La Russia taglia le forniture di gas all’Italia: quali conseguenze

Putin prosegue la sua guerra energetica all'Occidente con un ulteriore colpo di scure sui flussi verso Ue e Italia. E intanto il prezzo del gas naturale vola. Cosa fare?

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La guerra in Ucraina ci ha tristemente abituati a lampi improvvisi, soprattutto in campo militare certo, ma anche in altri ambiti come l’economia e l’energia. Proprio in quest’ultimo settore si è registrato l’ultimo, inaspettato innalzamento di tensione da parte della Russia.

Gazprom ha infatti deciso di tagliare le forniture di gas all’Europa e in particolare all’Italia, contribuendo a infliggere nuove sofferenze al mercato e, di conseguenza, a famiglie e imprese.

La decisione improvvisa di Gazprom: quanto gas perdiamo

A comunicare la nuova mannaia sui flussi energetici verso il nostro Paese è stata Eni. L’azienda “ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi, pari a circa il 15%, dal proprio fornitore russo relativamente all’approvvigionamento gas verso l’Italia. Eni continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti”.

Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha tuttavia sottolineato l’assenza di criticità: “L’andamento dei flussi di gas è costantemente monitorato in collaborazione con gli operatori”.

La “rappresaglia” del Cremlino non è però finita qui: Gazprom ha poi annunciato che interromperà il funzionamento di un’altra turbina lungo il gasdotto Nord Stream 1, riducendo il volume delle forniture di gas a 67 milioni di metri cubi al giorno. Parliamo insomma del taglio di un ulteriore 33%, dopo la prima riduzione del 40% dei volumi di gas inviati verso l’Ue attraverso il gasdotto tra Russia e Germania annunciata martedì. Secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass, il gigante russo del gas afferma di dover interrompere il funzionamento della turbina a causa della fine del periodo di revisione prima della manutenzione completa.

Perché la Russia ha tagliato i flussi di gas

Le ragioni della decisione russa non sono state ufficializzate. Già l’annuncio di martedì, però, era stato motivato citando le sanzioni Ue alla Russia che, secondo la versione fornita da Mosca, avrebbero rallentato la riparazione e il ritorno di alcune componenti del compressore Baltic Portovaya. Quella del gigante russo “una strategia che mira a perturbare e far alzare i prezzi”, ha dichiarato in una nota il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck.

Il taglio delle forniture sarebbe insomma l’ultimo capitolo della “vendetta” di Putin contro un Occidente “reo” di sostenere l’Ucraina. Ne è convinta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita a Israele per “rafforzare la cooperazione energetica” con il Paese ebraico allo scopo di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.

Vola il prezzo del gas

Le comunicazioni di Gazprom e la tensione crescente sui mercati, come sempre, hanno pesato sui risultati delle Borse mondiali, in particolare europee.

Sulla piazza di Amsterdam, ad esempio, il prezzo del gas naturale ha registrato un forte rialzo. I contratti futures sul mese di luglio sono saliti del 24% a 120,33 euro al MWh, ritornando ai livelli del 30 marzo. In crescita del 31,15% le quotazioni del metano a Londra.

Cosa faranno Italia ed Europa

A questo proposito, oltre a Israele, l’Unione europea punta (almeno nell’immediato) sull’approvvigionamento di gas naturale liquefatto via Egitto. L’impegno e l’attenzione di Bruxelles sono però orientati alla costruzione del gasdotto EastMed del Mediterraneo orientale.

E l’Italia? Gli accordi con altri Paesi per le forniture energetiche sono in via di definizione, ma bisogna far presto. Grazie agli interventi del Governo, quali la rigassificazione, siamo giunti a una giacenza di circa 9,5 miliardi di metri cubi, pari a circa il 52% della capacità complessiva.

Entro fine settembre bisogna però arrivare al 90% “per avere la sufficiente disponibilità per i consumi domestici e industriali del prossimo inverno”, ha spiegato il presidente di Arera, Stefano Besseghini, durante un’audizione in Senato in commissione Industria.