L’immagine è riemersa dalle cronache come un lampo, una foto del 2015 in cui Chiara Colosimo posa accanto a un busto di Mussolini, scattata anni prima del suo ruolo istituzionale. L’inchiesta di Report l’ha riportata al centro del dibattito pubblico e, in poche ore, le reazioni politiche sono esplose: richieste di chiarimenti, accuse di inopportunità, difese sul fatto che si trattasse di una “sciocchezza giovanile”.
Il punto, però, va oltre lo scontro politico. Colosimo oggi presiede la Commissione parlamentare Antimafia, un organo che richiede terzietà ed equilibrio. È qui che la foto col busto del Duce, pur risalente e contestualizzata, riapre un tema che, negli incarichi di garanzia, non è mai accessorio: negli incarichi di garanzia non basta essere imparziali, bisogna anche apparire tali.
Indice
Obbligo di astensione: quando la legge lo impone davvero e a chi si applica?
L’astensione serve a evitare che chi deve decidere su un atto, un concorso o un procedimento amministrativo lo faccia con un interesse personale diretto o indiretto.
“Se esiste il rischio che la decisione non sia o non sembri neutra, l’astensione diventa un dovere”.
Prima di capire se il caso Colosimo rientri in un dovere di astensione, serve distinguere due piani, da un lato i giudici e i dipendenti pubblici, dall’altro i parlamentari.
Giudici e dipendenti pubblici: l’astensione è un obbligo giuridico
Nella P.A. l’astensione tutela l’imparzialità (art. 97 Cost):
- per i giudici, l’art. 51 c.p.c. elenca i casi in cui devono astenersi (parentela, inimicizia, interesse personale, rapporti economici con una parte);
- per i dipendenti pubblici, gli artt. 6 e 7 del d.P.R. 62/2013 impongono l’astensione quando esiste un interesse proprio o di familiari, o anche solo un rapporto di frequentazione che possa incidere sulla neutralità.
Qui l’astensione è un dovere imposto dalla legge.
I parlamentari hanno un obbligo di astensione?
No, ai parlamentari non applicano il codice di comportamento della P.A. né sono soggetti all’art. 51 c.p.c. Il loro status è definito dalla Costituzione e dai regolamenti delle Camere, che tutelano la libertà di mandato.
L’ art. 54 Cost., impone a chi esercita funzioni pubbliche di adempiere con disciplina e onore. È una clausola etica, non un elenco di incompatibilità o di cause obbligatorie di astensione. La Camera ha un Codice di condotta che impone trasparenza e correttezza, ma non prevede un obbligo giuridico di astensione analogo a quello dei funzionari pubblici.
“Per un deputato o per un presidente di commissione, l’astensione non è un dovere imposto da una norma, è una valutazione politica, fondata sull’opportunità e sulla necessità di garantire credibilità all’organo che si presiede”.
Non esiste un “reato di mancata astensione”, né un giudice può sindacare la decisione: la responsabilità è politica e istituzionale.
Una foto col Duce può bastare per l’astensione?
Se il presidente della Commissione Antimafia appare in una vecchia foto accanto al busto del Duce, il tema non è solo etico, quell’immagine può incidere sulla percezione di imparzialità di chi, per ruolo, deve occuparsi anche di fenomeni di criminalità organizzata e possibili derive eversive.
Il piano penale: quando una foto può integrare apologia di fascismo?
L’ordinamento sanziona l’apologia del fascismo con la Legge Scelba (l. n. 645/1952) e vieta la propaganda di idee fondate sull’odio razziale con la Legge Mancino (l. n. 205/1993).
Ma non basta una foto isolata. Serve una condotta attuale, concreta, idonea a diffondere l’ideologia vietata, non un’immagine scattata in un contesto goliardico o privato. Una foto datata, come quella che ha coinvolto Colosimo, non integra di per sé alcuna fattispecie penale, a meno che non sia accompagnata da gesti o messaggi inequivocabili di propaganda.
Il piano istituzionale: la percezione di imparzialità nei ruoli di garanzia
Anche quando il profilo penale è escluso, resta la questione istituzionale. In incarichi “sensibili”, come la presidenza della Commissione Antimafia, non conta solo l’assenza di reati, ma anche la percezione di neutralità.
Un’immagine che richiama simboli del fascismo può creare un dubbio, quella persona potrà affrontare temi che toccano terrorismo nero, neofascismo, gruppi estremisti, vittime di violenza politica, senza ombre sulla propria oggettività?
Il piano politico: dimissioni e astensione per opportunità
L’ultimo livello è quello della responsabilità politica. I parlamentari non sono vincolati dal codice della PA, né esiste una norma che imponga loro di astenersi per una foto del passato. Tuttavia, spetta ai gruppi parlamentari e alle Camere valutare se quell’immagine possa compromettere la credibilità dell’organo. L’astensione o la rinuncia a trattare specifici dossier diventa così una scelta di opportunità politica, non un obbligo giuridico.
Nei parlamenti esteri non mancano esempi di astensione per opportunità. Nel Regno Unito, ad esempio, il presidente della Privileges Comittee si è fatto da parte dall’inchiesta su Boris Johnson, dopo aver espresso in passato giudizi pubblici sul “Partygate”. Non c’era un obbligo di legge, la recusa serviva a preservare l’autorevolezza dell’organo.
In quali situazioni l’astensione è necessaria?
I casi più delicati riguardano decisioni che toccano ambienti radicali o dossier legati a fenomeni di estremismo politico. Se il presidente di un organo parlamentare deve valutare audizioni, documenti o relazioni che coinvolgono gruppi dell’area neofascista, la presenza di immagini o comportamenti del passato può rendere opportuna una scelta di astensione, per evitare dubbi sulla linearità del processo decisionale.
Lo stesso vale per audizioni delle vittime del terrorismo nero o per attività conoscitive sulla violenza politica, dove la fiducia di chi si presenta davanti alla Commissione è parte stessa della funzione.
Ci sono poi atti che richiedono una neutralità ancora più elevata, come la stesura di relazioni finali, la gestione di indagini conoscitive particolarmente sensibili o le decisioni su audizioni controverse. In tali passaggi, ogni dubbio sulla posizione del presidente rischia di riflettersi sull’intero organo, compromettendo la percezione dell’autonomia del Parlamento.
La prassi istituzionale mostra numerosi casi di astensione per opportunità: presidenti che non partecipano a una singola audizione, relatori sostituiti su specifici dossier, membri che rinunciano al voto per evitare critiche di parzialità. Non è un obbligo, ma una scelta di responsabilità verso l’istituzione.
È questo il punto che aiuta a interpretare il caso Colosimo, il nodo non è la foto in sé, ma l’effetto che quell’immagine può avere sulla percezione di imparzialità in un incarico dove la terzietà è parte stessa della funzione.