Global minimum tax, come viene applicata e quale impatto ha sulle multinazionali

Da quest'anno è ufficialmente operativa la global minimum tax: un'imposta che viene applicata esclusivamente alle multinazionali. Ecco come

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 28 Ottobre 2024 09:49

Dallo scorso 1° gennaio 2024 l’Italia ha implementato le regole sulla global minimum tax – la cosiddetta imposta minima globale – che si applica alle multinazionali che hanno un fatturato minimo annuale pari a 750 milioni di euro. L’imposta si basa sulle regole i principi elaborati dall’Ocse, che sono stati recepiti a livello europeo attraverso la Direttiva n. 2022/2523 del Consiglio dell’Ue.

La global minimum tax ha un’aliquota pari al 15% dell’utile netto e deve essere applicata alla holding, nel caso in cui abbia sede legale in un Paese che applica questo tipo di imposta. O alle sussidiarie. L’obiettivo di questa particolare tassazione è quella di ridurre la concorrenza fiscale tra i vari Paesi: in particolare si ha intenzione di andare a ridimensionare il fenomeno dell arbitraggio fiscale, che consiste nell’individuare il Paese più conveniente, sotto il profilo fiscale, nel quale collocare la sede di una holding.

Global minimum tax, perché è stata introdotta

L’introduzione in Italia della global minimum tax serve ad attuare una direttiva europea del 14 dicembre 2022, la quale, a sua volta, si basa su una serie di accordi sottoscritti tra i paesi Ocse e condivisi tra questi ultimi e il G20. A determinare l’introduzione di una tassa a livello mondiale è stata la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia. Ma soprattutto scaturisce dalla capacità delle multinazionali di modificare rapidamente il proprio modello di business.

140 Paesi – membri dell’Ocse e del G20 – a seguito di un serrato confronto hanno deciso di introdurre una riforma fiscale che si basa su due diversi pilastri:

  • un sistema di imposizione delle principali imprese multinazionali, che permetta di tassare gli utili nelle giurisdizioni nei quali sono stati realizzati: per le aziende con un fatturato sopra i 20 miliardi di euro e una redditività superiore al 10%, prima che vengano applicate le normali imposte, è previsto il pagamento delle imposte nei Paesi dove operano e non solo dove hanno la sede legale;
  • una tassazione minima effettiva pari al 15% per i grandi gruppi multinazionali con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro, in modo da evitare che sia ridotta la possibilità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili.

Le linee guida della global minimum tax

Le linee guida per l’applicazione della global minimum tax sono state tracciate direttamente dall’Unione europea, che ha sintetizzato due punti fondamentali:

  • la disciplina è estesa, sostanzialmente, ai gruppi nazionali di imprese che abbiano un fatturato globale pari ad almeno 750 milioni di euro;
  • l’imposizione integrativa è estesa a tutte le imprese che sono localizzate in un qualsiasi Stato membro a bassa imposizione. Sono incluse anche le controllanti che applicano l’imposta minima integrativa.

La necessità di contrastare il dumping fiscale

L’introduzione della global minimum tax serve a contrastare il dumping fiscale, la pratica messa in atto da alcuni Paesi per attirare imprese ed investitori dall’estero sottraendoli ai Paesi vicini.

In questo momento quattro paesi che fanno parte dell’Unione europea hanno delle aliquote inferiori al 15%:

  • Ungheria: 9%;
  • Bulgaria: 10%;
  • Irlanda: 12,5%;
  • Cipro: 12,5%.

In alcuni paesi, come Lussemburgo, Olanda ed Irlanda, le imposte sulle multinazionali sono state molto basse e hanno incentivato l’apertura di holding. Con l’introduzione della global minimum tax si vuole evitare il trasferimento di basi imponibili fiscali, benché sia evidente che per l’effettivo raggiungimento di questo obiettivo è necessario un po’ di tempo e l’introduzione di altre disposizioni, in modo che i singoli Stati mantengano dei regimi di vantaggio attraverso l’applicazione di crediti d’imposta.

Global minimum tax: in cosa consiste

In Italia la global minimum tax è entrata in vigore il 1° gennaio 2024 a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 28 dicembre 2023, del Dlgs n. 209 in materia di fiscalità internazionale. La norma, come si legge nel testo di accompagnamento del decreto, è:

Un’imposizione integrativa (la c.d. Top-Up Tax) che risponde all’esigenza avvertita, a livello internazionale, di individuare i grandi gruppi di imprese che non scontano un livello minimo di imposizione nei vari Paesi in cui operano e in cui producono reddito.

La global minimum tax è una riforma fiscale che mira a stabilire un livello minimo di tassazione per le aziende globali. Volendo sintetizzare al massimo, il prelievo integrativo – detto anche Top-up tax – deve essere versato dalle imprese appartenenti ad un gruppo che non contano un livello minimo di imposizione nei Paesi in cui operano. Devono, quindi, essere versate le seguenti imposte:

  • imposta minima integrativa (IIR): sono tenute ad effettuare questo versamento le imprese controllanti localizzate in Italia di gruppi multinazionali o nazionali in relazione alle imprese che risultino essere soggette ad una bassa imposizione – inferiore al 15% – che fanno parte del gruppo. Le imposte si basano su un approccio che, in un certo senso, può essere definito dall’alto verso il basso, perché assegna la priorità nell’applicare le imposte all’impresa che è collocata nella posizione più alta della catena partecipativa;
  • imposta minima suppletiva (UTPR): si applica alle imprese di un gruppo multinazionale che sono localizzate in Italia in relazione alle imprese che fanno parte del gruppo e che risultino essere soggette ad una bassa imposizione nel momento in cui non venga applicata – in tutto o in parte – l’imposta minima integrativa equivalente in altri Paesi;
  • imposta minima nazionale (QDMTT): deve essere applicata alle imprese che fanno parte di un gruppo multinazionale o nazionale, che risultino essere soggette a una bassa imposizione nel momento in cui si trovano in Italia.

L’imposta si applica ai gruppi che abbiano dei ricavi consolidati pari ad almeno 750 milioni di euro in almeno due dei quattro esercizi precedenti l’esercizio preso in considerazione. Ma non solo: la norma prevede che le imprese del gruppo presenti in Italia risultino essere solidamente e congiuntamente responsabili per il pagamento dell’imposta minima nazionale e dell’imposta minima suppletiva.