari di partita Iva. Nel caso in cui il reddito dovesse essere superiore rispetto a quello concordato, non sarà soggetto a tassazione. Nel caso in cui, invece, gli introiti dovessero essere inferiori al 30%, il Mef prevede delle ipotesi per poter revocare quanto predisposto con l’AdE.
Ma come funzionerà, in estrema sintesi, la proposta che preparerà l’Agenzia delle Entrate? Gli uffici tributari presenteranno un piano basandosi sui dati in proprio possesso: questo permetterà di stabilire anticipatamente quali debbano essere le imposte da versare.
Possono aderire al concordato preventivo biennale i titolari di partita Iva che applicano gli Isa e quelli che hanno aderito al regime forfettario. La misura è stata predisposta per incentivare l’adempimento spontaneo.
Per poter redigere l’accordo con il contribuente, l’Agenzia delle Entrate incrocia i dati in suo possesso, utilizzando quelli relativi agli Isa. Grazie al piano preventivo il contribuente ha la possibilità di conoscere in anticipo quale imposte dovrà versare e quanto ammonta l’Irap.
Le regole si applicano anche al passato
I principali partiti di maggioranza hanno proposto alcune modifiche al concordato preventivo biennale: le sue regole vengono applicate anche al passato. Un emendamento al Decreto Omnibus permette di regolarizzare le eventuali omissioni dichiarative del periodo compreso tra il 2018 ed il 2023, permettendo ai contribuenti di ottenere una serie di vantaggi sul fronte delle imposte da versare.
Le scadenze del concordato preventivo biennale
L’Agenzia delle Entrate, entro il 15 marzo di ogni anno, metterà a disposizione dei contribuenti alcuni programmi, che serviranno per acquisire i dati utili per elaborare la proposta. Solo per il 2024 la deadline è stata fissata al 15 giugno per i soggetti Isa e al 15 luglio per quanti hanno aderito al regime forfettario.
Sostanzialmente questo costituisce il primo passo per accedere al concordato preventivo biennale. La proposta verrà redatta dall’AdE tenendo conto dei dati che lo stesso contribuente ha dichiarato. Gli uffici tributari, comunque vada, si appoggeranno anche ad una specifica metodologia che viene predisposta per le diverse attività economiche, la quale tiene conto dell’andamento dell’economia e dei mercati e di una serie di dati in possesso dell’Agenzia. La metodologia adottata è stata predisposta attraverso un decreto firmato dal Mef lo scorso 15 giugno 2024.
I titolari di partita Iva hanno tempo fino al 31 ottobre 2024 per aderire al concordato preventivo biennale: entro la stessa data deve essere presentata la dichiarazione dei redditi.
Il versamento del saldo e del primo acconto sulle imposte sui redditi – che si sarebbero dovute pagare entro il 31 luglio al posto del 30 giugno – seguono le regole ordinarie. Le imposte che vengono calcolate in base alla proposta di concordato preventivo biennale devono essere versate quando si effettua il secondo acconto. I versamenti da effettuare entro il 30 novembre – stando a quanto previsto dal decreto correttivo – devono essere effettuati calcolando gli acconti con il metodo storico.
Quanti scelgono di appoggiarsi al metodo storico hanno la possibilità di versare l’imposta sul differenziale tra il reddito che è stato concordato per il 2024 e il reddito percepito nel 2023, con una maggiorazione del 15%, che, però, scende al 12% per i forfettari e al 4% per le nuove attività.
Per quanto riguarda l’Irap, invece, è necessario applicare un’imposta sostitutiva pari al 3%.
Come funziona la flat tax per i titolari di partita Iva
Attraverso il decreto correttivo è stata anche introdotta una flat tax a tre aliquote, che serve a ridurre l’impatto del maggior reddito che viene proposto dall’Agenzia delle Entrate.
La flat tax per i titolari di partita Iva soggetti Isa si articola nel seguente modo:
- al 10% per chi ha un punteggio compreso tra 8 e 10;
- al 12% per chi ha un punteggio compreso tra 6 e 8;
- al 15% per chi ha un punteggio inferiore a 6;
L’aliquota della flat tax per i forfettari è al 10%, che scende al 5% per chi ha avviato l’attività da meno di cinque anni.
Concordato preventivo biennale, i requisiti per accedere
Quali sono i requisiti per accedere al concordato preventivo biennale? Per i soggetti Isa il legislatore ha cancellato il vincolo del punteggio pari ad almeno 8. Requisito che era stato introdotto in una primissima versione del decreto legislativo,
Continua a rimanere in vigore la condizione della regolarità fiscale e in particolare l’adesione al concordato preventivo biennale è riservata ai soggetti che non hanno debiti tributari. Possono accedervi quanti li hanno estinti, nel caso in cui fossero superiori a 5.000 euro e siano amministrati dall’Agenzia delle Entrate. I debiti tributari o contributivi sono quelli che sono stati definitivamente accertati e non sono più impugnabili.
In sintesi
Fino al 31 ottobre 2024 è possibile accedere al concordato preventivo biennale. La misura è riservata ai titolari di partita Iva – sia ai soggetti Isa che ai forfettari – purché non abbiano debiti con il fisco.
La misura prevede che il contribuente concordi con l’amministrazione tributaria le tasse da pagare nel prossimo biennio.