Superbonus, cosa succede se non si finiscono i lavori quest’anno

Sono ancora molti i condomini che hanno aderito al Superbonus e che ancora devono essere completati

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il Superbonus 110% è al centro di una decisione pendente da parte del governo. Mentre il Ministro Giorgetti della Lega sembra determinato a non estendere la scadenza del 31 dicembre per i condomini che ancora devono completare i lavori, il partito Forza Italia invece chiede un’estensione del bonus edilizio per consentire ai condomini di portare a termine i lavori ancora in corso.

Quanti devono ancora finire i lavori

Alla fine di settembre, i cantieri nei condomini avevano raggiunto un avanzamento del 74,7%, ma rimangono ancora da completare lavori del valore di 12 miliardi di euro in 20.000 condomini. La scorsa settimana, al Senato, il partito Forza Italia ha ottenuto il via libera dell’esecutivo per un ordine del giorno nel decreto Asset, che chiede esplicitamente di prorogare di almeno tre mesi il termine di applicazione del Superbonus per i condomini che hanno già iniziato i lavori. Tuttavia, va notato che questo impegno non è vincolante.

Poiché la proroga non è stata inclusa nel recentemente approvato decreto Asset, l’opzione per estendere la misura potrebbe essere considerata nella prossima manovra finanziaria, anche se non ci sono indicazioni chiare in tal senso nella Nadef. Un’altra possibilità è che il provvedimento venga incluso in una delle leggi di conversione disponibili entro il 31 dicembre 2023.

Come si sta muovendo il governo

Il governo sta esaminando diverse soluzioni per affrontare il problema dei crediti incagliati, specialmente alla luce dei dati forniti da Ance che indicano che ci sono 350.000 famiglie in difficoltà. È importante risolvere questo problema, poiché, altrimenti, la proroga del Superbonus al 110% per i condomini risulterebbe inefficace. Al momento, sembra che l’idea di creare una piattaforma Enel X dedicata ai crediti sia stata accantonata, anche se inizialmente era stata annunciata come un mezzo per facilitare le cessioni dei crediti.

Il principale ostacolo riguarda le detrazioni Superbonus accumulate sulle spese del 2022. Una parte significativa di questi crediti, che scadono quest’anno, potrebbe non trovare un modo per essere compensata. Per coloro che detengono questi crediti, ciò potrebbe comportare che diventino inutilizzabili, e se l’importo non compensato fosse rilevante, ciò potrebbe portare a Eurostat a classificarlo come un deficit da scaricare sugli anni futuri, il che comporterebbe delle complicazioni, come riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera.

Rischio di crescita del debito pubblico nel 2024

Nel 2024, l’indebitamento netto aumenterebbe almeno di 0,3 punti di Pil, e lo stesso scenario si prospetta per il 2025 e il 2026, il che allontana ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi di risanamento e riduzione del debito pubblico. Durante un’audizione sulla Nadef, il Ministro Giorgetti ha risposto a sollecitazioni da parte dei parlamentari riguardo al tema dei cittadini che rischiano di perdere i crediti legati ai bonus edilizi, ma si è limitato a dichiarare: “Mi rendo conto che è un tema”.

Su richiesta del governo, Poste Italiane ha ripreso a comprare i crediti relativi ai bonus edilizi a partire dal 3 ottobre, ma con alcune restrizioni. L’acquisto è limitato a un massimo di 50.000 euro e riguarda solo le prime cessioni, direttamente dai beneficiari. Inoltre, Poste acquista esclusivamente i crediti con scadenza nel 2024 e negli anni successivi, non quelli che scadono nel 2023 e sono relativi alle spese del 2022, di cui parte non è ancora stata comunicata all’Agenzia delle Entrate. Coloro che non saranno in grado di cedere i crediti per i lavori effettuati nel 2022 con il bonus edilizio entro il 30 novembre 2023 rischiano di perderli definitivamente.

Per mitigare questa situazione, i contribuenti hanno la possibilità di utilizzare la “remissione in bonis”, che consente loro di continuare a vendere i crediti d’imposta. Questa procedura implica la comunicazione delle cessioni dei crediti e degli sconti in fattura relativi alle spese del 2022 entro la fine di novembre, a fronte di una sanzione di 250 euro per ogni operazione di compravendita.