Bonus Renzi 2024: come funziona e chi ha diritto di riceverlo quest’anno in busta paga

Anche nel 2024 i lavoratori hanno diritto di ricevere direttamente in busta paga il bonus Renzi. Ecco a quanto ammonta e chi lo può ricevere

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Il trattamento integrativo è un importo che i lavoratori dipendenti ricevono direttamente nella busta paga, che si va ad aggiungere alla normale retribuzione. Viene riconosciuto unicamente se sussistono alcuni requisiti reddituali. Questo particolare contributo è stato riconosciuto anche per il 2024.

La platea dei potenziali beneficiari del trattamento integrativo – meglio noto come bonus Renzi o bonus 100 euro – è rimasta sostanzialmente immutata. I limiti di reddito per poter beneficiare di questa misura sono rimasti invariati rispetto al 2023. Sono state apportate delle modifiche, invece, alle regole di calcolo, in modo da potersi adeguare alle nuove aliquote Irpef che sono state introdotte dalla Legge di Bilancio 2024.

Ricordiamo che uno degli elementi cruciali per accedere a questa agevolazione è il reddito del dipendente. Possono trovare direttamente in busta paga il bonus Renzi i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro. Discorso diverso per quanti hanno un reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro, i quali ne possono beneficiare in maniera parziale. L’obiettivo di questa suddivisione in base al reddito è quello di concentrare principalmente i benefici su una fascia specifica di dipendenti, ossia quelli che si ritrovano in determinate condizioni economiche.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo chi può accedere al bonus Renzi nel 2024.

Trattamento integrativo (o bonus Renzi): di cosa si tratta

Il bonus Renzi – o trattamento integrativo che dir si voglia – viene erogato fino ad un importo massimo pari a 1.200 euro ogni anno. Ne possono usufruire i lavoratori dipendenti ed assimilati. L’erogazione del contributo è a carico dello Stato, anche se viene anticipato direttamente dal datore di lavoro. Proprio questi ultimi provvedono a riconoscere, direttamente in busta paga, una somma massima pari a 100 euro al mese.

Il trattamento integrativo viene riconosciuto a quanti non superino un reddito lordo pari a 28.000, anche se vengono applicati alcuni limiti:

  • fino ad un reddito massimo di 15.000 euro, i lavoratori ne possono beneficiare in misura piena;
  • se il reddito è compreso tra 15.001 e 28.000 euro, i dipendenti ne hanno diritto in misura parziale. L’importo è calibrato in base alle detrazioni fiscali che spettano;
  • i lavoratori con un reddito superiore a 28.000 euro non vi possono accedere.

A regolamentare il trattamento integrativo è stato il Decreto Cura Italia, introdotto nel 2020. Nel corso degli anni l’importo del bonus Renzi ha subito diverse modifiche, passando dagli iniziali 80 euro a 100 euro mensili.

Le novità introdotte con la Legge di Bilancio 2024

A modificare ulteriormente il bonus 100 euro è stata la Legge di Bilancio 2024, che ha determinato l’ammontare del contributo in base al reddito. Sostanzialmente i dipendenti hanno diritto a percepire:

  • con un reddito fino a 15.000 euro: 100 euro al mese per un massimo di dodici mensilità. Complessivamente il contributo è pari a 1.200 euro all’anno;
  • con un reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro: il bonus Renzi spetta unicamente se le detrazioni superano l’imposta dovuta. L’ammontare del contributo è determinato dalla differenza che intercorre tra le detrazioni e l’imposta dovuta, fino ad un importo massimo pari a 1.200 euro;
  • oltre i 28.001 euro: non spetta alcun trattamento integrativo.

I potenziali beneficiari

Rispetto al passato, nel 2024 la platea dei beneficiari del bonus Renzi rimane immutata. Il trattamento integrativo, in estrema sintesi, viene erogato per fornire un supporto economico ad alcune categorie di lavoratori dipendenti o percettori di reddito assimilato. Tra questi rientrano:

  • i soci lavoratori impiegati nelle cooperative;
  • quanti sono in cassa integrazione e che stanno percependo le seguenti indennità: CIG ordinaria, CIG straordinaria, CIG in deroga, assegno ordinario ed assegno di solidarietà;
  • i collaboratori che hanno sottoscritto un contratto a progetto o co.co.co.;
  • i tirocinanti e gli stagisti;
  • quanti stanno percependo una borsa di studio, un assegno un premio per studio;
  • quanti stiano svolgendo dei lavoratori socialmente utili;
  • i sacerdoti;
  • i disoccupati che stanno percependo le indennità NASpI e DIS-COLL;
  • i disoccupati agricoli;
  • le lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio e i lavoratori in congedo di paternità;
  • i revisori di società;
  • gli amministratori comunali;
  • i lavoratori della Pubblica Amministrazione.

Il bonus Renzi non spetta ai pensionati e ai lavoratori autonomi. Non vi possono accedere nemmeno gli incapienti, ossia quei contribuenti i cui requisiti non soddisfano i minimi di reddito.

Il trattamento integrativo per chi è in pensione: la particolarità

Abbiamo accennato che quanti sono in pensione non hanno diritto a percepire il trattamento integrativo. A questa regola generale, però, c’è un’eccezione, che è costituita dai pensionati lavoratori. Quanti stanno percependo un assegno previdenziale e, allo stesso tempo stiano lavorando, possono continuare ad accedere al bonus Renzi, purché l’attività lavorativa sia svolta come dipendente. Questa situazione si viene a verificare perché la pensione percepita, sostanzialmente, non rientra nel reddito limite necessario per continuare a percepire il contributo.

Anche in questo caso, ad ogni modo, è necessario prendere in considerazione il limite di reddito per poter beneficiare del trattamento integrativo, al quale è possibile accedere pienamente solo con un reddito inferiore a 15.000 euro. Questo limite, di fatto, rende molto selettiva la possibilità di accedervi. Anche se la pensione non esclude in automatico l’accesso al bonus, è necessario che il reddito proveniente dal lavoro subordinato sia compreso tra i 15.000 e gli 8.174 euro, al di sotto dei quali si è considerati incapienti e si perde il diritto ad ottenere l’agevolazione.

Proprio questa eccezione permette anche ai pensionati che siano contestualmente dei lavoratori dipendenti di poter usufruire del trattamento integrativo. E soprattutto sottolinea una certa flessibilità nelle regole, benché i criteri di accesso continuino ad essere ancorati al reddito.

Quando viene corrisposto il bonus Renzi

Il datore di lavoro provvede ad erogare il bonus Renzi ogni mese o a fine anno. Questo significa che i lavoratori riceveranno il conguaglio a credito mensilmente o a fine anno, a seconda della scelta effettuata dall’azienda. Nel caso in cui non dovesse arrivare insieme allo stipendio, può essere percepito in sede di dichiarazione dei redditi.