Revisione catastale e riforma Imu, come cambia il sistema fiscale immobiliare nel 2025

Alcune importanti novità impattano sul sistema fiscale immobiliare: la revisione catastale e la riforma Imu. Ecco cosa cambia per i contribuenti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 09:26

Sono diverse le novità, soprattutto nel corso degli ultimi anni, che hanno impattato direttamente sul sistema fiscale immobiliare italiano. Sicuramente una delle novità che hanno modificato radicalmente i rapporti tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate è la revisione catastale per quanti hanno beneficiato dei bonus edilizi e la riforma dell’Imu, il cui scopo è quello di semplificare le procedure sulle quali si basa il sistema di tassazione locale.

È importante, quindi, comprendere come le novità introdotte condizionino il calcolo e sulla gestione dell’Imu nel 2025.

Revisione catastale, come impatta sui contribuenti

I contribuenti che hanno effettuato degli interventi di manutenzione straordinaria o di riqualificazione edilizia sui propri immobili, beneficiando del Superbonus o di qualsiasi altro bonus casa, devono obbligatoriamente comunicare al catasto le variazione effettuate, in modo che possa essere avviata la revisione catastale dell’immobile. L’incremento della rendita catastale, ovviamente, determina un aumento degli oneri fiscali che gravano sulla proprietà.

Fattore a cui i contribuenti devono prestare la massima attenzione sono i maggiori controlli che potrebbero arrivare da parte dell’Agenzia delle Entrate per quanti abbiano fruito del Superbonus, del Sismabonus o dell’Ecobonus. I controlli si concentreranno prevalentemente sugli aggiornamenti dei dati catastali che sono necessari per far in modo che il catasto rispecchi correttamente le modifiche strutturali, che sono state apportate. Solo per fare un esempio, chi dovesse aver realizzato un cappotto termico o installato un impianto fotovoltaico deve aggiornare la rendita catastale, in modo da poter includere i cambiamenti strettamente connessi con le nuove rendite catastali e impiantistiche.

Variazione catastale dell’immobile, quando è obbligatorio farlo

Il contribuente è obbligato ad effettuare una comunicazione di variazione catastale di un immobile nel momento in cui aumenta il numero di vani. O quando viene incrementata la volumetria o sono state apportate delle modifiche alla planimetria.

La comunicazione della revisione della rendita catastale, inoltre, deve essere effettuata nel momento in cui vengono completati degli interventi edilizi che determinino un incremento almeno del 15% del valore di mercato dell’immobile e della relativa redditività (a prevederlo è l’articolo 3 del Testo Unico Edilizia). L’obbligo, inoltre, sussiste nel momento in cui gli interventi abbiano comportato una variazione delle caratteristiche distributive ed impiantistiche originarie delle unità immobiliari. O quando siano stati effettuati degli interventi di restauro e risanamento conservativo.

Gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate effettua delle attività di accertamento basandosi su determinate liste selettive che vengono realizzate utilizzando delle moderne tecnologie di interoperabilità e analisi delle banche dati. Volendo semplificare al massimo, andando a consultare gli Attestati di Prestazione Energetica, gli uffici tributari riescono ad avere una situazione aggiornata degli immobili che sono stati ristrutturati sfruttando i bonus edilizi. Nel caso in cui i dati non dovessero essere aggiornati in catasto, viene inviata una lettera di compliance per invitare il diretto interessato alla regolarizzazione.

Revisione fiscale, l’impatto sull’Imu e sul carico fiscale

Aggiornare la rendita catastale di un immobile ha un impatto immediato sull’Imu, ma non solo. Si riscontrano, infatti, delle conseguenze fiscali dirette ed indirette, che possono essere elencate come segue:

  • aumento dell’Imu. Nel momento in cui il valore catastale di un immobile aumenta, anche l’Imu da versare cresce in modo proporzionale. Soprattutto quando ad essere oggetto degli interventi sono le seconde case o le abitazioni di lusso. È bene ricordare, infatti, che l’Imu deve essere calcolata sulla base del valore catastale dell’immobile;
  • reddito Isee. La rendita catastale ha un impatto diretto sul valore Isee della famiglia. Il patrimonio immobiliare, infatti, costituisce uno dei parametri più importanti sui quali calcolare l’indicatore. In alcuni casi potrebbe venire limitato l’accesso ad alcune agevolazioni fiscali legate al reddito;
  • incremento della Tari. La tassa rifiuti è legata alla superficie catastale dell’immobile: nel caso in cui l’aggiornamento catastale dovesse mettere in evidenza una modifica della superficie, cambierebbero anche, proporzionalmente parlando, gli importi da versare;
  • plusvalenze ed imposta di registro. Mettere in vendita entro dieci anni dalla conclusione dei lavori potrebbe comportare l’obbligo di versare un’imposta sul capital gain pari al 26% del plusvalore acquisito. L’imposta di registro per l’acquirente è più alta, venendo calcolata sul nuovo valore catastale.

Riforma Imu 2025, cosa cambia per i contribuenti

Attraverso la riforma Imu 2025 sono state introdotte alcune semplificazioni sul sistema di tassazione degli immobili. Dal prossimo anno i Comuni dovranno adeguarsi ad un sistema di aliquote più snello, con un numero ridotto di immobili.

In precedenza il numero di aliquote erano 250.000: dal 2025 sono state ridotte a 128 categorie. L’obiettivo è quello di semplificare la gestione dell’imposta, ma soprattutto semplificare gli oneri burocratici di amministrazioni e contribuenti.

Le 128 categorie di immobili sono state suddivise in base alla destinazione d’uso e al loro interno rientrano:

  • immobili residenziali, dove troviamo prime case, seconde case, case vacanze, immobili di lusso;
  • immobili commerciali, al cui interno ci sono negozi, uffici, capannoni;
  • immobili per la produzione di energia, che includono centrali elettriche, impianti fotovoltaici;
  • immobili destinati a scopi pubblici e sociali, tra i quali ci sono scuole, ospedali, edifici comunali.

La semplificazione ha l’obiettivo di semplificare e uniformare al massimo le regole Imu su tutto il territorio nazionale. Cercando di evitare delle distorsioni che si potevano verificare a livello locale.

Riforma Imu, i vantaggi per i contribuenti

Senza dubbio grazie alla riforma Imu sono arrivati alcuni vantaggi anche per i contribuenti, che potranno beneficiare:

  • di una serie di semplificazioni amministrative. Meno aliquote semplifica il calcolo dell’Imu, riducendo il rischio di commettere degli errori;
  • dell’uniformità territoriale. Il carico fiscale viene uniformato su tutto il territorio nazionale, in modo da evitare la disparità di trattamento nei vari Comuni;
  • della riduzione del carico burocratico. Con la riduzione e semplificazione delle aliquote, contribuenti e amministrazioni locali possono evitare la complessità legata a numerose variazioni, che in molti casi rendevano difficile la gestione dell’imposta.