Dichiarazione dei redditi, quale va in prescrizione nel 2024 e cosa si deve ancora tenere

Anche la dichiarazione dei redditi va in prescrizione. Nel 2024 vanno completamente nel dimenticatoio due diverse annualità

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 18 Dicembre 2024 06:00

La dichiarazione dei redditi va in prescrizione dopo cinque anni se è stata presentata regolarmente. Gli anni salgono a sette nel caso in cui la documentazione non sia stata presentata. Cercare di capire quali siano le tempistiche ordinarie, le eventuali proroghe straordinarie e i vari aggiornamenti normativi è importante, in modo da evitare l’insorgere di problemi con l’Agenzia delle Entrate.

Sul fronte della prescrizione della dichiarazione dei redditi, periodicamente, la normativa viene aggiornata. Questo è il motivo per il quale è necessario muoversi con le dovute cautele, all’interno di regole e termini ben precisi. È importante, infatti, che i contribuenti sappiano con precisione quali siano:

  • i termini previsti dalla legge per la prescrizione della dichiarazione dei redditi e delle pratiche connesse;
  • l’eventuale esistenza di proroghe straordinarie. Ne sono state emanate alcune, per esempio, quando era in corso l’emergenza connessa con il Covid 19;
  • gli eventuali meccanismi premianti che vengono pensati per i contribuenti più virtuosi.

Dichiarazione dei redditi, i termini di prescrizione

A determinare quali siano i termini di prescrizione della dichiarazione dei redditi ci hanno pensato l’articolo 43 del Dpr n. 600/73 e l’articolo 57 del Dpr n. 633/72, che si concentrano rispettivamente sulle imposte sui redditi e sull’Iva. Volendo sintetizzare al massimo, i termini di prescrizione di distinguono tra dichiarazioni presentate e omesse:

  • dichiarazione presentata: il termine di prescrizione scatta dal 31 dicembre del quinto anno successivo;
  • dichiarazione omessa: il termine di prescrizione parte dal 31 dicembre del settimo anno successivo.

Cosa significa tutto questo in termini pratici? Nel caso in cui la dichiarazione dei redditi o la dichiarazione Iva siano state regolarmente presentate, l’Agenzia delle Entrate ha un tempo massimo di cinque anni per inviare un qualsiasi avviso di accertamento. Se, invece, la documentazione non è stata presentata, il termine di prescrizione viene esteso a sette anni.

I tempi si allungano ulteriormente nel caso in cui dovesse essere stata presentata una dichiarazione integrativa.

La prescrizione per il 2024

Per quali annualità entra in vigore al prescrizione nel 2024? Seguendo le indicazioni che abbiamo fornito al paragrafo precedente, da quest’anno i contribuenti non si devono più preoccupare:

  • del periodo d’imposta 2018: nel caso in cui la dichiarazione dei redditi sia stata presentata nei nei tempi previsti dalla normativa nel 2019. Il termine ordinario scade il 31 dicembre 2024;
  • del periodo d’imposta 2016: in questo caso ci riferiamo alla dichiarazione dei redditi omessa, il cui termine ordinario scade il 31 dicembre 2024.

Quelle che abbiamo visto rappresentano le scadenze ordinarie, che vengono stabilite direttamente dalla normativa. Nel corso degli anni sono intervenute alcune proroghe straordinarie e ci sono state alcune riduzioni di termini per alcuni contribuenti.

La proroga straordinaria di 85 giorni per la dichiarazione dei redditi

Oltre ai termini ordinari nei quali la dichiarazione dei redditi va in prescrizione, è necessario prendere in considerazione la proroga di 85 giorni che è stata introdotta a seguito dello scoppio della pandemia Covid 19, L’emergenza sanitaria ha, di fatto, contribuito a sospendere completamente tutte le attività di accertamento nel periodo compreso tra l’8 marzo ed il 31 maggio 2020 (a prevederlo era l’articolo 67, comma 1, del Decreto Legge n. 18/2020).

Questa situazione ha fatto in modo che si venisse a generare una proroga di 85 giorni, che si va ad applicare ai termini di prescrizione in scadenza: il termine ordinario del 31 dicembre 2024 viene spostato al 26 maggio 2025.

Le controversie in corso

La proroga dei termini di prescrizione di 85 giorni ha aperto un dibattito interpretativo tra i diversi uffici tributari:

  • secondo l’Agenzia delle Entrate la proroga deve essere applicata a tutti i termini successivi;
  • alcune Corti Tributarie ritengono che non debba essere applicato il cosiddetto effetto a cascata. Secondo la loro interpretazione, infatti, la sospensione determinata dall’emergenza sanitaria non può influenzare anche gli anni successivi.

Il dibattito si è sviluppato in modo tale che la questione è finita sulla scrivania dei giudici della Corte Costituzionale, che, a questo punto, dovranno chiarire la situazione con una sentenza ad hoc.

Il concordato preventivo biennale e il ravvedimento

Alcune proroghe ai termini di prescrizione sono state introdotte per i soggetti che hanno deciso di aderire al concordato preventivo biennale e al relativo ravvedimento speciale, che dovranno stare attenti alle seguenti scadenze:

  • per chi ha aderito al concordato preventivo biennale (soggetti Isa): la scadenza è stata prorogata dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025;
  • per chi ha aderito al ravvedimento speciale, la prescrizione per i periodi d’imposta 2018, 2019, 2020 e 2021 è stata prorogata al 31 dicembre 2027.

Le proroghe che abbiamo appena visto sono state introdotte con uno scopo ben preciso: fare in modo che i contribuenti abbiano una maggiore flessibilità e, soprattutto, per stimolare l’adesione spontanea agli obblighi fiscali.

La prescrizione per i contribuenti virtuosi

Il discorso cambia per i contribuenti virtuosi. I tempi previsti per effettuare i controlli della dichiarazione dei termini vengono ridotti nel caso in cui i diretti interessati rientrino in una delle seguenti casistiche.

Chi rispetta gli Isa

Uno degli obiettivi degli Indici Sintetici di Affidabilità (Isa) è quello di premiare i contribuenti più virtuosi, che beneficiano di termini di accertamento più brevi. Nel caso in cui l’Isa dovesse raggiungere un valore pari o superiore a 8 i termini si riducono di un anno.

Questa riduzione, però, coinvolge unicamente i redditi da lavoro autonomo o d’impresa. Perché la riduzione abbia realmente valore è necessario che il modello Isa venga applicato in modo fedele.

Fatture elettroniche e tracciabilità dei pagamenti

Alcune agevolazioni sono previste per i soggetti che:

  • riescono a documentare qualsiasi operazione attraverso la fattura elettronica;
  • per i pagamenti superiori a 500 euro che utilizzano dei mezzi di pagamenti tracciabili.

Quanti dovessero rispettare questi requisiti si vedono ridurre i termini di prescrizione a due anni.

In sintesi

La dichiarazione dei redditi va tranquillamente in prescrizione. Nel caso in cui venga presentata i termini per i controlli decadono dopo cinque anni. Nel caso in cui, invece, non sia stata presentata proprio per niente gli anni diventano sette.

Attenzione, però, alla proroga prevista per la pandemia Covid 19, che ha posticipato i termini della prescrizione di 85 giorni.