Assegno unico, lettera d’infrazione dall’Ue: cosa rischia l’Italia

Dalla Commissione europea arriva un'altra lettera relativa alla procedura d'infrazione contro l'Italia sull'assegno unico, che violerebbe le norme comunitarie.

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

La Commissione europea contesta all’Italia la normativa sull’assegno unico e universale per i figli a carico. Bruxelles ha inviato a Roma una lettera motivando l’avanzamento della procedura d’infrazione aperta già a febbraio con un’altra missiva spedita al Governo. Da quanto si legge, la misura introdotta nel marzo del 2022 “viola il diritto dell’Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo, il che si qualifica come discriminazione”, e per questo l’Italia ha due mesi per modificare la legge.

La procedura d’infrazione

L’Esecutivo Meloni aveva replicato a giugno ai rilievi sollevati da Bruxelles nella prima lettera d’infrazione, ma la risposta non era stata ritenuta sufficiente.

“Il presente parere motivato – scrivono dall’Ue nell’ultima comunicazione – fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023 a cui l’Italia ha risposto nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente le sue preoccupazioni e ha deciso di inviare un parere motivato”.

Secondo la Commissione il Dlgs 230/2021, attuativo della legge delega 46/2021, che regola sull’assegno unico, sarebbe in contrasto con le norme europee sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori, in quanto permette di accedere al beneficio “soltanto a persone che risiedono in Italia da almeno due anni e solo se vivono all’interno della stessa famiglia dei loro figli”.

Come spiegato ancora da Bruxelles, “il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari”.

L’Italia ha dunque due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie per conformarsi al diritto dell’Unione europea. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Ue.

I numeri sull’assegno unico

Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio dell’Inps, tra gennaio e settembre di quest’anno l’assegno unico universale è stato ricevuto per almeno una mensilità da 6.308.756 famiglie, in corrispondenza di un ammontare di 9.847.719 e un finanziamento totale di 13,416 miliardi di euro. Mentre sono stati in medi 5.907.598 i nuclei familiari che hanno ottenuto l’assegno ogni mese.

L’importo medio versato nel 2023 agli aventi diritto senza reddito di cittadinanza è pari a 256 euro al mese, 161 euro per figlio.

Per ogni figlio le famiglie con una fascia Isee fino a 16.125 euro (oltre 4,14 milioni di figli) hanno percepito mediamente 214 euro, mentre quelle con Isee oltre la soglia di 43.240 euro hanno ottenuto 53 euro (54 nel caso di Isee non presentato) (qui la guida di QuiFinanza per non perdere l’assegno unico).

Secondo i dati dell’Inps, nel solo mese di settembre sono stati 5.846.269 i nuclei familiari ad aver ricevuto il sostegno, per una spesa pari a 1,466 miliardi di euro: l’importo medio è stato di 254 euro, ma se si osservano gli estremi della rilevazione le famiglie con un figlio (circa 2,9 milioni) hanno percepito 140 euro, mentre per quelle con oltre sei figli (3.543 di casi) di 1.818 euro.

In mezzo ci sono 2,17 milioni di nuclei familiari con due figli che hanno potuto contare su un assegno medio di 306 euro al mese. Per le 414.621 famiglie composte da genitori e tre figli, l’importo medio dell’aiuto è stato invece di 606 euro (qui abbiamo spiegato cosa cambia sull’assegno unico nel 2024).