Trump dialoga con l’Ue per i dazi, qual è il ruolo dell’Italia

Nel riavvio dei negoziati sui dazi tra Usa e Ue, l’Italia prova a ritagliarsi uno spazio di mediazione in una fase dominata da instabilità energetica e trasformazioni geopolitiche globali

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 28 Maggio 2025 08:58

Le parole di Donald Trump, come lui stesso ci ha abituato, sono ormai un promemoria strategico. Il fatto che Bruxelles abbia chiesto di incontrare Washington è la conferma che l’Europa sa che senza un’intesa con gli Stati Uniti il proprio spazio economico potrebbe risultare vulnerabile.

L’annuncio della Casa Bianca nasconde un dato essenziale: l’Unione Europea ha urgenza di rientrare in un perimetro negoziale che eviti nuove ritorsioni doganali, mentre gli Stati Uniti, tornati centrali anche sul piano energetico, si trovano in una posizione di forza.

In questo quadro, l’Italia tenta di proporsi come interlocutore credibile su entrambi i fronti: mantenendo il piede dentro l’architettura comunitaria, ma cercando anche un canale diretto con Washington, soprattutto su dossier energetici e industriali.

A pochi mesi da potenziali nuove misure tariffarie, la diplomazia europea lavora a ritmo accelerato: in gioco non c’è solo il commercio, ma l’equilibrio strategico di un continente che rischia di trovarsi schiacciato fra la pressione americana e la competizione cinese. I colloqui sui dazi diventano l’espressione superficiale di un confronto molto più profondo: quello sulla capacità dell’Europa di esistere come soggetto geopolitico autonomo.

Verso una roadmap diplomatica: le prossime tappe dei negoziati Ue Usa

Secondo fonti Ue, il primo appuntamento utile per un confronto ad alto livello è il vertice ministeriale dell’Ocse a Parigi (3-4 giugno), dove partecipano anche Stati Uniti e Commissione europea. Questa è un’occasione per preparare i colloqui più decisivi di giugno, fra cui il G7 in Canada di metà mese (con la presenza annunciata di Ursula von der Leyen e del premier portoghese Antonio Costa accanto a Trump) e infine il summit Nato all’Aia (24-25 giugno) e il successivo Consiglio europeo.

Bruxelles (che vuole arrivare ai negoziati sulla stessa linea dell’Inghilterra) insiste che un faccia a faccia con Trump avrà senso solo con un pacchetto di soluzione già pronto, e finora la strategia Ue è quella di studiare con calma le contromosse senza dichiarazioni propagandistiche.

La Commissione ha chiesto alle grandi imprese europee di dettagliare i propri piani di investimento negli Stati Uniti, per stimare le perdite a Washington in caso di rottura. Uno di questi è sicuramente Stellantis, che ha deciso di spostare parte della produzione negli Usa. I funzionari europei lavorano quindi “con dialogo e schiena dritta” su una risposta comune, come richiesto dal governo italiano, puntando a non alimentare ulteriori tensioni.

L’Italia tra Bruxelles e Washington: il doppio fronte di Meloni

Nel gioco delle relazioni transatlantiche, l’Italia cerca di costruirsi una posizione intermedia, consapevole dei propri limiti ma anche della propria utilità. Meloni dialoga con Ursula von der Leyen, certo, ma tenta anche un avvicinamento diretto a Washington, laddove si prendono decisioni che contano davvero. La premier sa che l’Italia da sola non può influenzare i grandi equilibri, ma può diventare funzionale a chi li muove.

Sul piano energetico, rilancia vecchie direttrici nazionali: centrali nucleari, contratti di lungo termine, rifiuto del Green Deal in chiave troppo ideologica. Una strategia che punta a rassicurare il mondo produttivo interno e ad allinearsi, almeno in parte, alla postura americana. Sui dazi, chiede meno regole interne europee e più dialogo con gli Stati Uniti, come se potesse esserci un’intesa bilaterale all’interno di un contesto multilaterale.

Ma tutto questo è strumentale: l’obiettivo non è la rimozione dei dazi in quanto tale, quanto piuttosto la riaffermazione dell’Italia come attore utile in uno scontro più ampio, in cui la posta in gioco è la ridefinizione delle gerarchie economiche occidentali. In questo senso, Roma cerca un ruolo da mediatore strategico, tra un’Europa spesso lenta e divisa e un’America che detta tempi e condizioni.

Energia, dazi e Green Deal: la strategia economica del governo italiano

Meloni ha posto l’energia al centro della politica industriale. Dopo mesi di rincari, l’obiettivo è offrire stabilità ai settori produttivi, puntando su diversificazione, nucleare e contratti di lungo termine. Al contempo, la critica al Green Deal si lega alla volontà di rinegoziare regole e obiettivi ambientali in modo da favorire un equilibrio tra transizione ecologica e competitività industriale. Le sinergie tra politica energetica e commerciale diventano quindi cruciali se l’Italia vuole giocare un ruolo da protagonista anche nel confronto con gli Stati Uniti.

Dazi e geopolitica: cosa c’è in gioco nel nuovo asse transatlantico

Dal punto di vista geopolitico, un’intesa commerciale rafforzerebbe l’asse atlantico nel momento in cui Ue e Usa fronteggiano sfide comuni, come la competizione con la Cina o la crisi energetica post-pandemica, fino al sostegno all’Ucraina.

Viceversa, un’escalation tariffaria potrebbe innescare ritorsioni settoriali da entrambe le parti e alimentare una spirale di tensioni proprio quando l’Europa cerca di diversificare forniture e mercati (ad esempio guardando al Gnl americano o ad altri partner strategici).