Il Senato approva il decreto sul Superbonus con il voto di fiducia e il testo passa ora alla Camera. Dopo il via libera in commissione, l’Aula semideserta di Palazzo Madama ha detto sì con 101 voti favorevoli, 64 contrari e nessun astenuto al provvedimento con la stretta al bonus edilizio, che prevede di spalmare i crediti d’imposta su 10 anni e il rimborso ridotto al 30% a partire dal 2028 per il Bonus ristrutturazione. Rimane alta la tensione in maggioranza per le forti riserve manifestate da Forza Italia sull’emendamento del Governo e l’Associazione delle banche non nasconde i timori sulla norma.
Il voto al Senato sul Superbonus
Nonostante l’astensione di Fi in Commissione finanze, in Aula il partito del vicepremier Antonio Tajani non ha potuto esimersi sulla fiducia chiesta sul decreto: “Sul Superbonus continuiamo ad avere molte perplessità e siamo contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva, in qualsiasi settore – ha dichiarato il ministro degli Esteri-. È una questione di principio. Non rinunciamo alla difesa dei nostri principi. Detto questo, per un emendamento che non condividiamo non viene assolutamente meno la fiducia nel governo. Abbiamo votato e lo faremo sempre la fiducia a questo governo di cui siamo parte protagonista ma continueremo sempre a dire quello che pensiamo con grande trasparenza e lealtà”.
“Qualche considerazione sul metodo di questo provvedimento. Non è stato facile – ha affermato il senatore della Lega Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, nel corso delle dichiarazioni di voto in Aula -. Perché il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull’emendamento governativo ma ha anche votato con l’opposizione. Nonostante l’atteggiamento di Forza Italia l’emendamento è stato approvato e i lavori si sono chiusi in maniera ordinata con il mandato al relatore a Salvitti”.
“Siamo al redde rationem”, ha dichiarato dall’opposizione il leader di Azione, Carlo Calenda, definendo il provvedimento come “il più folle”, il “più iniquo” e il “più di destra mai fatto nella storia repubblicana”. Il senatore ribadisce la sua contrarietà all’idea “che si possano spendere circa 160 miliardi di euro per dare soldi a tutti, in piccola parte a chi ne ha bisogno e in enorme porzione a chi non ne ha bisogno”.
“Ho ascoltato pregevoli riflessioni tecniche. Io mi limito a quelle politiche” ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha permesso l’approvazione dell’emendamento in Commissione finanze. “A una misura sbagliata date una risposta inadeguata – ha affermato durante la dichiarazione di voto – Siete il governo delle tasse. Dopo il voto in Commissione, in cui grazie al nostro sostegno si è impedito di alzare la sugar tax, ci hanno accusato di essere a favore a questo governo. Lo dico qui: noi siamo contro, non votiamo la fiducia a questo governo”.
L’allarme delle banche
La stretta del Governo sul Superbonus suscita preoccupazione da parte delle banche a causa del divieto di compensare i crediti di imposta relativi ai bonus edilizi con i contributi previdenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Per questo l’Abi ha chiesto dei correttivi sul testo.
“Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti e quindi siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché dice che quelli già comprati dal primo gennaio non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione banche italiane, Antonio Patuelli, il quale ha sottolineato come il calcolo delle ripercussioni sul sistema bancario “non è fattibile perché non è una norma piana ma piena di combinati disposti che abbiamo cercato come Abi con le banche di analizzare, abbiamo fatto delle valutazioni ma i combinato disposti sono sabbie mobili”.
Secondo quanto reso noto da Enea, al 30 aprile 2024 sale a 122,643 miliardi di euro (122,24 miliardi al 31 marzo) l’onere a carico dello Stato per il Superbonus relativo alle detrazioni maturate per i lavori conclusi.
Ammonta a 117,588 miliardi il totale degli investimenti ammessi a detrazione e a 112,025 miliardi il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione.