ACE abolita nel 2024, ma si possono ancora usare le agevolazioni maturate nel corso del 2023

L'Agenzia delle Entrate ha fornito una serie di chiarimenti in relazione all'abrogazione dell'ACE 2024. Ecco cosa è ancora in vigore

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Tra le novità introdotte della riforma dell’Irpef c’è anche l’abolizione dell’ACE, ossia l’aiuto alla crescita economia, che dallo scorso 1° gennaio 2024 è definitivamente scomparso. A fornire una serie di chiarimenti su questo tema ci ha pensato la circolare n. 2 del 6 febbraio 2024 dell’Agenzia delle Entrate.

L’ACE, ossia l’aiuto alla crescita economica, non è più a disposizione delle imprese. Ma come ha provveduto a chiarire la stessa amministrazione finanziaria, lo strumento non viene abrogato in maniera netta e decisa. Fino a quando non si esauriscono gli effetti, si possono continuare ad applicare le disposizioni relative all’agevolazione. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo come debbano comportarsi correttamente i diretti interessati.

ACE 2024: il 1° gennaio è scattata l’abolizione

Le imprese, dallo scorso 1° gennaio 2024, non possono più beneficiare dell’ACE, ossia dell’aiuto alla crescita economica. La misura, in estrema sintesi, costituisce una deduzione dal reddito d’impresa del rendimento figurativo del capitale proprio. Stiamo parlando di uno strumento attraverso il quale viene agevolato fiscalmente chi decide di reinvestire gli utili all’interno dell’azienda.

L’ACE è stata introdotta attraverso il Decreto Legge n. 210/2011, che è stato convertito dalla Legge n. 214/2011. Grazie a questa misura le imprese sono riuscite a pagare meno imposte, ottenendo una serie di agevolazioni. La misura era finalizzata a trovare un maggiore equilibrio tra capitale proprio e capitale di debito. I soggetti che potevano accedere all’ACE erano i seguenti:

  • le società e gli enti commerciali residenti;
  • le società e gli enti commerciali non residenti, con particolare attenzione alle stabili organizzazioni nel territorio dello Stato;
  • le imprese individuali, le società in nome collettivo e in accomandita semplice in regime di contabilità ordinaria.

Cosa cambia con la riforma fiscale

La riforma fiscale è intervenuta a gamba tesa sull’ACE. Entrando nel dettaglio con il Decreto Legislativo n. 216 del 30 dicembre 2023, che è stato rubricato come Attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi, è stata sostanzialmente abrogata la misura dal 1° gennaio 2024.

Attraverso la circolare n. 2 del 6 febbraio 2024, l’Agenzia delle Entrate, quindi, ha fornito una serie di istruzioni per chiarire al meglio le norme che sono state stabilite dal decreto attuativo. E che risultano essere di particolare interesse per i contribuenti. L’articolo 5 del DLGS n. 216/2023 ha risposto che a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 l’ACE sia abrogata. La disposizione, in estrema sintesi, ha sostanzialmente eliminato lo strumento che permetteva di accedere all’agevolazione:

Nel caso in cui l’importo del rendimento nozionale superi il reddito complessivo netto così determinato, l’eccedenza di rendimento nozionale può essere riportata nei periodi d’imposta successivi, senza alcun limite quantitativo e temporale.

Questo significa, in altre parole, che fino al 2023 il legislatore aveva previsto un’ottimizzazione fiscale sulle somme che, sostanzialmente, rimanevano in azienda, senza che queste venissero distribuite. Anche quando venivano riportate nel corso degli anni e senza che ci fossero dei limiti temporali.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate sottolinea che dal 1° gennaio 2024 è prevista l’abrogazione della disciplina dell’ACE. Viene, comunque, anche sottolineato che

Sino a esaurimento dei relativi effetti, continuano ad applicarsi le disposizioni relative all’importo del rendimento nozionale eccedente il reddito complessivo netto del periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023.

Questo significa, in altre parole, che le aziende potranno continuare a beneficiare delle agevolazioni nel caso in cui abbiano avuto accesso alla misura lo scorso anno. Ma solo e soltanto fino a quando termineranno gli effetti dell’agevolazione.

ACE, sbilanciamento dei rapporti tra imprese e Stato

A fare il punto della situazione sugli effetti dell’abolizione dell’ACE è stato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel corso dell’audizione presso l’Aula Convegni del Senato sul DDL Bilancio, che era stata tenuta in data 14 novembre 2023.

Le imprese e i lavoratori autonomi danno al bilancio più di quello che prendono dal bilancio, nel senso che contribuiscono a migliorare i saldi, e questo in tutti gli anni della programmazione e questo è dovuto all’abolizione dell’ACE – ha sottolineato la presidente Lilia Cavallari -. Può essere una scelta quella di abolire l’ACE e sostituirla con altri strumenti: la sostituzione fatta al momento è una sostituzione con la maggiorazione della deduzione per incrementi occupazionali che è una parte, ma richiederebbe anche un’altra parte o una riduzione dell’imposizione, o una sorta di mini IRES, che pure è prevista nella legge delega, o incentivi per gli investimenti.

La Cavallari, soffermandosi a parlare dell’abolizione dell’ACE e dell’introduzione delle misure di sostituzione, ha sottolineato come sia importante la programmazione delle imprese. E, soprattutto, come sia importante dare uno sguardo oltre la contingenza.

Se si elimina una misura che ha una funzione specifica e ha avuto un impatto di un certo tipo va bene prevedere in tempi ragionevoli la sostituzione con strumenti che svolgono la stessa funzione.

La Cavallari ha poi aggiunto che, almeno per il momento, è rimasto scoperto lo stimolo alla patrimonializzazione delle imprese. Secondo la Banca d’Italia, l’ACE determina una riduzione delle entrate pari a 1,3 miliardi di euro nel 2025. L’abolizione della misura determinerebbe un aumento delle entrate pari a 4,8 miliardi nel 2025 e 2,8 miliardi dal 2026.

Questo significa, in altre parole, che a pagare il prezzo della differenza – almeno in termini di minori benefici – sono proprio le aziende.

In sintesi

Dal 1° gennaio 2024 è stato sostanzialmente abrogato l’ACE, ossia l’aiuto alla crescita economica. La misura, comunque vada, non scomparirà definitivamente da un giorno all’altro. Le aziende che ne hanno beneficiato nel corso del 2023 potranno continuare a contare sui suoi benefici fino al loro scadere.

Non sarà, invece, possibile farci conto per le nuove operazioni da effettuare nel corso del 2024.