Il taglio dell’Irpef è stato confermato in Manovra, costerà 9 miliardi

La Manovra 2026 verso il taglio dell’Irpef: la seconda aliquota scende dal 35% al 33% per redditi tra 28 e 50 mila euro

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

Pubblicato: 15 Ottobre 2025 07:00

La prossima legge di Bilancio conferma la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. La dote complessiva stanziata sul triennio è pari a circa 9 miliardi di euro. L’intervento, mirato ai redditi da lavoro, punta ad alleggerire il prelievo e a sostenere il potere d’acquisto in una fase di rallentamento economico e inflazione ancora percepita.

Secondo le indicazioni diffuse dal Mef, la platea principale è composta da lavoratori dipendenti con reddito imponibile nello scaglione interessato. Il beneficio massimo stimato è di 440 euro l’anno: deriva dall’applicazione del nuovo 33% alla parte di reddito compresa nello scaglione 28–50 mila euro, tenendo conto del meccanismo per scaglioni e delle detrazioni.

Come funziona il taglio dell’Irpef

Il taglio interessa solo la porzione di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro, che passa al 33%. La parte fino a 28.000 euro continua a essere tassata con le aliquote e le regole vigenti per i primi scaglioni. Il beneficio cresce all’aumentare del reddito fino al tetto dello scaglione, poi si stabilizza e, in assenza di correttivi, smette di aumentare. Il Governo sta valutando una “sterilizzazione” oltre determinate soglie per evitare effetti regressivi e concentrare il vantaggio sui redditi medio‑bassi. Nelle ipotesi circolate, la soglia di riferimento per i meccanismi di riduzione potrebbe essere elevata (fino a 200.000 euro), ma i dettagli saranno definiti nei testi.

Chi rientra e chi no

La misura è costruita per lavoratori dipendenti nello scaglione 28–50 mila euro. In sede di testi si valuterà l’allineamento per autonomi e pensionati in base alla riforma complessiva dell’Irpef, che dovrebbe partire da gennaio 2026. L’orientamento annunciato è quello di una nuova imposta sulle persone fisiche semplificata, con obiettivi di alleggerimento del prelievo su circa 10 milioni di contribuenti.

Resta in vigore la franchigia sulle detrazioni introdotta due anni fa per i redditi oltre 50.000 euro, che limita la possibilità di scontare oneri detraibili (salvo eccezioni). Questa regola, insieme a eventuali limiti di platea, può attenuare o azzerare il vantaggio per i redditi più alti.

Cosa cambia in busta paga

Gli effetti pratici si vedranno in busta paga tramite i conguagli operati dai sostituti d’imposta. Il beneficio è spalmato sui 12 mesi e varia in funzione del reddito, delle detrazioni per lavoro dipendente, carichi di famiglia e altri oneri. I contribuenti con redditi vicini ai 28.000 euro registrano un vantaggio ridotto, che cresce gradualmente fino a 50.000 euro. Per i rapporti iniziati o cessati in corso d’anno, il beneficio sarà proporzionato ai mesi di lavoro.

In sede di dichiarazione (Modello 730 o Redditi Persone Fisiche), potranno emergere piccoli conguagli a debito/credito. Il beneficio medio è più visibile per chi si colloca nella parte alta dello scaglione (45–50 mila euro). La misura si somma al taglio del cuneo contributivo già attuato nelle precedenti manovre, con effetti cumulati su busta paga e imponibile.