Sugar Tax, da luglio si aggiornano le imposte. I produttori protestano

Rimandata più volte, la Sugar Tax sarà attiva dal primo luglio, e promette un taglio temporaneo delle aliquote. Protestano le associazioni dei produttori, prevedendo un calo delle vendite

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Inizialmente prevista dalla Legge di Bilancio 2020, la cosiddetta “Sugar Tax”, tassa sui prodotti zuccherati, è stata più volte posticipata. Di recente, le modifiche contenute nell’emendamento del Decreto legge al Superbonus ha visto i leader italiani Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti ridurne l’aliquota. Per i prodotti finiti, l’imposta è stata dimezzata da 10 euro per ettolitro (10 centesimi di euro per litro) a 5 euro per ettolitro (5 centesimi per litro). Per i concentrati destinati a essere diluiti, la tassa è stata ridotta da 0,25 euro a 0,13 euro per chilo.

La riduzione della Sugar Tax è un tentativo di bilanciare le esigenze fiscali con quelle economiche e di mercato. La discussione è ancora aperta su quanto effettivamente questa tassa influenzerà il consumo di bevande zuccherate e il benessere economico del settore delle bevande in Italia.

Dettagli sulla nuova Sugar Tax

Insieme alla Plastic Tax, posticipata a luglio 2026, la Sugar Tax venne introdotta per la prima volta nella legge di bilancio del 2020 sotto il governo Conte, con l’obiettivo di combattere l’inquinamento da plastica monouso e ridurre il consumo di bevande zuccherate non salutari. Questa misura, si è dimostrata difficile da applicare, portando a una forte opposizione da parte delle imprese colpite.

La tassa entrerà in vigore in versione ridotta dal primo luglio 2024, per poi essere applicata pienamente da luglio 2026.

La Sugar Tax si applica a bevande edulcorate, definite come prodotti finiti o concentrati che, diluiti, diventano bevande. Questi prodotti rientrano nelle voci Nc 2009 e Nc 2202 della nomenclatura combinata dell’Ue, con un titolo alcolometrico massimo dell’1,2% in volume. Sono esentate le bevande create per esigenze nutrizionali specifiche.

Per riassumere, con la Sugar Tax si assiste a un taglio temporaneo delle aliquote: l’aliquota per i prodotti finiti sarà ridotta a 5,00 euro per ettolitro, rispetto ai precedenti 10,00 euro, ma questa riduzione è destinata a terminare il primo luglio 2026, momento in cui l’aliquota tornerà al livello originario. Analogamente, per i prodotti da diluire, l’aliquota scenderà a 0,13 euro per chilogrammo, per poi rialzarsi a 0,25 euro dal luglio 2026, conformemente alle disposizioni originarie della manovra di bilancio 2020.

Soggetti economici coinvolti e sanzioni

La responsabilità del pagamento dell’imposta ricade su produttori, venditori, acquirenti e importatori di prodotti extra-Ue. In caso di mancato pagamento, le sanzioni possono variare dal doppio al quintuplo dell’importo evaso, con un minimo di 250 euro. Ulteriori sanzioni sono previste per ritardi o mancate dichiarazioni.

Impatto economico secondo Assobibe

L’associazione Assobibe prevede un calo delle vendite del 16%, una riduzione degli investimenti di 46 milioni di euro e degli acquisti di materie prime per 400 milioni di euro, con la potenziale perdita di circa 5.000 posti di lavoro. Inoltre, l’aumento dei prezzi finali potrebbe penalizzare particolarmente le piccole e medie imprese italiane che producono bevande riconosciute come eccellenze del Made in Italy.

Il presidente di Assobibe, Giangiacomo Pierini, ha sollecitato il governo a revocare una tassa che ritiene “inutile e dannosa”. Anche l’organizzazione sindacale Uila-Uil ha espresso preoccupazioni per possibili effetti negativi sui consumi interni e sull’export.

Antonio Tajani, vicepremier e segretario di Forza Italia, ha criticato la tassa per la sua potenziale incongruenza con le normative comunitarie e il rischio di impattare negativamente sulle imprese italiane. Le sue parole: “La Camera con il parere favorevole del governo ha approvato un ordine del giorno per rinviare di un paio di anni. Quindi, ripeto, parere favorevole dell’esecutivo. Se dovesse passare l’aumento del Mef, il costo delle bevande si alzerebbe, le aziende vedrebbero contratte le vendite, si perderebbero posti di lavoro: questa normativa italiana sarebbe disallineata rispetto alle norme europee. L’ha proposta con un emendamento il Mef, ma per noi è stata una sorpresa. Non va bene e noi siamo comunque contrari ad altri aumenti sulle tasse”.