Immobili: come cambierà la tassazione nel 2024

La tassazione sugli immobili cambierà nel 2024. Tra riforma del catasto e Legge di bilancio arriveranno molte novità.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La Legge di Bilancio dedica ampio spazio agli immobili. O più correttamente sulla loro tassazione. All’interno del testo destinato ad arrivare direttamente in Parlamento è contenuto l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi. È previsto, inoltre, un ritocco verso l’alto delle imposte sulle vendite delle case ristrutturate usufruendo del Superbonus. Un’ultima incognita, infine, è costituita dalla riforma del catasto, che potrebbe avere delle ricadute dirette sull’Imu e sulle altre imposte catastali.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e vediamo cosa è previsto.

Come cambiano le tasse sugli immobili

Intorno alla Legge di Bilancio 2024, le forze di maggioranza hanno sostanzialmente raggiunto un’intesa. Per il momento si è passati a 109 articoli dagli 83 previsti originariamente. Continuano a rimanere risicate le risorse a disposizione: questo è il motivo per il quale le nuove norme aggiunte non sono andate ad intaccare il deficit.

L’obiettivo del governo è quello di ottenere il via libera dalle Camere in tempi rapidi, andando a blindare ogni emendamento. Quanto poteva essere ritoccato e revisionato è stato fatto. Ora come ora l’unica intenzione sembra quella di voler mettere in atto quanto è stato previsto dalla Legge di bilancio.

Per quanto riguarda l’aspetto fiscale, di particolare attenzione risultano essere le misure relative agli immobili, che potrebbero andare ad intaccare l’intero settore. Le parole d’ordine dell’Esecutivo sono lavoro e famiglia: queste ultime, però, potrebbero trovarsi a pagare dazio nel momento in cui dovessero venire aumentate le imposte sulle case.

Affitti brevi: arriva la cedolare secca al 26%

Il capitolo sulla cedolare secca sembra definitivamente chiuso. L’imposta passerà al 26% dal precedente 21% nel 2024. Ad essere coinvolti da questo aumento sono unicamente gli affitti brevi, quelli, in altre parole, che hanno una durata inferiore a 30 giorni e coinvolgeranno unicamente il secondo appartamento.

Gli affitti sulla prima casa continueranno a rimanere al 21%. Questo significa che avranno la possibilità di tirare un sospiro di sollievo i piccoli proprietari, quelli che danno in locazione la casa in montagna o al mare per arrotondare un po’ le entrate. Discorso diverso, invece, per chi sugli affitti brevi ha costruito un vero e proprio business appoggiandosi su portali come Booking e Airbnb.

Quanto graverà sulle tasche dei contribuenti l’aumento della cedolare secca? Stando ad un calcolo effettuato da Aigab, ossia l’Associazione dei Property Manager in Italia, 600mila famiglie si ritroveranno a pagare qualcosa come 850 euro in più di tasse.

Il codice identificativo nazionale

All’interno della Legge di Bilancio 2024 sembra essere passata anche la proposta del codice identificativo nazionale, il cui scopo è quello di andare a tracciare quanti affittano un appartamento. L’obiettivo di fondo di questa novità è quello di andare a limitare il più possibile il sommerso, dato che sono molti i proprietari immobiliari che danno in locazione i propri appartamenti per dei periodi brevi, senza dichiararlo al fisco. Stando a quanto annunciato, questo codice diventerà obbligatorio per potersi iscrivere a delle piattaforme come Airbnb o Booking.

Le nuove normative sugli affitti brevi avrebbero dovuto, in estrema sintesi, andare a sconfiggere l’evasione fiscale. Alla fine, però, si è fatta una scelta tutta italiana di compromesso, che non accontenta nessuno ma allo stesso tempo non lo sconfessa.

Immobili ristrutturati con il superbonus: tasse più elevate

Tra le misure previste vi è la penalizzazione fiscale di quanti abbiano intenzione di cedere degli immobili ristrutturati attraverso il superbonus 110%. Nonostante i malcontenti avanzati da alcune forze che fanno parte della maggioranza, la norma è stata confermata. L’aliquota della plusvalenza viene portata al 26% nel momento in cui si cede l’immobile, nel caso in cui sia uno diverso dall’abitazione principale o sia pervenuto per successione. La tassazione sulla plusvalenza viene effettuata nel caso in cui nel periodo precedente siano stati effettuati degli interventi per i quali si sia beneficiato del Superbonus.

Fino a quando vengono applicate queste maggiori tasse? Quanti abbiano ristrutturato la seconda casa e decidano di metterla in vendita entro 10 anni dalla conclusione dei lavori, si vedranno formare una plusvalenza nel proprio reddito, che verrà tassata al 26%. Nell’arco dei primi cinque anni, inoltre, i costi di ristrutturazione non potranno più essere portati in detrazione dalla plusvalenza. Dal sesto al decimo anno si potranno dedurre al 50%.

Aumenta la ritenuta sui bonifici per i bonus edilizi

Passano dall’8% all’11% le ritenute a titolo d’acconto dell’imposta sul reddito che deve essere versata dai beneficiari, con obbligo di rivalsa, nel momento in cui vengono accreditati gli oneri deducibili o per i quali spetta la detrazione d’imposta. A prevederlo è l’articolo 23 del testo della Legge di Bilancio, che è stato rubricato: Misure di contrasto all’evasione e razionalizzazione delle procedure di compensazione dei crediti e di pignoramento dei rapporti finanziari.

La ritenuta verrà alzata a partire dal mese di Marzo 2024. Verrà, quindi, tolta della liquidità alle imprese che ricevono il bonifico, perché andranno ad incassare una somma decurtata dalla stessa ritenuta. Per i contribuenti che effettuano i bonifici l’impatto è indiretto, mentre a subirne le conseguenze saranno le imprese, che complessivamente si ritroveranno con un miliardo in meno.

Riforma del catasto: quale impatto avrà sull’Imu

Non rientra all’interno della Legge di Bilancio e costituisce un capitolo a sé stante: la riforma del catasto. Nel caso in cui non dovesse incontrare ulteriori rallentamenti dovrebbe entrare in vigore dal prossimo 1° gennaio 2024.

In linea di principio dovrebbe arrivare una complessiva rivalutazione del parco immobiliare italiano, a cui si andranno affiancare dei nuovi strumenti che saranno utilizzati dai singoli comuni e dall’Agenzia delle Entrate per individuare quale sia il classamento corretto degli immobili.

Definire quale possa essere l’impatto della riforma del catasto sulle tasche dei contribuenti è complicato. Quello che è dato per certo, in questo momento, è la rimodulazione dell’Imu e delle altre imposte catastali. Le tasse aumenteranno in proporzione alla percentuale di crescita del valore dell’edificio.